martedì 8 marzo 2011

LAZIO: LE DONNE TRAINO DELL’OCCUPAZIONE NEGLI ANNI 2000

La regione prima in Italia per crescita dell’occupazione femminile: 263mila lavoratrici in più nell’ultimo decennio (+38,4%). Ma pesano disoccupazione giovanile e difficoltà di accesso ai ruoli direttivi.

Le donne traino dell’occupazione negli anni 2000. Il 54,7% dei 481mila nuovi posti di lavoro creati nel Lazio nell’ultimo decennio ha interessato le donne. Si tratta di 263mila occupate in più, un incremento che ha portato la quota di lavoratrici sul totale degli occupati dal 38,4% del 2000 al 41,9% del 2010. È quanto emerge dal 1° Rapporto Censis «Donne al lavoro nel Lazio». Il tasso di crescita dell’occupazione femminile (+38,4%) è stato doppio rispetto a quello maschile (+19,8%). E il Lazio è la regione italiana che ha registrato l’incremento più alto di donne che lavorano sia con riferimento all’ultimo decennio (+38,4% contro una crescita media nazionale del 15,4%), sia rispetto agli ultimi cinque anni, malgrado il rallentamento dovuto alla congiuntura economica (+9,2% tra il 2005 e il 2010).

L’ascesa delle donne di origine straniera. La recente crisi sembra non avere scalfito la propensione al lavoro delle donne immigrate. Il già elevato livello di occupazione riscontrato nel 2008 (58,7%) ha segnato un ulteriore balzo in avanti, arrivando a quota 59,8% nel 2009. È sul fronte del lavoro autonomo che le lavoratrici straniere mostrano il loro lato più dinamico. 7.446 imprese con titolari straniere nel 2010, pari al 10,2% delle imprese femminili complessive della regione, contro un valore medio nazionale dell’8,7%. E a Roma la percentuale arriva al 13%.

Il nodo delle giovani. Non mancano però problemi e criticità. A fronte di un forte incremento delle occupate over 45 nell’ultimo quinquennio (+24,6% tra i 45 e i 55 anni e +23,5% oltre i 55 anni), le giovani con meno di 35 anni hanno però visto ridursi il proprio livello occupazionale (-5,7%). Parallelamente, è aumentata la difficoltà a trovare lavoro per le giovanissime, come evidenziato dal deciso incremento del tasso di disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni, passato dal 28,6% del 2005 al 36,4% del 2009. Tra le giovani di età 15-29 anni sono il 20,2% quelle che non studiano e non lavorano, percentuale ben al di sopra di quella maschile (14,6%).

Un’offerta di lavoro estremamente qualificata. Considerando la popolazione di età 30-34 anni, il Lazio è la regione con la più alta percentuale di donne in possesso del titolo di studio universitario: il 32,3% contro una media nazionale del 23%. Tuttavia, nel 2010 ben il 45,3% delle lavoratrici laziali laureate risultava sottoinquadrata: una percentuale di gran lunga superiore a quella media italiana (39,5%) e soprattutto a quella maschile (31,6%).

Le difficoltà di accesso ai ruoli direttivi. Mentre nel resto d’Italia la presenza delle donne nelle posizioni apicali va aumentando nel tempo (le donne passano da una quota pari al 24,8% del totale dei dirigenti nel 2005 al 27,4% nel 2010, e dal 39,6% al 41% dei quadri), nel Lazio al contrario diminuisce. Scende dal 28,5% al 25,3% l’incidenza delle donne tra i dirigenti, e dal 44% al 38,9% l’incidenza tra i quadri.

Conciliare vita e lavoro, un cammino ancora tutto in salita. Il Lazio è una delle regioni del Centro-Nord in cui la diffusione del part time tra le occupate risulta più bassa (il 29,5% contro il 37,6% del Trentino Alto Adige, il 33,7% dell’Umbria, il 30,4% della Lombardia) e dove soprattutto tale quota è rimasta stabile nel tempo. Già nel 2000 tale valore si collocava attorno a quello attuale (29,1%), mentre nel resto d’Italia si registrava un incremento della incidenza del part time tra le occupate dal 24,6% del 2000 al 28,9% del 2010. È indicativo che il Lazio è diventata la regione italiana dove è più alta l’età media al parto delle donne, dopo la Sardegna, sia in generale (32 anni contro una media nazionale di 31) che con riferimento al primo figlio (30 anni e 9 mesi, contro una media nazionale di 30 anni).

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