giovedì 13 gennaio 2011

AFRICA, IL PROLIFICO TRAFFICO DI MATERIALE NUCLEARE

di Emanuela De Marchi 
Nucleare sì o nucleare no? Mentre in Italia è ripreso con vigore il dibattito sulla possibile costruzione di centrali atomiche, esiste una realtà sconvolgente e totalmente sconosciuta: l’incontrollato traffico quotidiano di materiale radioattivo nel cuore dell’Africa. Le ambasciate americane presenti nel continente negli ultimi anni si sono preoccupate di raccogliere più documentazione possibile per denunciare il contrabbando nucleare, la contaminazione radioattiva e l’esportazione illegale di uranio provenienti soprattutto da centri atomici lasciati incustoditi. Dietro a tutto questo un intreccio di interessi politici economici gestiti sulla base di un’unica legge: la corruzione. 

Materiale nucleare alla portata di tutti. Gli autorevoli quotidiani, El País e il The Guardian hanno pubblicato un telegramma del 2006 dell’Ambasciata statunitense nella Repubblica Democratica del Congo, che riporta una visita realizzata da un gruppo di diplomatici al Centro di Ricerca Nucleare di Kinshasa. Si tratta di un’installazione che contiene due reattori nucleari del 1959 e 1972 i quali hanno smesso di funzionare qualche anno fa, 10,5 chili di uranio non arricchito (U-238), 5,1 chili di uranio arricchito al 20% (U-235) e 138 barre di combustibile. In origine le barre erano 140, ma due sono state rubate nel 1998. Le autorità italiane sono riuscite a recuperarne una a Roma caduta nelle mani della mafia che aveva intenzione di venderla in Medio Oriente. L’altra barra non è mai stata ritrovata. Tutto questo materiale è lasciato quasi totalmente incustodito. L’installazione è infatti circondata da un muro alto meno di due metri e privo di filo spinato. Non ci sono sistemi di sorveglianze come videocamere o allarmi. Non ci sono neanche controlli all’ingresso della struttura. Solamente 21 guardie (9 agenti di polizia e 12 guardie private) sono incaricate della sicurezza della recinzione. Nel centro lavorano 180 persone tra scienziati, tecnici ed amministrativi il cui salario oscilla tra i 40 e 150 dollari al mese, rendendoli quindi facilmente corruttibili. La situazione dal 2006 ad oggi è rimasta immutata. 

I rischi terroristici ed ambientali. Ulteriori telegrammi delle ambasciate raccontano della scomparsa nel 2007 di 40 contenitori carichi di uranio e di altro materiale radioattivo che, provenienti dal Congo, circolavano sul territorio africano senza controlli. L’uranio viene venduto a vari paesi, tra questi Uganda, Kenya, Burundi e Tanzania. Sulla base di informazioni sempre provenienti dalla diplomazia americana, l’uranio presente in Congo è destinato all’Iran e le spedizioni sono sempre più frequenti. A tutto questo si aggiunge il rischio concreto che il materiale radioattivo dello Yemen possa cadere nelle mani di Al Qaeda, vista la presenza e lo sviluppo di sue numerose ed importanti cellule nel paese. Gli Stati Uniti sono particolarmente preoccupati per questi traffici incontrollati di materiale che potrebbe essere utilizzato per la costruzione di bombe e la cui radioattività sta già causando gravi danni alla salute della popolazione civile dei paesi dell’Africa centrale. Un cablogramma informa (e conferma) di una gravissima contaminazione radioattiva nel Katanga, dove le miniere di uranio hanno prodotto in alcune aree un livello di radioattività fino a 179 volte al di sopra del livello di esposizione accettabile per gli esseri umani. 

Catastrofe radioattiva in Niger: l’Occidente non ne parla. Neanche la stampa si interessa di cosa accade nel continente africano. Nessuno ha parlato del gravissimo incidente avvenuto lo scorso 11 dicembre in Niger in cui oltre 200mila litri di fanghi radioattivi sono fuoriusciti da tre piscine lesionate riversandosi nell’ambiente presso la miniera d’uranio Somair, gestita dall’azienda nucleare francese Areva. Una gravissima catastrofe radioattiva rimasta nel silenzio più assoluto che dimostra come la società francese abbia agito senza rispettare gli standard di sicurezza internazionali. Ora, gli abitanti del villaggio Arlit e Akokan vivono circondati da acqua, suolo ed aria contaminati da sostanze radioattive. 

Come mai non si parla più dell’Africa? Perché ciò che accade in questo continente è considerato di scarsa importanza? Tutto questo rappresenta sicuramente un enorme vantaggio per chi cerca una terra in cui le regole possono essere violate senza provocare alcuna reazione a livello internazionale.


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