di Alessandro Proietti
Il responso dei medici è stato impietoso: tumore al fegato. E per il campione francese del Barcellona, Eric Abidal, il dramma ha avuto inizio. Ieri il giocatore è stato operato ed in queste ore, se non si avranno ulteriori complicazioni, il difensore transalpino potrà iniziare le terapie riabilitative ed antitumorali. Stagione finita per lui. Dubbi sul proseguo della sua carriera.
Il mondo del calcio è sotto choc, colpito dall’ennesima vicenda sospetta. Le patologie tumorali non sono molto comuni tra i giocatori in attività, ma la casistica si arricchisce di un ulteriore grave episodio, dopo i drammatici casi di Sla e disfunzioni cardiache.
C’è chi sostiene che le patologie siano diretta conseguenza di un abuso di farmaci proibiti, ma ancora non è stata dimostrata l’effettiva correlazione.
Nei giorni scorsi la polemica sulla ‘presunta serietà’ dei controlli antidoping sui giocatori del Barcellona e del Valencia era stata innescata dalla radio privata spagnola ‘Cadena Cope’ (di proprietà della Conferenza episcopale iberica). In particolare si contestava al Valencia la presunta vicinanza al dott. Eufemiano Fuentes, medico al centro delle inchieste della magistratura ordinaria sul doping nello sport spagnolo (compreso il ciclismo).
Il Barcellona ha reagito alle accuse con un duro comunicato, nel quale ha espresso ‘assoluta indignazione’ davanti alla ‘gravi insinuazioni’ della radio spagnola, da molti indicata come vicina al Real Madrid. Per il giornale catalano, ‘Mundo Deportivo’, vicino al Barcellona, la mossa di Cadena Cope ha avuto il fine di destabilizzare la capolista, i blaugrana appunto, al vertice della Liga spagnola con 5 punti di vantaggio sulla squadra di Josè Mourinho.
Uno studio italiano del 2000, commissionato dal pm Raffaele Guariniello (in seguito alle accuse sollevate da Zeman contro i metodi del dott. Agricola, medico sociale della Juventus), ha fornito le percentuali di insorgenza di alcune patologie tra gli ex ed i calciatori in attività. Due sono le malattie più comuni: leucemia e cancro al fegato, ma anche altre malattie rarissime come la Sla. Fra gli ex giocatori di serie A, B e C, le morti per leucemia linfoide (di cui è morto il difensore della Juventus Andrea Fortunato) sono state 35 volte più numerose che nel resto della popolazione. Per le morti da tumore epatico, il rischio è 8 volte superiore. Colpa degli anabolizzanti, rivela lo studio, per il cancro al fegato e dell’ormone della crescita per la leucemia linfoide.
Per quanto riguarda la Sla (sclerosi laterale amiotrofica) i dati sono allarmanti, anche ancora non si è riusciti a dimostrare un effettivo collegamento tra uso di sostanze dopanti e insorgenza della malattia. Il procuratore torinese Guariniello ha accertato che nel mondo del calcio, tra il 2004 ed il 2008, ci sono stati ben 43 casi di Sla su 30mila calciatori presi in esame. Con un' incidenza di 143 casi ogni 100mila individui. Questo è un dato 24 volte superiore rispetto alla popolazione (6 casi su 100mila).
Diversi calciatori sono morti anche per disfunzioni cardiache. Ultimo in ordine di tempo il giocatore dell’Espanyol Daniel Jarque, colpito nell’agosto del 2009 da un attacco di cuore nella sua stanza a Coverciano, mentre era in ritiro con la squadra. Due anni prima, sempre un giocatore spagnolo, Antonio Puerta, era deceduto in seguito a diversi attacchi cardiaci. La malattia scatenante, la displasia ventricolare destra aritmogenica, sarebbe potuta essere diagnosticata con esami medici più approfonditi.
E proprio la superficialità di alcuni cardiologi nei controlli può rappresentare un ulteriore fattore di rischio per gli atleti.Destarono sgomento e preoccupazione, soprattutto tra i calciatori, le morti ‘in diretta’ del camerunense Marc-Vivien Foé nel 2003 e dell’ungherese Miklos Feher l’anno seguente. I due giocatori furono colpiti da attacchi cardiaci sul terreno di gioco ed a nulla valsero i tentativi di rianimarli.
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