Roberto Messina |
“Vergogna! Se quanto emerso dalle indagini sarà confermato, auspichiamo che certe aziende che lucrano sulla pelle dei malati siano chiuse per sempre”. Così il presidente di FederAnziani, Roberto Messina, commenta lo scandalo dei ferri chirurgici ossidati e non a norma, che ha coinvolto sette imprenditori e 16 ospedali.
Sul capitolato di gara per la fornitura agli ospedali di contenitori per strumenti chirurgici c’era scritto: acciaio “inossidabile”. Peccato che quelle scatole prodotte in Turchia così “inossidabili” non fossero, dato che la ruggine ne ricamava spesso i bordi e non potevano quindi garantire la sterilizzazione. La Guardia di Finanza di Belluno ne ha scoperte a centinaia in giro per mezza Italia, chiudendo un’operazione che ha coinvolto 16 ospedali, e denunciando per frode in pubbliche forniture sette imprenditori.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura bellunese, era stata avviata a novembre scorso dopo una segnalazione dell’ospedale San Martino. La direzione medica aveva notato in un gruppo operatorio che alcuni contenitori per la sterilizzazione non avevano il marchio “Ce” e non si chiudevano ermeticamente.
Eppure in fase di gara erano state proposte scatole perfette; nella realtà circa il 95% dei contenitori non erano a norma. È stato così scoperto che nelle sale operatorie entravano contenitori per ferri chirurgici, definiti dispositivi di “Classe I”, incapaci di garantire la sterilizzazione per le malformazioni e i difetti che presentavano. Le Fiamme Gialle hanno subito individuato il fornitore delle scatole, un’azienda di Reggio Emilia, nella quale è stata sequestrata una partita degli stessi prodotti privi del marchio “Ce”. Gli investigatori sono risaliti sul territorio nazionale a tutti gli altri clienti (strutture ospedaliere pubbliche e private, altri distributori) ai quali la società emiliana importatrice aveva a sua volta ceduto i prodotti.
L’indagine, sviluppata nelle province di Belluno, Padova, Milano, Mantova, Pavia, Lodi, Pordenone, Bologna, Reggio Emilia, Forlì-Cesena, Fermo, Ancona, Macerata, Lucca, Massa Carrara e Roma, ha evidenziato che solo il 5% dei contenitori esaminati riportava la regolare marcatura, mentre la restante merce non era conforme alla normativa del Ministero della Salute.
Molte delle scatole per ferri chirurgici non chiudevano ermeticamente, o avevano parti ossidate o corrose. Evidenti il pericolo di contaminazione ed infezioni per i pazienti e per il personale sanitario, a contatto con strumentazione chirurgica non sterilizzata.
Ventuno in totale le perquisizioni, 16 in ospedali e Asl, che hanno portato al sequestro di 234 contenitori non a norma. Sette persone – i titolari delle ditte con sede in Reggio Emilia, Padova, Bologna, Fermo e Roma che hanno fornito in appalto i materiali difettosi alle strutture ospedaliere ed un rappresentante di commercio – sono state denunciate all’autorità giudiziaria per il reato di frode nelle pubbliche forniture. Sino a questo momento non si segnalano casi di contaminazione.
Fonte: www.sanitaincifre.it
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