La festa della Befana nasce come celebrazione pagana del femminile e della fertilità, Madre Natura. A gennaio, “ormai vecchia e rinsecchita, era destinata a morire per poi rinascere giovane e bella”. Nel tempo, l’elemento della bruttezza diede ambivalenza a questa festa, esaltandone anche l’elemento misogino della stregoneria.
Non pare sia facile scrollarsi anche oggi da questa ambivalenza. In nessuna società al mondo. Ricerca fatta nella Tanzania rurale, ci ricorda l’economista Esther Duflo del prestigioso MIT di Boston, mostra come durante periodi di raccolti cattivi con poco cibo l’omicidio di “streghe” (quasi sempre vecchie donne) è due volte più probabile che in anni di raccolto normale. E’ anche vero che le cose possono cambiare. Con la crescita economica si sono sviluppati strumenti per ridurre l’impatto dei periodi dei cattivi raccolti. In Sudafrica, alla fine del periodo di apartheid nei primi anni novanta furono introdotti programmi pensionistici per tutti (prima erano riservati solo ai bianchi). Da allora l’uccisione di “streghe” è drasticamente diminuita. Ma c’è di più. La Duflo ha mostrato che le ragazze che vivono con una nonna che ora riceve una pensione pesano di più rispetto alle ragazze con una nonna che non riceve ancora la pensione e soprattutto che raggiungono un’altezza maggiore a causa del migliore nutrimento. Al contrario questi effetti non si trovano se la pensione è ricevuta da un uomo.
Ci sono due storie in una, in questi esempi. Lo sviluppo economico aiuta le donne ad ottenere più diritti (non essere uccise come streghe) e maggiori diritti alle donne permettono maggiore sviluppo per l’economia (l’altezza delle bambine).
La Duflo è anche attenta a non idealizzare questa relazione: aiutare le donne, sostiene, spesso sposta le preferenze sociali verso quanto da esse desiderato. A volte ciò si rivela ottimo per la società, a volte inutile. Per esempio, dare più potere politico alle donne nei comuni mostra come le gare di appalto si spostino dalle “strade” al “miglioramento della qualità dell’acqua”. Anche quando poi si dimostra che l’acqua era perfettamente potabile e forse ci sarebbe stato maggior bisogno di strade.
Torniamo a casa nostra dove parlare della questione del femminile non è inutile. E le analogie con quanto sopra abbondano. La recessione italiana va combattuta anche perché il mercato del lavoro tende a far uscire da esso prima i “più deboli”, giovani e donne, appunto. Strumenti generali (politiche fiscale espansive) e specifici (il telelavoro) possono combinarsi. Ma c’è anche da lavorare su di un ritardo rosa che ci caratterizza come pochi altri paesi occidentali.
Claudia Olivetti, nostra valente ricercatrice a Boston University, in un bellissimo lavoro mostra come guardando all'Italia nella sua interezza il nostro problema di discriminazione uomo-donna, contrariamente per esempio ai paesi scandinavi, sta non tanto nel fatto che i salari uomo-donna sono diversi quanto che lo sono le possibilità occupazionali. In realtà, usando la lente d’ingrandimento e guardando alle situazioni regionali vediamo una notevole differenza tra un centro-nord italiano, simile ad un mondo scandinavo dove il problema al femminile è quello della differenza salariale, a un centro-sud dove invece il problema rispetto agli uomini è decisamente occupazionale. Addirittura in Sicilia i salari sono in media più alti per le donne: quelle poche che lavorano sono talmente brave che in media sono più pagate degli uomini.
E’ importante sapere dove si annidi la causa del gap di genere: a poco servirebbero per la Sicilia politiche volte a garantire uguaglianza salariale e molto di più potrebbero politiche volte a ridurre il costo di ingresso nel mercato del lavoro (part-time, asili nido ecc.).
Comunque sia. La Befana è fonte di doni. Trattiamola bene e vedrete che questi tanti doni (non il carbone!) aumenteranno la nostra felicità e ci aiuteranno a uscire dalla recessione.
di Gustavo Piga
Professor of Economics
Fonte: http://www.gustavopiga.it
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