Non è un paese per amanti, l’Italia, e neppure per poveri, per ammalati, per liberi pensatori e tanto meno per donne.
di Silvia Mergiotti.
Durante gli auguri di inizio anno alle autorità di Roma e del Lazio , venerdì 14 gennaio, il Papa non ha perso l’occasione per esprimere pungenti pareri sulle unioni di fatto, su l’aborto, l’eutanasia e sulla crisi che tocca le famiglie. Sui primi tre importanti argomenti di rilevanza etico-morale il Pontefice ha emesso giudizi con la solita pretesa della Chiesa cattolica di ricondurre sotto la luce dei suoi valori ogni genere di situazione e di influenzare la produzione normativa italiana. Riferendosi alle nuove norme che grantiscono alcuni (ma ancora pochi) diritti alle coppie di fatto, Benedetto XVI ha sostenuto che “l’approvare forme di unione che snaturano l’essenza e il fine della famiglia finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti.” La nostra Costituzione, oltre a riconoscere la parità di tutte le religioni davanti alla legge, a definire “lo Stato e la Chiesa cattolica, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”, afferma all’art 20 che ” il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative [...]“.
La bontà di un istituto giuridico non può essere valutata utilizzando come parametro di giudizio esclusivamente i valori cattolici. Certo, la formazione occidentale è imbevuta di ideali cristiani, ma non per questo la nostra morale deve essere dogmaticamente conforme al credo religioso cattolico.
I valori cristiani di umanità, solidarietà, uguaglianza, fratellanza sono la base sulla quale si è stratificata una cultura molto più vasta, frutto della intelligenza, della ragione, della creatività dell’uomo; una cultura sempre in movimento, di pari passo con una società che cambia continuamente. La propria dottrina per la Chiesa, invece, è statica, immutabile davanti alle nuove scoperte che stravolgono, alcune positivamente altre negativamente, le abitudini, le capacità, forse anche la natura dell’individuo umano.
Le problematiche devono essere affrontate analizzando ogni singola fattispecie concreta e non riferendosi a valori cristallizzati e valutati aprioristicamente giusti.
Le donne non sono costrette ad abortire, perchè, come sostiene il Papa, potrebbero trovare assistenza nelle “Case famiglia” o nei “Centri di aiuto alla vita”; ma quante non sanno neppure dell’esistenza di queste strutture, o quante sono costrette a prostituirsi, sfruttate e ricattate? Perchè una coppia che, per vari motivi (in genere economici), non è sposata comprometterebbe l’istituto del matrimonio? E perchè non potrebbe costituire una famiglia e godere degli stessi diritti di due coniugi? Quale principio cristiano enuncia tale divieto?
La Chiesa ha la pretesa e il potere di giudicare l’etica di ogni singolo individuo, e ancor più ha la capacità di limitare la sua autonomia di scelta laddove cerca di indirizzare l’operato dei legislatori. Impone così alla collettività il rispetto delle sue credenze, nuocendo la libertà individuale, diritto naturale dell’uomo. Ecco perchè il nostro non sarà un paese per poveri, per ammalati, per liberi pensatori e per donne, fino a quando i nostri legislatori continueranno a preferire il consenso e l’appoggio della forte Chiesa, alla libertà morale dei loro concittadini.
Fonte: http://ildemocratico.com
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