di Stella Spinelli
Due episodi gravi hanno travolto due giornalisti – uno in Messico, l’altro in Colombia – in un fine settimana che ha rimarcato quanto pericoloso sia svolgere questa professione in America Latina.
In Messico, la corrispondente della rivista Proceso en Veracruz, Regina Martínez, è stata ritrovata morta sabato nel bagno di casa con evidenti segni di strangolamento. Martínez, da trent'anni, si occupava di inchieste e articoli su narcotraffico e corruzione e aveva pestato i piedi a molti pezzi grossi, anche delle istituzioni.
In Colombia, invece, è scomparso nella selva il giornalista francese Romeo Langlois, 35 anni, corrispondente di France 24, che stava realizzando un reportage nel Caquetà sulle operazioni anti narcotici delle forze militari colombiane. Mentre la pattuglia dell’esercito con la quale si stava muovendo è stata attaccata dalla guerriglia delle Farc, Langlois e la sua troupe è stata coinvolta nello scontro. Il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzón, ha precisato che per il moneto si può soltanto dire che è scomparso, perché non ci sono prove che sia stato preso dai guerriglieri. ”Il bilancio di questo scontro è di quattro morti e otto feriti. Cinque soldati sono scomparsi per un po’ ma sono già stati ritrovati. Due sono feriti. Nessuna notizia invece del giornalista”, ha precisato una fonte del ministero della Difesa. Il giornalista francese si trova in Colombia da una decina d’anni ed è molto esperto del conflitto colombiano.
Entrambi gli episodi sono avvenuti nella stessa settimana nella quale in Brasile è stato ucciso da colpi di pistola sparati a bruciapelo il giornalista Décio Sá, e in Honduras è stato ammazzato sempre con un’arma da fuoco il presentatore televisivo Noel Alexander Valladares Escoto. Sá era conosciuto per le sue polemiche denunce contro i politici e con la sua morte sale a 4 il numero di giornalisti uccisi in Brasile. Sono invece 18 quelli morti ammazzati negli ultimi due anni in Honduras, dal 2009 in mano a un governo espressione di un golpe.
L’America Latina nel 2011 si è rivelata la regione più pericolosa al mondo per la sicurezza dei giornalisti, con il Messico a detenere questo triste scettro. A stabilirlo è l’International Press Institute (IPI). Reporter sans Frontiers, invece, stabilisce che sia il Medio Oriente a detenere il record, seguito dal continente latinoamericano. Secondo l’organizzazione francese, infatti, in Medio Oriente dall’inizio dell’anno sono stati ammazzati 20 giornalisti e 18 in America Latina, 11 dei quali in Messico.
Giornalisti di Messico e Colombia riuniti questa settimana in Cile per l’incontro dell’Wan-Ifra, l’associazione mondiale di giornali e pubblicazioni, hanno denunciato che molti mass media si autocensurano su alcuni argomenti e si auto impongono alcune regole interne per proteggere la vita dei proprio reporter. Per esempio nel giornale El Siglo de Torreón, una delle testate più importanti del violento stato di Sinaloa, nessuno firma articoli che ricostruiscono episodi di violenza.
Due episodi gravi hanno travolto due giornalisti – uno in Messico, l’altro in Colombia – in un fine settimana che ha rimarcato quanto pericoloso sia svolgere questa professione in America Latina.In Messico, la corrispondente della rivista Proceso en Veracruz, Regina Martínez, è stata ritrovata morta sabato nel bagno di casa con evidenti segni di strangolamento. Martínez, da trent'anni, si occupava di inchieste e articoli su narcotraffico e corruzione e aveva pestato i piedi a molti pezzi grossi, anche delle istituzioni.
In Colombia, invece, è scomparso nella selva il giornalista francese Romeo Langlois, 35 anni, corrispondente di France 24, che stava realizzando un reportage nel Caquetà sulle operazioni antinarcotici delle forze militari colombiane. Mentre la pattuglia dell’esercito con la quale si stava muovendo è stata attaccata dalla guerriglia delle Farc, Langlois e la sua troupe è stata coinvolta nello scontro. Il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzón, ha precisato che per il moneto si può soltanto dire che è scomparso, perché non ci sono prove che sia stato preso dai guerriglieri. ”Il bilancio di questo scontro è di quattro morti e otto feriti. Cinque soldati sono scomparasi per un po’ ma sono già stati ritrovati. Due sono feriti. Nessuna notizia invece del giornalista”, ha precisato una fonte del ministero della Difesa. Il giornalista francese si trova in Colombia da una decina d’anni ed è molto esperto del conflitto colombiano.
Entrambi gli episodi sono avvenuti nella stessa settimana nella quale in Brasile è stato ucciso da colpi di pistola sparati a bruciapelo il giornalista Décio Sá, e in Honduras è stato ammazzato sempre con un’arma da fuoco il presentatore televisivo Noel Alexander Valladares Escoto. Sá era conosciuto per le sue polemiche denunce contro i politici e con la sua morte sale a 4 il numero di giornalisti uccisi in Brasile. Sono invece 18 quelli morti ammazzati negli ultimi due anni in Honduras, dal 2009 in mano a un governo espressione di un golpe.
L’America Latina nel 2011 si è rivelata la regione più pericolosa al mondo per la sicurezza dei giornalisti, con il Messico a detenere questo triste scettro. A stabilirlo è l’International Press Institute (IPI). Reporter sans Frontiers, invece, stabilisce che sia il Medio Oriente a detenere il record, seguito dal continente latinoamericano. Secondo l’organizzazione francese, infatti, in Medio Oriente dall’inizio dell’anno sono stati ammazzati 20 giornalisti e 18 in America Latina, 11 dei quali in Messico.
Giornalisti di Messico e Colombia riuniti questa settimana in Cile per l’incontro dell’Wan-Ifra, l’associazione mondiale di giornali e pubblicazioni, hanno denunciato che molti mass media si auto censurano su alcuni argomenti e si auto impongono alcune regole interne per proteggere la vita dei proprio reporter. Per esempio nel giornale El Siglo de Torreón, una delle testate più importanti del violento stato di Sinaloa, nessuno firma articoli che ricostruiscono episodi di violenza.
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