Ha un nome il misterioso uomo presente nei luoghi delle stragi. E' un ex poliziotto.
di Nicola Biondo
Quella di faccia da mostro è una sorta di favola nera. Un uomo dello Stato, con un tesserino dei servizi in tasca, che tra gli anni 80 e 90 si sarebbe aggirato per Palermo, sempre molto vicino a alcuni luoghi dove si sono svolti i fatti di sangue.
Ne abbiamo parlato nel nostro libro (Il Patto, edito da Chiarelettere), ma non era il momento giusto per poter fare i nomi e poter spiegare in quale modo la Magistratura sta inseguendo questa ormai figura mitologica.
Ma chi è faccia da mostro? Un uomo dello Stato. A parlarne per primo è stato, nel 1995, un mafioso infiltrato per conto dei Carabinieri nel cuore di Cosa Nostra, Luigi Ilardo. Quest'ultimo per primo parla di un uomo, un uomo dello Stato con il viso orribilmente devastato (da qui il soprannome "faccia da mostro"). Secondo Luigi Ilardo, faccia da mostro sarebbe stato presente in alcuni momenti molto misteriosi della storia recente di Palermo, e vale a dire: presente davanti all'omicidio di un bambino di 12 anni nella borgata di San Lorenzo, presente all'omicidio di Nino Agostino (un poliziotto palermitano ucciso nell'agosto 1989), presente alla tentata strage di 2 mesi prima, nel giugno del 1989, contro Giovanni Falcone, quella che passerà alla storia come la tentata strage dell'Addaura.
Secondo Ilardo si tratterebbe di un vero e proprio killer di Stato, questo è quello che lui riferisce per anni i magistrati.
A Caltanissetta hanno provato a dare un nome, un volto a questo personaggio misterioso. Ultimamente si è riusciti a dare un volto e un nome a faccia da mostro: la Procura di Caltanissetta ha iscritto nel registro degli indagati (come ho raccontato lo scorso 26 dicembre su L'Unità) un poliziotto in pensione che tra il 1986/1989 avrebbe lavorato a Palermo. Il suo cognome è Aiello e ha origini calabresi.
Il pentito che lo ha riconosciuto sostiene di averlo visto un paio di volte con Luciano Scotto, boss di Cosa Nostra condannato per la strage di via D'Amelio e indagato per l'omicidio Agostino e l'Addaura.
L'ipotesi degli inquirenti è che qualcuno tra alti funzionari dello Stato abbia giocato sporco, che siano esistite una sorta di cellule che operavano soprattutto a Palermo tra gli anni 80 e 90 con un braccio armato occulto, autori di depistaggi veri e propri come quello del Corvo di Palermo che infangò Giovanni Falcone, con il condizionamento della stampa, fino ad arrivare, secondo alcune testimonianze, anche a essere presenti su alcuni luoghi dei delitti, in funzione di supervisione.
L'ACCORDO STATO-MAFIA
Oggi si fa tanta filosofia sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, ma basta dire dire che Cosa Nostra è l'organizzazione criminale più longeva sulla faccia della terra e che è stata quella più potente, che ha espresso più violenza diretta allo Stato. Pensare che questa organizzazione sia vissuta senza fare accordi e patti, mi sembra impossibile. Che la trattativa fra Mafia e Stato sia andata avanti per decenni, mi sembra evidente, altrimenti ci saremmo liberati di Cosa Nostra da tempo, o comunque la sua pericolosità non sarebbe mai stata così alta.
Cosa è cambiato se continua a esserci una trattativa? Questa è una domanda difficile, sicuramente molte cose sono cambiate. Però continuano a esserci non ombre, ma veri e propri pezzi di buio. La cosa importante è che oggi forse ci stiamo facendo le domande giuste, che se trattativa ci fu negli anni tra il 1992/1994, non fu una trattativa con un preciso colore politico. Fu lo Stato, in alcune sue articolazioni, a muoversi per cercare di capire come far fermare le stragi. E lo Stato non ha colore, non ha né sinistra, né destra. Questo ci dovrebbe far pensare che la ricerca della verità non è appannaggio di una parte politica o di un'altra.
COSA NOSTRA, ANNO 2011
Oggi siamo davanti a una Cosa Nostra diversa, una Cosa Nostra composta più da colletti bianchi che da killer o da vecchi boss in disarmo. Meno sangue più business, come del resto è sempre stato (tranne che durante la parentesi corleonese). Oggi ci troviamo davanti a boss di mafia che prima fanno carriera nel mondo delle professioni liberali, o nel mondo dell'imprenditoria, e poi diventano mafiosi.
Questa è una mutazione genetica che si vede tutti i giorni. Alcuni capi mafia per esempio non hanno in alcune province, come quella di Trapani, contatti diretti con squadre di killer, non hanno contatti con la droga, perché le indagini su quel versante sono molto meticolose. Hanno molti più contatti con gli ambienti puliti, legali. E questa è probabilmente la frontiera che Cosa Nostra Spa ha varcato ormai da tempo.
Fonte: http://www.cadoinpiedi.it
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