Proprio mentre il segretario di Stato americano Robert Gates sta per arrivare in Cina nel tentativo di migliorare i rapporti fra i due Paesi, nella base aerea di Chengdu, i vertici militari cinesi hanno presentato pubblicamente il primo aereo "invisibile" di produzione nazionale, il J-20, paragonabile al primo aereo con tecnologia stealth (letteralmente "furtivo"), l'F-22 Raptor dell'Usaf.
Si tratta di una nuova preoccupazione per gli strateghi statunitensi che si interrogano sulle reali intenzioni della Cina. Molti sono infatti i sintomi della crescita del potenziale militare cinese: oltre all'aereo invisibile, infatti, gli esperti americani elencano la portaerei di fabbricazione ucraina, su modello sovietico, che i Cinesi stanno ristrutturando per farla entrare in servizio entro il 2012; almeno un'altra portaerei, se non di più, sarebbe in costruzione a Shangai; il deterrente nucleare cinese, poi, di sole 160 testate, sarebbe però in corso anch'esso di modernizzazione mediante la dislocazione di queste armi su lanciatori mobili o su sottomarini, in maniera da renderle meno facilmente individuabili; la flotta sottomarina cinese, stimata in 60 unità, ovverosia la prima per dimensioni dell'intera Asia, dovrebbe arricchirsi di alcune unità a propulsione nucleare e di una nuova generazione di sommergibili equipaggiati con missili balistici specificamente concepiti come anti-portaerei, e quindi in grado di colpire il cuore della potenza navale americana nel Pacifico - secondo quanto ha dichiarato a dicembre ad un giornale giapponese l'ammiraglio americano Robert F. Willard, comandante delle forze Usa del Pacifico.
Il timore degli Usa è che questo potenziamento non sia solo destinato ad esercitare pressioni nei confronti di Taiwan, nella speranza di arrivare in tempi rapidi a inglobare una Cina nazionalista ormai ritenuta fuori tempo. Gli osservatori discutono su quali possano essere gli eventuali ulteriori obiettivi della Cina. "Quando parliamo di una minaccia - dichiara ad esempio Abraham M. Denmark, responsabile per la Cina del ministero della difesa americano, si tratta di una combinazione di capacità e di intenzioni. Le capacità sono sempre più chiaramente definite, e sono sempre più evidentemente orientate a limitare la proiezione militare americana nel Pacifico occidentale. Quello che non è chiaro è l'intenzione di fondo. Modernizzarsi militarmente è certo un diritto della Cina. Come questa potenza militare possa essere usata è un'altra questione".
Il vice-ammiraglio David J. Dorsett, un alto ufficiale della US Navy, si mostra assai meno preoccupato: "Avete mai visto i cinesi dispiegare grandi gruppi di forze navali? No. Li avete mai visti svolgere sofisticate esercitazioni combinate? No. Hanno esperienza in combattimento? No". A suo parere, l'attivazione di una vecchia portaerei russa non è sufficiente a dotare la Cina dell'esperienza necessaria a costruire portaerei moderne e a farle operare in contesti aero-navali che comprendano l'impiego di gruppi operativi complessi.
Quel che è certo, come dice Bonnie Glaser, un analista del Centro Internazionale di Studi Strategici (CSIS) di Washington, è che "da una prospettiva statunitense, il problema è se gli Stati Uniti saranno ancora nel Pacifico occidentale la potenza dominante quale sono sempre stati e, chiaramente, i Cinesi vorrebbero rendere questa posizione sempre più difficile da mantenere".
Fonte: http://www.clarissa.it
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