giovedì 12 aprile 2012

TARANTO: GREENPEACE, LA FUORIUSCITA DI CARBURANTE È UN AVVERTIMENTO

Greenpeace esprime sollievo per le notizie che ridimensionano la portata dell’incidente di Taranto che in un bacino chiuso come il Mar Grande avrebbe avuto un impatto devastante. Tuttavia, l’associazione è preoccupata per gli scenari “petroliferi” che si preparano in Italia, e nel Golfo di Taranto in particolare.

Le attività di ricerca, prospezione e estrazione degli idrocarburi nel Golfo di Taranto, erano vietate dal Decreto Legislativo n. 128 del 29 giugno 2010. Tuttavia col decreto legislativo n. 121 del 7 luglio 2011 il governo è riuscito a garantirne lo sfruttamento a compagnie petrolifere quali la Northern Petrolium UK, la Shell e l’ENI, che avevano presentato richieste di ricerca in quest’area, nonostante il fatto che una fuoriuscita di idrocarburi nel Golfo avrebbe immediate ripercussioni sulla fascia costiera.

A ciò si aggiunga che i fondi a disposizione del ministero per l’Ambiente per la prevenzione e il contrasto di simili incidenti sono orami al lumicino, grazie ai continui tagli del governo. A giugno scade la convenzione che garantisce un pattugliamento aereo e marittimo da parte della Capitaneria di Porto, mentre non è al momento previsto, per assenza di fondi, il rinnovo della convenzione con un soggetto privato incaricato degli interventi in caso di incidenti petroliferi.

«Stiamo scherzando col fuoco: favorire le attività estrattive e diminuire le risorse destinate a prevenire l’impatto dei disastri petroliferi è un errore strategico che non ci possiamo permettere» ha commentato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace.

Greenpeace chiede da tempo che non si effettuino attività di prospezione ed estrazione di idrocarburi in mare, regole severe per i trasporti e, soprattutto, misure di efficienza dei motori che rendano inutile l’estrazione delle ultime riserve petrolifere. Il Mediterraneo è di gran lunga il mare più inquinato dagli idrocarburi ma comunque vada, anche se non finisce in mare, il petrolio che utilizziamo trasforma, con le emissioni di CO2, il clima del nostro Pianeta e anche il Mediterraneo. 

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