venerdì 7 gennaio 2011

LA CRESCITA MILITARE CINESE SFIDA L'EGEMONIA USA NEL PACIFICO?

di S. Tuscin
Proprio mentre il segretario di Stato americano Robert Gates sta per arrivare in Cina nel tentativo di migliorare i rapporti fra i due Paesi, nella base aerea di Chengdu, i vertici militari cinesi hanno presentato pubblicamente il primo aereo "invisibile" di produzione nazionale, il J-20, paragonabile al primo aereo con tecnologia stealth (letteralmente "furtivo"), l'F-22 Raptor dell'Usaf.

Si tratta di una nuova preoccupazione per gli strateghi statunitensi che si interrogano sulle reali intenzioni della Cina. Molti sono infatti i sintomi della crescita del potenziale militare cinese: oltre all'aereo invisibile, infatti, gli esperti americani elencano la portaerei di fabbricazione ucraina, su modello sovietico, che i Cinesi stanno ristrutturando per farla entrare in servizio entro il 2012; almeno un'altra portaerei, se non di più, sarebbe in costruzione a Shangai; il deterrente nucleare cinese, poi, di sole 160 testate, sarebbe però in corso anch'esso di modernizzazione mediante la dislocazione di queste armi su lanciatori mobili o su sottomarini, in maniera da renderle meno facilmente individuabili; la flotta sottomarina cinese, stimata in 60 unità, ovverosia la prima per dimensioni dell'intera Asia, dovrebbe arricchirsi di alcune unità a propulsione nucleare e di una nuova generazione di sommergibili equipaggiati con missili balistici specificamente concepiti come anti-portaerei, e quindi in grado di colpire il cuore della potenza navale americana nel Pacifico - secondo quanto ha dichiarato a dicembre ad un giornale giapponese l'ammiraglio americano Robert F. Willard, comandante delle forze Usa del Pacifico.

Il timore degli Usa è che questo potenziamento non sia solo destinato ad esercitare pressioni nei confronti di Taiwan, nella speranza di arrivare in tempi rapidi a inglobare una Cina nazionalista ormai ritenuta fuori tempo. Gli osservatori discutono su quali possano essere gli eventuali ulteriori obiettivi della Cina. "Quando parliamo di una minaccia - dichiara ad esempio Abraham M. Denmark, responsabile per la Cina del ministero della difesa americano, si tratta di una combinazione di capacità e di intenzioni. Le capacità sono sempre più chiaramente definite, e sono sempre più evidentemente orientate a limitare la proiezione militare americana nel Pacifico occidentale. Quello che non è chiaro è l'intenzione di fondo. Modernizzarsi militarmente è certo un diritto della Cina. Come questa potenza militare possa essere usata è un'altra questione".

Il vice-ammiraglio David J. Dorsett, un alto ufficiale della US Navy, si mostra assai meno preoccupato: "Avete mai visto i cinesi dispiegare grandi gruppi di forze navali? No. Li avete mai visti svolgere sofisticate esercitazioni combinate? No. Hanno esperienza in combattimento? No". A suo parere, l'attivazione di una vecchia portaerei russa non è sufficiente a dotare la Cina dell'esperienza necessaria a costruire portaerei moderne e a farle operare in contesti aero-navali che comprendano l'impiego di gruppi operativi complessi.

Quel che è certo, come dice Bonnie Glaser, un analista del Centro Internazionale di Studi Strategici (CSIS) di Washington, è che "da una prospettiva statunitense, il problema è se gli Stati Uniti saranno ancora nel Pacifico occidentale la potenza dominante quale sono sempre stati e, chiaramente, i Cinesi vorrebbero rendere questa posizione sempre più difficile da mantenere".

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