mercoledì 12 gennaio 2011

MORIA TORTORE, WWF: URGENTE ACCELERARE LE ANALISI PER SCONGIURARE RISCHIO TOSSICOLOGICO

Da una settimana le guardie del volontarie venatorie del WWF hanno seguito con particolare attenzione la vicenda dell’inspiegabile morte di migliaia di esemplari di tortore dal collare nella zona di Faenza, in prossimità di un sito industriale agroalimentare.

Grazie al Coordinamento con la Polizia Provinciale le stesse Guardie hanno potuto essere sul posto giusto al momento giusto. Secondo le testimonianze di alcuni cittadini che vivono nell’area tale fenomeno è già accaduto in anni passati e, malgrado le loro proteste presso il Comune e la ASL, non vi è stato alcun seguito.

Ad oggi, soltanto quelle raccolte dal WWF, sono state circa 1.000. Gli animali sono stati tutti ritrovati entro un raggio di 150 m dai confini di un'impresa agroalimentare di Faenza, lungo 3 lati del perimetro aziendale. Non più di una cinquantina, invece, sono state quelle raccolte vive che, per la maggior parte, sono state prontamente consegnate al Centro Recupero Fauna Selvatica di Modena “Il Pettirosso”. Purtroppo, malgrado le cure prestate, la maggioranza di esse sono comunque decedute per il quadro clinico irrimediabilmente compromesso. Una parte degli animali morti sono stati consegnati all’ASL competente che,con non poca reticenza, ha accettato di verificare le cause che hanno comportato una simile e improvvisa moria di una sola specie animale.

La presenza di un locale Centro Recupero Animali Selvatici efficiente e preparato ad aiutare nelle indagini in casi del genere avrebbe potuto segnalare, negli anni passati, un tale gravissimo problema. 

LE IPOTESI

Tutti questi elementi portano il WWF a considerare che si tratti di un caso sino ad oggi sottovalutato e fatto emergere più dal tam tam sul web da parte di cittadini e volontari, anche sulla scia di simili episodi negli USA, che da parte delle nostre istituzioni. Il decorso post ricovero, la quantità impressionante di capi concentrati nei pressi dello stabilimento, la concentrazione spazio/temporale dei decessi disegnano per il WWF un quadro compatibile con un avvelenamento acuto da sostanza tossica. Risibile invece l'ipotesi di indigestione: in questo caso vi sarebbero stati ritrovamenti di tortore morte anche nei pressi dei campi di girasole mentre ciò non è ad oggi mai accaduto. Le tortore morirebbero, se così fosse, anche nei casi in cui, in cattività, fossero sovralimentate ma questo, normalmente, accade, soprattutto considerando il brevissimo periodo. A conferma di un forte sospetto sull’ipotesi tossicologica il WWF segnala la necrosi rapidissima di fegato e reni che ha colpito questi animali mentre i semi erano ancora nel gozzo e non erano ancora scesi nell'esofago, come hanno mostrato alcuni primi accertamenti su animali morti.

NESSUNA CONFERMA DAI LABORATORI

A distanza di una settimana, comunque, non esiste ancora alcuna ipotesi sicura. Si sono avanzate supposizioni sul semplice ritrovamento di virus appartenenti al ceppo dei Paramyxovirus, assolutamente tipici dei columbiformi, in essi diffusissimi e causa di morte in casi rarissimi, con un quadro sintomatico assolutamente differente. 

ACCELERARE LE ANALISI

Per il WWF è urgente accertare come un’eventuale sostanza tossica di tale pericolosità possa essere presente in un impianto a destinazione in parte agroalimentare e, in parte di incenerimento e produzione energia da fonte rinnovabile, dall'altro. Entrambi tali aspetti avrebbero dovuto, di fronte all'evidenza ed alla dimensione del fenomeno, allarmare sia ARPA – Distretto di Faenza, sia il Servizio Veterinario dell'AUSL di Ravenna che, invece, hanno rifiutato di intervenire in merito, limitandosi ad inviare n° 4 esemplari deceduti all'istituto Zooprofilattico e, soltanto dopo l'evidenza sui media nazionali del fenomeno, a prendere in carico le carcasse degli animali raccolte dai volontari del WWF.

Il WWF insiste sul fatto che si debbano sviluppare corrette e puntali indagini e premere l’acceleratore sulle analisi perché si accerti se ci troviamo di fronte ad un rischio anche per la filiera alimentare umana. E’ urgente chiudere in tempi brevi e non fra settimane o mesi anche per dare garanzie alla stessa opinione pubblica che chiede dalle nostre istituzioni la garanzia di una tutela della salute e del consumatore e un’opportuna tutela di tutte le altre specie viventi, vittime troppo spesso di simili eventi a cui si da poco peso.

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