lunedì 7 marzo 2011

I NOMI DEGLI INNOCENTI CHE VENGONO UCCISI

Questo articolo è per Omar Maruf. Cosa lo rende così importante, quando ogni giorno decine di persone innocenti muoiono in tutto il mondo? Perché un articolo su di lui?

Omar Maruf è stato ucciso da un soldato armato fino ai denti e ben equipaggiato con tutto ciò che oggi l'industria militare occidentale può offrire. Omar indossava vecchi vestiti sporchi e stava raccogliendo pietre con il suo asino. Omar non fa neppure parte dei cosiddetti "danni collaterali" in quanto purtroppo colpito dal proiettile sbagliato o da una bomba durante un attacco militare. Nelle nostre guerre moderne, dove tutto è calcolato con precisione, a volte qualcuno si trova proprio nel momento sbagliato nel posto sbagliato. Ma non è stato così. No, un giovane soldato, armato fino ai denti e ben equipaggiato, ha mirato Omar, che era lì in piedi, con i vestiti logori e le pietre in mano, e ha deciso di sparargli. Un giovane soldato in una mattina invernale di sole ha sentito il bisogno di uccidere un uomo della sua stessa età che probabilmente ha considerato non tanto importante. Sapeva che questo atto non gli avrebbe mai procurato alcuna conseguenza.

Che non avrebbe dovuto giustificarsi con nessuno. Perché si trattava di un palestinese che non ha diritti e la cui vita non conta. Questo articolo è per Omar Maruf, perché la sua vita non conta. Perché la sua morte merita indignazione e rivendica giustizia. Perché ho visto i visi muti dei fratelli di Omar in lutto, perché ho udito tutti i suoi cugini parlare con rabbia impotente di questa morte. Mi hanno chiesto come si possa uccidere un giovane con tanta semplicità. Come sia possibile che il soldato israeliano non possa essere denunciato, che non esista giustizia, che a nessuno importi qualcosa. Perché si può semplicemente uccidere la gente come noi, perché ai palestinesi si può solo sparare? Perché nessuno fa qualcosa? Perché nessun governo al mondo ci aiuta, mentre il governo israeliano ritiene che le leggi del diritto internazionale per esso non valgano?

Così, questa è la storia della morte di Omar Maruf. Aveva vent'anni, ed era il padre di un bimbo di due anni. "Non andare troppo vicino al confine, è troppo pericoloso", lo aveva avvertito sua cugina Talal. Non ho scelta, aveva risposto Omar. Aveva un figlio che ha bisogno di cibo. Così è andato alla frontiera per raccogliere pietre. È successo alle 9.30 di mattina del 28 febbraio 2011. Talal era a circa 700 metri dal confine, sulla sua terra. Quando i soldati israeliani hanno aperto il fuoco, Omar era a 400 metri, oltre la zona cosiddetta cuscinetto, la striscia di terra larga 300 metri lungo il confine con Israele, in cui i militari israeliani hanno vietato di entrare sotto minaccia di morte. Si può discutere se sia lecito dichiarare pubblicamente di sparare qualsiasi civile di uno stato confinante che si trovi sul proprio terreno agricolo vicino al confine. Ma questo non è importante, Omar era a più di cento metri di distanza da questa zona.

Talal non riusciva a vedere Omar da dove si trovava, non sapeva cosa gli fosse successo, se gli spari lo avessero colpito. I soldati hanno sparato diverse raffiche e, con l’ultima, hanno sparato l'asino. Talal ha potuto vedere come è morto. Perché l'asino, ci si domanda, un' inutile e ulteriore crudeltà. Ma Talal non sapeva ancora cosa fosse successo ad Omar. Poco dopo, due ruspe e un tank hanno fatto irruzione nella striscia, e per Talal è stato impossibile avvicinarsi. Perfino all'ambulanza della Croce Rossa che lei aveva chiamato non è stato permesso di avvicinarsi al carro con l'asino, e questo anche dopo diversi tentativi di richiesta agli israeliani. Il bulldozer ha cominciato a scavare un fossato attorno al carretto con l'asino morto, a quasi mezzo chilometro di distanza dal territorio del proprio stato. Perché, ci si domanda. Perché hanno scavato un fossato attorno al carretto? Poco dopo, Talal ha visto da una distanza di sicurezza che il corpo senza vita di Omar veniva portato nel tank. Perché, ci si domanda. Perché si prendono Omar? Forse volevano curarlo, ha detto suo cugino. Curarlo? Per due ore, i paramedici della Croce Rossa hanno cercato di scoprire cosa fosse successo ad Omar, dove si trovava, se era ancora vivo. Inutilmente. Infine, il personale paramedico ha ricevuto una chiamata dall’ospedale di Gaza City: dal passaggio israeliano di Erez era stato portato un corpo, Omar era morto.

"Che diavolo stava pensando il soldato quando gli ha sparato?" mi chiede suo cugino. "Pensava che rappresentasse un serio pericolo? Lui non ha nemmeno i soldi per comprare il latte per il suo bambino. Pensava che avesse i soldi per un arma? Pensava che avesse un carro armato?". Come se io fossi in grado di rispondere. Così ho cercato di capire perché i soldati si sono portati via Omar. La famiglia è convinta che volevano aiutarlo. A uno dei suoi fratelli chiedo se erano visibili sul suo corpo tracce di una terapia medica. Scuote la testa. "No", dice, "ho visto il suo corpo. Non c’erano segni di puntura di siringa, né bende. Il proiettile è entrato nella parte sinistra del corpo, ed è uscito dall'altra". Un proiettile dumdum, che causa il massimo danno. Secondo la convenzione di Ginevra del 1889, dichiarazione 3, i proiettili che esplodono all'impatto sul corpo sono vietati. Taccio sul fatto che tutto questo molto difficilmente può corrispondere alla versione in cui i soldati volevano prestare aiuto. Forse è troppo rassicurante l'idea che uno di loro abbia realmente visto Omar come un essere umano bisognoso di aiuto.

Ma qualcosa era cambiato in lui. Quando il corpo morto di Omar ha raggiunto l'ospedale, c’era un cartellino fissato al suo petto. "Terrorista", diceva.

Omar Maruf è l'ottavo civile morto sparato nella zona cuscinetto negli ultimi due mesi. Dall’inizio dello scorso anno sono oltre un centinaio i lavoratori e i contadini sparati dai cecchini israeliani nella zona cuscinetto. 18 di loro sono morti.

Vera Macht vive e lavora a Gaza dall’aprile 2010. È un attivista per la pace e una reporter della lotta quotidiana della gente di Gaza (Vera.Macht@uni-jena.de).

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Scelto e tradotto per Voci Dalla Strada da Old Hunter


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