sabato 28 aprile 2012

EGITTO: SÌ AL SESSO DOPO LA MORTE?

L’editorialista Amro Abdul Samea dalle pagine del giornale egiziano Al Ahram ha dato voce al Consiglio Nazionale Egiziano per le donne – NCW – il quale tramite la propria leader Mervat al-Talawi ha lanciato un appello al rappresentante della Egyptian People’s Assembly, il Dr. Saad al-Katatni, affinché non vengano approvate due proposte di legge in questi giorni al vaglio politico: la prima per legalizzare il matrimonio delle bambine dall’età di 14 anni e la seconda che consentirebbe ai mariti di avere rapporti sessuali con la propria moglie entro 6 ore dalla morte della donna.

La Mervat al-Talawi nel messaggio ha chiesto che vengano affrontati i problemi delle donne egiziane, soprattutto a seguito delle rivolte popolari del febbraio 2011 che hanno portato un cambiamento nel paese destituendo il presidente Hosni Mubarak. La donna ha sollecitato i politici a non mortificare la dignità femminile con presunte interpretazioni religiose ed ha sottolineato che peggiorando la loro condizione a pagarne le conseguenze sarebbe l’intero sistema Paese, non fosse altro perché le donne rappresentano la metà della popolazione.

La richiesta di legalizzazione dei rapporti sessuali post mortem è stata sollevata da un religioso marocchino nel maggio 2011. Zamzami Abdul Bari, ha giustificato l’esigenza vista la validità del matrimonio anche dopo la morte, aggiungendo che anche le donne hanno lo stesso diritto nei confronti del marito deceduto. Due anni fa Zamzami aveva già sollevato polemiche in Marocco, quando si era detto favorevole all’uso di alcool da parte delle donne incinte.

Il parlamento egiziano appena eletto, a maggioranza islamista, viene pesantemente accusato di lanciare continui attacchi ai diritti delle donne.

L’intenzione è quella di cancellare molte delle leggi già in vigore che riconoscono diritti anche alle donne, specialmente riguardo alla possibilità di ottenere il divorzio dal partner senza ostacoli. Attualmente questo diritto viene riconosciuto dalla legge denominata Khula, ottenuta dopo anni di battaglie.

Prima dell’approvazione della Khula era necessario per una donna attendere 10-15 anni prima di ottenere il divorzio dal coniuge.

I membri islamisti del parlamento egiziano si giustificano definendo le leggi a favore delle donne, lesive dell’unità familiare e approvate principalmente per compiacere l’ex first lady del passato regime, Suzanne Mubarak che aveva posto molta attenzione ai temi e diritti delle donne egiziane.

di Paola Totaro 

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