giovedì 13 gennaio 2011

COME SEGUIRE ONLINE LE CRISI IN TUNISIA E ALGERIA

Per capire cosa sta succedendo davvero, spegnete la tv e andate in Rete. A leggere le parole dei blogger

di Tiziana Moriconi
"L'oscuramento dei media ( riportato anche da Reporters sans Frontières, ndr) , la disinformazione e la censura continuano a mostrare i propri limiti. Non siamo mai stati così ben informati su quanto va accadendo. La condivisione istantanea e in forma virale di fotografie, video e testimonianze da parte dei manifestanti su Facebook e Twitter è stata molto intensa sin dall'inizio del movimento. Il confine fra il mondo reale e quello virtuale non è mai stato così sottile”.

Lo scrive Slim nel suo blog, spiegando quello che da settimane sta accadendo in Tunisia per l’ Intifada del pane. E lo riprende, insieme ad altri, il blogger marocchino Hisham su Global Voices (in un articolo tradotto anche per la versione italiana). 

L’eco delle parole di Slim rimbalza tra le maglie del Web, perché è qui che la protesta trova la sua vera voce. Il messaggio che arriva è questo: se volete sapere ciò che succede in Tunisia, spegnete la televisione e sintonizzatevi su YouTube, leggete Twitter (seguendo #sidibouzid, per esempio, la città a 265 chilometri a Sud di Tunisi, in cui lo scorso 17 dicembre è cominciato tutto) più che i giornali. È sui social network e sui blog che troverete le notizie più attendibili.    

È stato così fin dall’inizio. Per i primi tre giorni della rivolta a Sidi Bou Zid, le autorità avevano negato gli scontri che hanno seguito il tragico gesto del commerciante 26enne Mohamed Bouazizi, che si è dato fuoco quando la polizia gli ha confiscato la merce, frutta e verdura. Di quegli eventi non vi era traccia sulle fonti di informazione ufficiali: la notizia l’hanno data Facebook e YouTube (come si può vedere nel video di seguito).  

  

Ieri la sommossa è arrivata a Tunisi, completamente blindata e sotto coprifuoco (dalle 20 alle 05,30). Si parla di un numero imprecisato di vittime. L’esercito, su mezzi blindati leggeri, è posizionato anche intorno alla sede della Tv di Stato. Anche Internet è censurata: gli attivisti (come la blogger Lina Ben Mhenni) accusano infatti le autorità di infiltrarsi nelle caselle di posta elettroniche personali, negli account dei blog e dei social network. Per questo Committee to Protect Journalists, un’organizzazione indipendente, ha appena chiesto al presidente della Tunisia, Zein al Abidine Ben Ali, di mettere fine alla censura.  

Anche dall’Algeria le informazioni trapelano grazie alla Rete. La protesta è scoppiata per gli aumenti dei prezzi dei beni alimentari (di circa il 20% nell’ultima settimana), ma non solo: 

Noi algerini ne abbiamo abbastanza. A questo punto si tratta di Hogra, dignità. Nonostante la propaganda governativa secondo cui gli scontri sarebbero avvenuti solo a causa dell'aumento del prezzo del pane, l'Algeria soffre di problemi ben più seri. Problemi politici concreti. Si tratta di una crisi politica che dura da oltre 20 anni; in realtà dal 1962 (anno del referendum per l'indipendenza dalla Francia)”, dice il blogger Hchicha in un video postato su YouTube. Che ora, ovviamente, è stato rimosso.

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