sabato 7 gennaio 2012

IL RITORNO DELLA POVERTÀ DI MASSA IN EUROPA

Nell'Unione Europea nel 2010 quasi una persona su quattro era minacciata dalla povertà o dalla depravazione sociale. Questa è la conclusione di un rapporto ufficiale della Commissione Europea presentato a dicembre

Secondo il rapporto, 115 milioni di persone, ovvero il 23% della popolazione della UE, sono state indicate come povere o socialmente depravate. Le cause principali sono disoccupazione, età anziana e bassi salari, con più dell'8% di tutti gli occupati in Europa che ora fanno parte dei "poveri che lavorano".

Genitori singoli, immigrati e giovani sono i più colpiti. Tra i giovani, la disoccupazione è alta più del doppio che tra gli adulti. In settembre 2011 circa il 21,4% di tutti i giovani nella UE non aveva nessuna occupazione. La Spagna guida tutti gli altri paesi della UE con un tasso di disoccupazione giovanile del 48%. In Grecia, Italia, Irlanda, Lituania, Lettonia e Slovacchia la disoccupazione giovanile è tra il 25% ed il 45%.

In paesi come la Germania, l'Olanda e l'Austria, i tassi di disoccupazione giovanile sono più bassi soltanto perché la formazione prende più tempo e molti giovani disoccupati sono "parcheggiati" in tutti i generi di programmi che li escludono dalle statistiche ufficiali. Ma anche in questi paesi la probabilità di ottenere un posto di lavoro pagato decentemente sta diminuendo. Circa il 50% di tutti i nuovi contratti d'impiego nella UE sono contratti di lavoro temporanei. Per i lavoratori di età da 20 a 24, il rapporto è del 60%.

La crescita della povertà e della depravazione sociale non è semplicemente un risultato della crisi economica, ma piuttosto il risultato di una deliberata politica da parte dei governi europei e dell'Unione Europea. Malgrado queste statistiche allarmanti, le autorità continuano a ridurre drasticamente la spesa sociale, ad aumentare l'età pensionabile, ad eliminare posti di lavoro del settore pubblico e ad espandere il settore a basso salario—tutte misure che estendono ed approfondiscono la povertà. Con la decisione all'ultimo vertice della UE di includere un "freno al debito" nella costituzione di tutti gli stati membri della UE, i governi si sono privati di potenzialmente qualsiasi possibilità di alleviare la crisi sociale attraverso misure fiscali.

Dopo la II Guerra Mondiale, quando in Europa la disoccupazione e la povertà erano molto estese, persino i governi di destra si sentirono obbligati a promettere un futuro migliore e più prospero. Oggi, tutti i governi europei non hanno nulla da offrire alla popolazione lavoratrice a parte sacrifici e privazioni.

Ogni discorso per il nuovo anno ha echeggiato questo tema. Il primo ministro greco Lucas Papademos ha avvertito i suoi connazionali, che sono già stati soggetti a tagli brutali, che "Dobbiamo continuare i nostri sforzi con determinazione di modo che i sacrifici che abbiamo fatto finora non saranno stati invano".

Il presidente francese Nicholas Sarkozy ha proclamato: "Questa crisi straordinaria, senza dubbio la più grave dalla Seconda Guerra Mondiale, non è finita ... state terminando l'anno più ansiosi per voi e per i vostri figli".

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha minacciato: "Senza dubbio il prossimo anno sarà più difficile del 2011". Ed il presidente italiano Giorgio Napolitano, un ex stalinista che ha passato decenni nel Partito Comunista, ha invitato la popolazione italiana a fare sacrifici allo scopo di equilibrare il bilancio nazionale: "Nessuno, nessun gruppo sociale può oggi evitare l'impegno a contribuire a mettere ordine alle finanze pubbliche allo scopo di impedire il crollo finanziario dell'Italia", ha dichiarato.

La pretesa che le misure di austerità stiano venendo utilizzate per consolidare le casse nazionali è una vistosa bugia. Le finanze pubbliche sono insolventi perché sono state saccheggiate dalla stessa elite finanziaria che ora beneficia delle misure di austerità. Le imposte sui profitti, sulla proprietà e sui redditi alti sono state ridotte ripetutamente. Molti paesi dell'Europa orientale, dove la proprietà è particolarmente alta, hanno introdotto un'imposta proporzionale di meno del 20%. Tre anni fa, trilioni di fondi pubblici sono stati trasferiti nelle camere blindate delle banche per coprire le loro perdite speculative.

Il rapporto della UE che documenta la crescita della povertà contiene anche delle cifre sul crescente divario tra ricchi e poveri. In Germania, l'1% più ricco della popolazione possiede il 23% di tutta la ricchezza ed il decimo più ricco ne controlla il 60%. Metà della popolazione possiede appena il 2% di tutta la ricchezza. Il rapporto sostiene: "Una struttura dove i poveri possiedono meno del 5%, le classi medie possiedono il 30-35% ed i ricchi possiedono più del 60% rappresenta un modello tipico che si troverà nella maggior parte dei paesi europei".

L'elite finanziaria che monopolizza un'enorme proporzione delle risorse sociali ha perduto qualsiasi inibizione sociale. Nel periodo post bellico, con le memorie dei crimini di guerra ancora fresche ed i sentimenti socialisti molti estesi, è stata costretta a compiere concessioni sociali per preservare il suo dominio. Anche l'esistenza dell'Unione Sovietica ha esercitato un effetto mitigante. Nonostante la degenerazione stalinista, le relazioni della proprietà nazionalizzata istituite dalla Rivoluzione Russa hanno rappresentato un'alternativa possibile al cosiddetto libero mercato.

Nel corso degli ultimi venti anni l'elite finanziaria ha perduto ogni contenimento e ha dichiarato guerra alla classe lavoratrice. Se delle elezioni democratiche la ostacolano, le mette da parte—come in Grecia e Italia, dove sono stati installati dei governi tecnocratici che sono responsabili solamente verso le banche. L'oligarchia finanziaria non rifugge neppure dalla soppressione violenta della resistenza sociale, come esemplificato dall'evizione con la forza dei dimostranti di Occupy attraverso gli USA ed internazionalmente.
Come l'aristocrazia francese del tardo 18° secolo alla vigilia della rivoluzione, l'aristocrazia finanziaria di oggi non è disposta a cedere neppure una piccola frazione dei suoi privilegi o della sua ricchezza.

L'elite finanziaria è sostenuta dai rappresentanti delle classi medie ricche nei media, nei partiti politici istituiti, nei sindacati e nel milieu della ex sinistra, che insiste che non vi è nessuna alternativa all'austerità e che utilizzerà qualsiasi mezzo per sabotare l'opposizione sociale.

Un tipico rappresentante di queste specie è l'ex leader del Partito Verde tedesco Joschka Fischer. Nell'edizione della vigilia di capodanno del Süddeutsche Zeitung, l'occupante abusivo radicale di un tempo e più tardi ministro degli esteri tedesco ha accolto entusiasticamente le ultime misure di austerità concordate dalla UE ed ha concluso con un inno di lode ai mercati finanziari. "E a chi dobbiamo tutto questo progresso europeo?" ha scritto. "Alla saggezza dei nostri leader? Sfortunatamente no. E'stato dovuto quasi esclusivamente alla pressione dei grandemente calunniati mercati!".

Il ritorno della povertà di massa in Europa pone la scena per il ritorno della rivoluzione. La classe lavoratrice ed i giovani devono prepararsi per l'inevitabile confronto con l'elite finanziaria rompendo con i suoi rappresentanti politici nella socialdemocrazia, nei sindacati, nei partiti di sinistra e nelle altre organizzazioni di pseudo-sinistra ed intraprendere la lotta per un programma socialista attraverso la costruzione dei partiti dell'Uguaglianza Socialista e del Comitato Internazionale della Quarta Internazionale in tutta Europa.

Peter Schwarz 


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