Tra proroghe e rinvii,
nella legge di Stabilità spunta anche l’emendamento salva-pensioni d’oro per la
pubblica amministrazione. La norma – a firma Cinzia Bonfrisco (Pdl) - prevede
che “ai fini previdenziali” i paletti fissati dal governo Monti con il decreto salva-Italia
operino solo con “riferimento alle anzianità contributive maturate”
successivamente al provvedimento. In altre parole, la legge non sarà
retroattiva. Salvi, insomma, tutti coloro che già hanno maturato i contributi e
che sono ancora in carica. Tra i super-manager di Stato salvati, funzionari
come Antonio Mastrapasqua, Presidente Inps (1.206.903 euro di stipendio annuo)
o come Attilio Befera, a capo di Equitalia (450 mila euro).
Anche quando siamo
ormai vicini alla scadenza della legislatura, anche quando è prossimo il
rompete le righe, c’è sempre tempo per pensare agli interessi della Casta. E
così, nel grande calderone che sarà l’ultimo provvedimento del governo Monti –
la legge di Stabilità – finisce anche un emendamento (probabilmente
votato tra oggi e domani) che, se dovesse passare, annullerebbe quanto previsto
dal primo decreto dell’esecutivo tecnico, il salva-Italia, tramite cui si era stabilito - all’articolo 23 ter -
un tetto ai salari dei super
manager, stabilendo “come
parametro massimo di riferimento il trattamento economico del primo
presidente della Corte di cassazione”, ovvero 293.658,95 euro. Nessuna retribuzione, insomma, poteva superare
questo tetto.
Certamente una mannaia
per tanti e tanti funzionari dello Stato che godono di stipendi annui di gran
lunga più alti. Tra gli altri,Antonio
Mastropasqua, presidente dell’Inps, che porta a casa oltre un
milione di euro all’anno (benefit e privilegi vari esclusi); Attilio
Befera, presidente di Equitalia (oltre 450 mila euro di
compenso all’anno); il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò (circa 475 mila euro); Mario
Canzio, Ragioniere generale di Stato (oltre 520 mila euro).
A
loro, però, ci ha pensato in extremis la senatrice Pdl Cinzia Bonfrisco,
la quale ha presentato un emendamento alla legge di stabilità tramite cui si
prevede che “ai fini
previdenziali” i paletti fissati dal governo Monti con il decreto
salva-Italia operino solo con “riferimento
alle anzianità contributive maturate” solo successivamente al
provvedimento.Niente
retroattività, dunque.
Si
legge infatti nell’emendamento che “i soggetti interessati” – quelli in pratica salvati egraziati dal taglio alle pensioni d’oro -
saranno tutti coloro che “alla
data del 22 dicembre 2011” già “abbiano maturato i requisiti per l’accesso al
pensionamento” purchè
– perlomeno questo - non siano “titolari
di altri trattamenti pensionistici”. Ovviamente, lagrazia varrà per coloro che risultano essere
“percettori di un trattamento economico imponibile
superiore al limite stabilito (lo
stipendio del Presidente di Cassazione, ndr)”, a patto che “continuino a svolgere al momento
dell’accesso al pensionamento le stesse funzioni che svolgevano alla predetta
data”. In altre parole: salvi i funzionari ancora in carica,
ma che hanno già maturato i contributi necessari per la pensione.
Come, appunto, nel caso di super manager alla Mastropasqua o alla Befera.
Ieri
sera, peraltro, la Bonfrisco ha precisato che il testo dell’emendamento “riguarda solo i vertici dello Stato,
non più di otto persone”. A parte la bufala, dato che i graziatisaranno
molti di più (la norma vale per tutta la pubblica amministrazione, comprese le
forze dell’ordine), è comunque interessante la motivazione all'emendamento.
Come dire: fossero di più, capirei.
Ma stiamo parlando di solo otto persone, suvvia.
di Carmine Gazzanni
Fonte: Infiltrato
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