sabato 15 gennaio 2011

MIRAFIORI: VINCE IL SI ALL’ACCORDO DI MARCHIONNE, MA NIENTE PLEBISCITO

di Andrea Doi
Quello che tutti temevano alla fine si è avverato. L'accordo sullo stabilimento Mirafiori è passato. Dopo una notte tesa, che molti operai hanno trascorso fuori dai cancelli dello stabilimento torinese avvolto dalla nebbia, come se si fosse tornati indietro a decenni fa, è arrivato il risultato, per certi aspetti scontato. Il no perde e così il ricatto firmato da Sergio Marchionne ("O si all'accordo o chiudo baracca e burattini") e siglato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl ha ottenuto i risultati sperati.

Eppure c'era stata l'illusione della grande sorpresa quando all'inizio dello spoglio i no erano in vantaggio. Quasi come un gioco crudele quel voto era apparso frutto della ribellione. Peccato che in realtà quelle erano preferenze scontate provenienti dai reparti di montaggio dove la Fiom ed i Cobas sono forti ed in maggioranza. In tarda nottata poi è stato ribaltato l'esito. A spingere verso il Si gli impiegati, i cosiddetti colletti bianchi. Un vero e proprio testa a testa in alcuni momenti, nessun plebiscito, alla fine dei giochi, come alcuni speravano. Gli operai hanno fatto capire che non sarebbe stato facile per Marchionne spuntarla.

Una data storica quella di oggi non tanto per, come abbiamo detto, la vittoria del ricatto, ma piuttosto per come una gran fetta della città, dell'associazionismo, dei giovani e degli studenti ha portato, fin dall'inizio della vicenda, solidarietà agli operai. Una solidarietà iniziata da settimane e che ha visto partecipi anche figure intellettuali del nostro Paese. Una vittoria quella del si auspicata invece dal governo e dalle figure cittadine, dal sindaco Sergio Chiamparino, che più volte avevano invitato gli operai ad accettare i punti di un accordo vergognoso.

Quello che è sicuro è che le lotte di questi mesi non si fermeranno dopo queste elezioni. La Fiom alla vigilia l'aveva promesso: "Non lasceremo soli gli operai". Una promessa che siamo certi verrà mantenuta proprio ora che i diritti dei lavoratori, ottenuti dopo decenni di lotte, stanno per essere cancellati. Come siamo certi che la stessa società civile che ha marciato nella fiaccolata di alcuni giorni fa riempiendo con un lungo serpentone formato da quindicimila persone (giovani, disoccupati, precari, operai, studenti, pensionati) via Garibaldi, nel centro storico di Torino, non dimenticherà quei volti davanti alla porta 2 di Mirafiori, le lacrime di quegli operai costretti a subire l'ormai famoso ricatto.

Proprio per loro, per quegli uomini e quelle donne, che questa solidarietà deve continuare: abbandonarli al proprio destino solo perché si è perso un referendum significa ammettere che la sconfitta della consultazione è in realtà la sconfitta di tutte le lotte storiche che hanno reso grande il movimento sindacale a Torino. Quindi da Mirafiori, e proprio dalla vittoria dei si, deve ricominciare tutto: per chi questa notte ci ha creduto, per chi questa notte ha sperato, per chi questa notte non si è mai arreso.

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