mercoledì 5 gennaio 2011

TOSCANA,CNA: ARTIGIANATO ANCORA NEL TUNNEL DELLA CRISI

Il consuntivo 2010, nonostante una debole ripresa nel secondo semestre, evidenzia un calo del 20% nel fatturato delle pmi. In particolare difficoltà le costruzioni e il manifatturiero.

Il 2010 è stato un anno durissimo per l’artigianato toscano: la crisi ha raggiunto la sua maggiore intensità proprio nel 2010, o almeno nella prima parte dell’anno, e, nonostante timidi segnali di miglioramento nel secondo semestre, l’artigianato è sempre dentro al tunnel, anche se forse ora si comincia a intravedere il chiarore della luce, ancora però molto lontana. Questi i risultati di Trend, indagine congiunturale semestrale con cui CNA Toscanain collaborazione con Istat,analizza i dati della contabilità di migliaia di imprese artigiane della regione. I dati al momento disponibili sono relativi al primo semestre 2010, ma l’analisi consente di tracciare il profilo della crisi sul sistema artigiano toscano nella sua recente evoluzione.

Trend evidenzia una diminuzione del fatturato a due cifre rispetto al 2009 su quasi tutto il territorio regionale e contrazioni rilevanti dei costi, segnale di livelli produttivi pesantemente corretti al ribasso. Commenta il Presidente della Cna ToscanaValter Tamburini:”Una situazione ben peggiore quindi della congiuntura economica generale: l’artigianato ha assorbito in modo più intenso la crisi rispetto ad altre componenti del sistema economico”.

La fragilità del sistema artigiano toscano è fortemente influenzata dalla caduta del settore costruzioni, cui si aggiunge la debolezza della dinamica dei servizi, schiacciati dalla fiacca domanda da parte sia delle imprese che dei privati. Un elemento che può indurre a una misurata fiducia è riscontrabile nel ciclo degli investimenti, che testimoniano un miglioramento nelle aspettative degli imprenditori. A fronte di questo quadro è da segnalare – seppur con cauto ottimismo - il recupero di tessile-abbigliamento e pelletteria-calzaturiero, settori guida del manifatturiero toscano, che comunque non frenano la caduta complessiva del comparto.

Il sistema modadice il Presidente Tamburini - ha mostrato segnali di svolta e vogliamo credere che questo sia anche un segnale di inizio di una ripresa che parte proprio dall’artigianato tipico e dal cuore manifatturiero toscano. Ma, considerato il contesto generale, azzardare ipotesi di sensibili recuperi a breve sul versante dei ricavi appare difficile, data la quantità e la portata dei problemi ancora aperti nella congiuntura economica nazionale e internazionale”. 

I dati

Pur al netto delle pesanti flessioni negative dovute tanto alla crisi congiunturale quanto al declino strutturale dell’ultimo decennio, artigianato in Toscana nel primo semestre 2010 ha significato: oltre 3 miliardi di fatturato nei tre macro settori costruzioni-manifatturiero-servizi (considerando la totalità dell’artigianato toscano il fatturato sale a circa 4 miliardi semestrali, cioè quasi 8 miliardi l’anno), investimenti in netta ripresa e quasi mezzo miliardo di monte salari; le costruzioni ed il manifatturiero si equivalgono come peso economico (oltre 1,3 miliardi di fatturato per ciascun comparto), mentre i servizi hanno un ruolo minore (poco più di 700 milioni).

La conferma dell’importanza dell’artigianato nell’economia toscana non nasconde i numeri della crisi che ha attanagliato le imprese artigiane anche nel 2010: a due cifre e negative sono le variazioni sia del fatturato (-20% rispetto al 2009, anno a sua volta già molto ridimensionato dalla crisi), sia dei costi d’esercizio (consumi e retribuzioni); questa ulteriore flessione del 2010 sul 2009 non è stata omogenea e costante tra settori e territori.

In grave difficoltà emergono le costruzioni (-34,3% sul secondo semestre 2009 e -30,5% la variazione annua sul primo semestre 2009), un settore che nel 2009 era apparentemente riuscito a contenere le perdite meglio del manifatturiero, probabilmente perché nell’artigianato delle costruzioni i meccanismi di trasmissione della crisi sono meno immediati che nel manifatturiero, ma non per questo meno profondi, come purtroppo è stato dimostrato nel 2010.

L’artigianato manifatturiero ha tenuto meglio (-2,4% sul secondo semestre 2009 e -7,7% il ‘tendenziale’ sul primo semestre 2009), ma queste attività avevano già pesantemente ‘pagato pegno’ nel 2009. L’artigianato della moda, pelle e tessile-abbigliamento (rispettivamente, +17,8% e +8,4% sul secondo semestre 2009) segna un importante punto di inversione di tendenza e registra le prime variazioni positive su un 2009 basso nei volumi produttivi e nei fatturati.

La ripresa generalizzata degli investimenti e alcune tendenze del fatturato del manifatturiero sono gli unici barlumi di luce in un quadro pesante; la speranza è nella ripartenza delle attività manifatturiere artigiane che tornano anche a reinvestire (con oltre 1 miliardo di euro per il primo semestre 2010), questo in un quadro di aspettative in miglioramento e di ripresa delle esportazioni.

L’artigianato dei servizi (-8,2% sul secondo semestre 2009 e -8,8% il ‘tendenziale’ sul primo semestre 2009), pur reggendo meglio delle costruzioni, ha registrato forti contrazioni in settori ‘emergenti’ (servizi alla imprese -27,7% il tendenziale).

Le differenze nell’andamento dei settori si riflettono, anche se solo parzialmente, sul territorio: ad es. una provincia manifatturiera quale Prato riesce a metabolizzare meglio la parte finale della crisi (-13,4% sul secondo semestre 2009) rispetto a province specializzate sulle costruzioni quali Pisa e Grosseto (-24,2% e -26,7% sul secondo semestre 2009). La miglior tenuta del manifatturiero ed il buon andamento della pelle non sembra in grado di limitare i danni su Firenze (-21,3% sul 2009); preoccupanti sono anche le dinamiche delle due province manifatturiere Arezzo e Pistoia (-17,4% sul 2009); ancor più critica è la tendenza di Siena (-21,7%). Livorno (-7.3%) e Lucca (-8.5%) arginano meglio la crisi grazie ad un miglior andamento dei fatturati. 

Il futuro dell’artigianato toscano 

"Le prospettive per l’artigianato toscanodichiara il Presidente CNA ToscanaValter Tamburini - risultano molto difficili e ci sono tutti gli elementi per guardare al futuro con preoccupazione, anche perché sul versante delle politiche economiche regionali, considerata la scarsità di risorse, si deve effettivamente equilibrare un policy mix in cui si bilancino interventi di difesa della base produttiva con azioni volte a stimolare un miglioramento di competitività del sistema ed una crescita che abbia una prospettiva di medio-lungo periodo”.

L’analisi Trendaggiunge il Direttore CNA ToscanaSaverio Paolieri - conferma la scelta di CNA Toscana di richiedere alla Regione di sostenere, attraverso incentivi per gli investimenti ed altri interventi di natura locale e settoriale, il manifatturiero che ha mostrato segnali di vitalità e la capacità di determinare quel punto di svolta necessario per innescare la ripresa. Per le costruzioni, invece, l’azione deve essere soprattutto volta a salvaguardare la base imprenditoriale cercando di limitare il più possibile i danni dovuti al ‘ciclo basso’ della domanda che afferisce all’edilizia artigiana. In questa situazione il sostegno della domanda è fondamentale e può avvenire anche facilitando l’accesso a quei segmenti di mercato, appalti pubblici in primis, tipicamente poco presidiati dalle imprese edili artigiane. Più complesso il settore dei servizi che risentono della crisi generale del mercato interno. Per questo spaccato del mondo artigiano toscano è fondamentale sostenere la domanda locale ed al contempo favorire ed accelerare il processo di riqualificazione dell’offerta in modo da posizionarla il più possibile sui servizi a maggiore valore aggiunto ed a domanda crescente”. 

Cna Toscana evidenzia le seguenti necessità

  • rilancio dell’edilizia, favorendo l’assegnazione sottosoglia alle aziende locali di commesse nell’ambito della manutenzione e messa in sicurezza degli edifici pubblici;
  • strategia che apra prospettive di innovazione tecnologica fondata sul nuovo paradigma dell’economia biologica;
  • azione efficace per ridefinire il variegato campo del contoterzismo, in alcune filiere ormai regredito alla soglia della mera sopravvivenza, ma ancora utile alla grande impresa per il ruolo di ammortizzatore sociale cui assolve da sempre;
  • piano organico ed efficace per la tracciabilità dei prodotti e il contrasto alla contraffazione;
  • semplificazione degli adempimenti amministrativi, riducendo leggi e regolamenti regionali e comunali, in modo da alleggerire il fardello che grava sulle imprese;
  • realizzazione delle infrastrutture materiali programmate da anni insieme ad una strategia che faccia della logistica uno dei motori della competitività toscana;
  • riorganizzazione delle public utilities (acqua, rifiuti, energia, trasporti) per dar vita ad una multiutility;
  • cultura come opportunità di sviluppo dell’identità toscana e dei suoi centri urbani, ricchi di storia, arte e bellezze ambientali, agendo incisivamente sul sistema di accoglienza e valorizzando le straordinarie potenzialità della industria turistica toscana;
  • politiche efficaci e sinergiche tra pubblico e privato per frenare l’espansione dell’economia informale ed allontanare il fantasma dello strozzinaggio;
  • strategia della formazione che riporti l’azienda al centro del processo di trasmissione dei saperi e delle esperienze.
Fonte: http://www.cnatoscana.it

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