lunedì 10 dicembre 2012

LEDHA e 16 famiglie presentano ricorso contro il Ministero dell'Istruzione.


Un gruppo di genitori si è rivolto ai giudici per chiedere che ai figli sia garantito un adeguato monte ore di sostegno scolastico. Fulvio Santagostini (presidente LEDHA) “Inclusione scolastica a rischio”.

Sedici famiglie residenti a Milano e Provincia assieme a LEDHA (Lega per i diritti delle persone con disabilità) hanno presentato ricorso collettivo contro il Ministero dell'Istruzione per chiedere che ai loro figli sia garantito un adeguato monte ore di "sostegno scolastico". Si tratta di bambini e i ragazzi con disabilità che, nel corso dell'anno scolastico 2012-2013, si sono visti assegnare un numero di ore di sostegno insufficiente rispetto ai loro bisogni. "L'inclusione scolastica, che è stata una delle più grandi conquiste delle persone con disabilità in Italia, oggi è a rischio. Si è ridotta a un mero scambio di ore, senza tenere conto dei bisogni e dei diritti dei bambini con disabilità. E questo è inaccettabile - commenta Fulvio Santagostini, presidente di LEDHA -. Una situazione che va di pari passo con le gravi difficoltà in cui si trova la scuola italiana nel suo complesso".

La vicenda coinvolge diciotto bambini e ragazzi tra cui Marco (nome di fantasia, come quelli che seguiranno, ndr): ha 16 anni e frequenta la seconda superiore. Nell'anno scolastico 2011-2012 ha usufruito di 12 ore settimanali di sostegno ma i suoi docenti avevano chiesto che per l'anno scolastico 2012-2013 il monte ore venisse portato a 18. Malgrado la richiesta, quest'anno Marco può usufruire di sole sei ore di assistenza. "Assolutamente insufficiente ai fini di un proficuo intervento didattico-educativo", come sottolinea un suo docente.

Sara ha 12 anni e frequenta la prima media in un istituto di Milano. Per lei i docenti hanno chiesto 18 ore di sostegno settimanali, ma ne sono state erogate solo 12. "Insufficienti e non corrispondenti alle necessità dell'alunna", si legge nel testo del ricorso. Samuele, infine, frequenta la quinta elementare ed è stato riconosciuto "minore in stato di handicap grave", invece delle 24 ore richieste ne ha ottenute solo dieci.

Una situazione del genere, si legge nel testo del ricorso presentato dall'avvocato Livio Neri, si configura come una discriminazione diretta nei confronti dei ragazzi con disabilità che sono privati "di quegli strumenti minimi di aiuto che potrebbero consentirgli di ripristinare, nella misura possibile, una condizione di parità". Per porre rimedio a questa situazione, le famiglie ricorrenti e LEDHA chiedono al Tribunale di Milano di "accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dal Ministero dell'Istruzione, consistente nell'aver previsto una dotazione di organico di insegnanti ampiamente inferiore a quella necessaria a soddisfare il relativo bisogno". Inoltre si chiede ai giudici di assegnare a ciascun alunno un adeguato monte ore di insegnamento di sostegno specialistico individuale.

Il Ministero dell'Istruzione è stato peraltro già condannato all'esito di giudizi analoghi a quello sopra descritto. "Negli ultimi tre anni l'Amministrazione scolastica è stata condannata ben sette volte per condotta discriminatoria nei confronti di alunni con disabilità - dichiara l'avvocato Livio Neri -. Inoltre, in questo caso, per la prima volta gli alunni interessati hanno chiesto al Tribunale di essere anche risarciti per la discriminazione subita".

"Il protrarsi di questa inaccettabile situazione di negazione e violazione dei diritti fondamentali degli alunni con disabilità porterà prima o poi a contestare responsabilità penali ed erariali a coloro che debbono assicurare l'assegnazione di figure di sostegno adeguate per evitare la discriminazione di minori in condizione di particolare fragilità", conclude l'avvocato Gaetano De Luca, del Servizio legale LEDHA, esperto in diritto antidiscriminatorio.

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