mercoledì 9 marzo 2011

MUCCA PAZZA: COLDIRETTI, DOPO DIECI ANNI ZERO CASI IN ALLEVAMENTI

Nel 2010 per la prima volta non si è verificato negli allevamenti italiani nessun caso di mucca pazza a conferma dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate durante i dieci anni dall’inizio dell’emergenza nel 2001 quando si scoprirono 50 casi.

E’ quanto è emersonel corso dell’incontro “Mucca pazza: dieci anni dopo”, promosso dalla Coldiretti e dalla Fondazione Univerde il 9 marzo, a dieci anni dal varo delle misure emergenziali nazionali, che ha confermato l’assoluta garanzia di sicurezza della carne italiana.

L'encefalopatia spongiforme bovina (Bse), cosiddetta sindrome della “mucca pazza”, viene diagnosticata per la prima volta in un allevamento in Gran Bretagna nel 1985 e qualche anno dopo le farine animali, utilizzate come mangime destinato all’alimentazione del bestiame, vengono identificate come causa dell'epidemia dopo essere state a lungo sponsorizzate da gran parte del mondo scientifico. “Si è trattato della dimostrazione che la scienza non è infallibile e che, quando si tratta di questioni alimentari, occorre procedere con prudenza per evitare danni irreparabili”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che la “mucca pazza ha rappresentato un precedente determinante per l’affermazione del principio della precauzione nell’introduzione di nuove tecnologie nell’ambito alimentare che di fatto ha contribuito ad evitare contaminazioni da Ogm (Organismi Geneticamente Modificati) nell’agricoltura italiana”.

Dalla Gran Bretagna dove si sono verificati centinaia di migliaia di casi negli allevamenti la malattia è stata “esportata” in tutta Europa nonostante i provvedimenti cautelativi adottati dall’Unione Europea. Il primo caso di mucca pazza in Italiaviene individuato il 16 gennaio 2001 e riguarda una vacca di circa 6 anni di età, macellata l'11 gennaio che proviene da un allevamento del bresciano. L'animale era stato sottoposto ad esame nell'ambito del programma di screening di massa sugli animali superiori ai trenta mesi macellati, in vigore dal 1 gennaio 2001 e il ministro della Sanità decide per l'abbattimento di tutti i capi di bestiame provenienti dall'allevamento dove è stata trovata la vacca con il morbo il 17 gennaio 2001. In quell’anno vengono individuati 50 casi in Italia, un numero estremamente contenuto, rispetto agli altri paesi europei, che tuttavia non mancherà di provocare pesanti effetti sui quasi centomila allevamenti presenti in Italia a causa del drastico crollo dei consumi. Tempestivamente, nel corso di una conferenza stampa sull'emergenza "mucca pazza”, la Coldiretti presenta la proposta al Governo di un piano globale per la zootecnia italiana e le iniziative di mobilitazione a sostegno. I contenuti dell’intervento straordinario di rigenerazione del patrimonio zootecnico da approvare con la massima urgenza sono finalizzati a garantire la sicurezza alimentare, ad avviare una riforma strutturale e organica del settore e ad assicurare la trasparenza dell'informazione.

Dopo dieci anni la Bse è di fatto scomparsa dagli allevamenti italiani per l'efficacia delle misure adottate per far fronte all'emergenza come - sottolinea la Coldiretti - il monitoraggio di tutti gli animali macellati di età a rischio, il divieto dell'uso delle farine animali nell'alimentazione del bestiame e l'eliminazione degli organi a rischio Bse dalla catena alimentare. Per le misure di sorveglianza “attiva” sono stati spesi dal 2001 ad oggi oltre 6 milioni di test finanziati dallo Stato italiano per un costo stimabile intorno oltre i 100 milioni di euro.

CASI DI “MUCCA PAZZA” NEGLI ALLEVAMENTI ITALIANI

Anno Numero casi
2001 50*
2002 36*
2003 31
2004 7
2005 8
2006 7
2007 2
2008 1
2009 2
2010 0
Totale 144
(*) due bovini esteri
Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Ministero della Salute

DOPO DIECI ANNI L’EMERGENZA MUCCA PAZZA E’ ALLE SPALLE

27 dicembre 2000 - Viene emanata la direttiva UE che sancisce il divieto, dal 1 marzo 2001 di impiegare "rifiuti di origine animale per la produzione di mangimi destinati agli animali d'allevamento”.

1 gennaio 2001 – Scatta l’obbligo di sottoporre al test per scoprire la Bse tutti i bovini macellati di età superiore ai 30 mesi.

16 gennaio 2001 - Primo caso di mucca pazza in Italia. La vacca di circa 6 anni di età, macellata l'11 gennaio, proviene da un allevamento del bresciano. L'animale era stato sottoposto ad esame nell'ambito del programma di screening di massa sugli animali superiori ai trenta mesi macellati, in vigore dal 1º gennaio 2001.

17 gennaio 2001 - Il ministro della Sanità decide per l'abbattimento di tutti i capi di bestiame provenienti dall'allevamento dove è stata trovata la vacca con il morbo.

25 gennaio 2001 – Nel corso di una conferenza stampa sull'emergenza "mucca pazza” la Coldiretti presenta la proposta al Governo di un piano globale per la zootecnia italiana e le iniziative di mobilitazione a sostegno. I contenuti dell’intervento straordinario di rigenerazione del patrimonio zootecnico da approvare con la massima urgenza sono finalizzati a garantire la sicurezza alimentare, ad avviare una riforma strutturale e organica del settore e ad assicurare la trasparenza dell'informazione.

29 gennaio 2001 – Il Consiglio dei ministri agricoli dell’Ue, per fronteggiare la malattia della mucca pazza, decide di eliminare la colonna vertebrale dai bovini di età superiore a dodici mesi, condannando, dal 31 marzo 2001, la fiorentina.

16 febbraio 2001 - Secondo caso di mucca pazza in Lombardia.

9 marzo 2001 - Conversione in legge del D.L. 11 gennaio 2001, n. 1, recante: “Disposizioni urgenti per la distruzione del materiale specifico a rischio per encefalopatie spongiformi bovine e delle proteine animali ad alto rischio, nonché per l'ammasso pubblico temporaneo delle proteine animali a basso rischio”.

31 agosto 2001 – Viene approvato un decreto legge che estende a tutti i bovini macellati con età superiore ai 24 mesi l'obbligo del test anti-Bse.

1 luglio 2001 - Entrano in vigore nell’Unione europea i nuovi regolamenti per sradicare la Bse. Viene riconfermato il divieto totale all’uso delle farine animali solo per i ruminanti. Per il futuro sarà possibile utilizzare resti di polli e maiali nei mangimi a due condizioni: che non servano per alimentare la stessa specie; che possa essere garantito il controllo dell’intera filiera. La distruzione del materiale a rischio dovrà avvenire secondo regole dettagliate, precise e sicure.

1 gennaio 2002 – Entra in vigore il sistema obbligatorio di etichettatura completa delle carni bovine in circolazione sul mercato che consente di conoscere l'origine della carne acquistata con riferimento agli Stati di nascita, di ingrasso, di macellazione e di sezionamento, nonché un codice di identificazione che rappresenta una vera e propria carta d'identità del bestiame. E’ la misura di salvaguardia che risolve la crisi della mucca pazza.

31 dicembre 2005 - Torna la bistecca alla fiorentina ottenuta da animali intorno ai 18 mesi di età.

23 aprile 2008 – Viene pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea il regolamento che innalza da 24 a 30 mesi l'età dei bovini per i quali è consentita la commercializzazione di carne con la colonna vertebrale. E’ il ritorno della fiorentina "matura".

2010 – Per la prima volta sono zero i casi accertati. Per le misure di sorveglianza “attiva” sono stati spesi dal 2001 ad oggi oltre 6 milioni di test finanziati dallo Stato italiano per un costo stimabile intorno oltre i 100 milioni di euro.

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Ministero della Salute


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