giovedì 3 giugno 2010

FAO: prezzi agricoli in ribasso


Ma i prezzi sostenuti dei prodotti non cerealicoli mantengono ancora alta la fattura delle importazioni alimentari, specialmente nei paesi in via di sviluppo.

I prezzi internazionali di alcuni prodotti alimentari di base sono calati nel corso dei primi cinque mesi del 2010, secondo l'ultima edizione del rapporto semestrale della FAO Food Outlook, pubblicato oggi.

Nel mese di maggio 2010 l'indice dei prezzi dei prodotti agricoli della FAO è stato in media pari a 164 punti, in diminuzione rispetto ai 174 punti di gennaio, e molto più basso del picco di 214 raggiunto nella primavera del 2008, fa notare il rapporto.

La caduta dei prezzi dei cereali e dello zucchero è stato uno dei fattori trascinanti di questo declino. Il prezzo dello zucchero si è circa dimezzato rispetto al picco raggiunto all'inizio dell'anno, per le prospettive di un aumento significativo della produzione.

Ma l'agenzia fa notare che ciononostante il costo del paniere alimentare rimane in media circa un 69 per cento più alto degli anni 2002-04.

La maggior parte degli indicatori suggeriscono un aumento mondiale dell'offerta, uno dei fattori principali del brusco declino dei prezzi dei maggiori prodotti di base quest'anno secondo il rapporto. "Il boom dei prezzi registrato nel biennio 2008-2009 ha stimolato le semine e l'aumento di produzione di molte colture, che hanno avuto come conseguenza una ripresa delle scorte ed un aumento del rapporto stock/utilizzo, una tendenza che è probabile prevarrà anche nel 2010/11", si legge nel rapporto.

Previsioni iniziali per il mercato cerealicolo mondiale 2010/11

Il rapporto Food Outlook fornisce le previsioni della FAO per l'andamento del commercio, delle scorte e dell'utilizzo di cereali nella prossima stagione 2010/11.

Le prime indicazioni suggeriscono un'altra stagione rassicurante, con una produzione mondiale che è probabile nel 2010 eguagli il record raggiunto nel 2008, e con gli approvvigionamenti in aumento per il terzo anno consecutivo.

Ma soprattutto, con una crescita produttiva che potrebbe non essere confinata solo agli esportatori, dal momento che si prevede che anche molti paesi importatori registreranno raccolti record.

Il calo dei prezzi maschera l'aumento della fattura delle importazioni

Nonostante il calo dei prezzi, il costo totale delle importazioni alimentari si prevede raggiungerà nel 2010 i 921 miliardi di dollari, circa 100 miliardi - ovvero l'11 per cento - in più rispetto al 2009, tuttavia ancora sotto la cifra record di 1 trilione di dollari del 2008, quando la crisi dei prezzi alimentari era al suo picco.

Buona parte del previsto aumento sarà alimentato dalla maggiore spesa per i prodotti non cerealicoli, che potrebbe aumentare sino al 17 per cento, e raggiungere 650 miliardi di dollari, vale a dire circa due terzi della spesa globale delle importazioni alimentari.

I caseari, gli oli vegetali e lo zucchero sono alcune delle derrate che spingeranno le fatture verso l'alto, per una combinazione sia di aumentati volumi d'importazione che di prezzi più alti. La spesa per questi prodotti importati eguaglierà o addirittura supererà i livelli record registrati nel 2008.

L'aumento del costo delle spedizioni è un altro fattore che farà salire la fattura delle importazioni alimentari. Le prime stime dell'andamento delle tariffe dei trasporti indicano che rispetto al 2009 sono circa il 75 per cento più alte.

Ne consegue che il costo per l'acquisto di derrate sul mercato internazionale da parte dei gruppi più vulnerabili dal punto di vista economico - i Paesi meno sviluppati (LDCs) ed i Paesi a basso reddito e con deficit alimentare (LIFDCs) - è destinato a salire rispettivamente del 10 e del 14 per cento rispetto allo scorso anno.

Zucchero e cereali in calo

Il prezzo dello zucchero è crollato dimezzandosi dal picco degli inizi dell'anno - quando ha raggiunto la media di 583 dollari la tonnellata, la più alta in 30 anni - per le previsioni di un significativo aumento della produzione.

Il calo del prezzo dei cereali è stato più modesto, intorno al 10 per cento, ma le previsioni di un'altra annata positiva potrebbero imprimere ai prezzi un'ulteriore spinta verso il basso.

Semi oleosi e caseari stabili

I prezzi dei semi oleosi sinora hanno retto alla spinta al ribasso, perchè la domanda è rimasta sostenuta e l'offerta in qualche modo più contenuta che nel caso dei cereali. Tuttavia, stime iniziali suggeriscono che i prezzi dei semi oleosi potrebbero calare nei prossimi mesi quando la risposta dell'offerta a prezzi sostenuti potrebbe allentare l'attuale limitata disponibilità.

Le prospettive non brillanti per la produzione lattiera in importanti paesi esportatori, sullo sfondo di una situazione di domanda sostenuta, stanno mantenendo stabili i prezzi internazionali dei prodotti caseari.

Carne e pesce in rialzo

Quelli che invece hanno registrato una brusca impennata sono stati i prezzi della carne, principalmente a causa del calo di produzione da una parte e all'aumento del consumo dall'altra. Il settore ittico sta beneficiando in qualche modo di un rilancio della domanda, ma, soprattutto, di una limitazione dell'offerta. Il mercato del salmone Atlantico rimane particolarmente stretto a causa di sfavorevoli sviluppi dell'offerta in Cile provocati da epidemie registrate nel settore dell'acquacultura di quel paese.

Fonte: FAO

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