mercoledì 5 gennaio 2011

IN USA PIOVONO UCCELLI. PERCHÉ?

Un bilancio di tremila animali in Arkansas, 500 in Lousiana. Che succede? Wired.it ha sentito il parere di un esperto

di Fabio Deotto
Tremila itteri alirosse piovono morti in una città dell’Arkansas, altri 500 in Louisiana, 100mila pesci muoiono di colpo nel fiume Arkansas. Apocalisse? No, le morie di massa sono piuttosto comuni. Ma nel caso dei 3000 itteri, la colpa sembrano essere i fuochi di artificio. Wired.it ha consultato un esperto. 

Chi ha visto Magnolia, il bel film di Paul Thomas Anderson del 1999, non avrà sicuramente dimenticato il finale in cui l’intera città viene percossa da una pioggia torrenziale di rane. Ecco, a Beebe, in Arkansas, è successo qualcosa di simile, solo che al posto delle rane in questo caso sono piovuti volatili. Itteri alirosse, per la precisione.

A partire dalle 23.30 della notte del 31 dicembre, i residenti della cittadina americana hanno cominciato a telefonare alle autorità, affermando di aver visto uccelli neri cadere dal cielo morti stecchiti. Il mattino seguente, Beebe sembrava il set di un film apocalittico. I pennuti morti erano ovunque: in strada, nei cortili delle case, sui tetti, sulle macchine parcheggiate, nel giro di poche ore il bilancio segnava un totale di 3000 volatili deceduti. Solo tre giorni dopo, un evento analogo è stato registrato in Louisiana. Qui i pennuti morti non superavano i 500, e fra le carcasse, oltre agli alirosse, c’erano anche degli storni.


Cos’è successo? Mentre i più invasati preparano i megafoni per annunciare l’avvento del giudizio universale, e mentre Sarah Palin invoca funerali di stato per i poveri pennuti, gli scienziati americani si sono già armati di olio di gomito e microscopio per dare una spiegazione logica all’accaduto.

Dai primi risultati compiuti sui pennuti di Beebe è possibile escludere l’ipotesi epidemia, dal momento che gli uccelli sembrano essere morti mentre volavano e in caso di malattia difficilmente si librano in volo. Inoltre non si sono registrate lesioni interne riconducibili a particolari patologie. Sui volatili della Louisiana sono registrati invece coaguli di sangue che secondo alcuni veterinari potrebbero suggerire che a causare la morte dello stormo sia stato un fronte freddo e un’accentuata denutrizione. Ma questa teoria male si accorda con le analisi compiute sugli itteri alirosse dell’Arkansas, i quali presentavano in gran parte violenti traumi al petto. Questo dato ha portato Karen Rowe e gli altri studiosi che hanno compiuto le analisi a decretare che la causa più probabile della morte dei volatili siano stati i botti di Capodanno. Per avere un’ulteriore parere scientifico abbiamo contattato Giuseppe Bogliani, professore associato di Ornitologia all’Università di Pavia.

Mi sembra che la lettura dei fatti che fa Karen Rowe, ornitologa della Arkansas Game and Fish Commission, sia abbastanza convincente,” afferma Bogliani, “ quindi accetterei l'ipotesi che a causare la morte degli itteri alirosse (non sono merli, anche se in Usa li chiamano blackbird come in Europa chiamiamo il merlo), siano stati gli effetti diretti e indiretti dei fuochi d'artificio".

Secondo la ricostruzione della Rowe le esplosioni dei fuochi d’artificio, oltre a colpire direttamente i pennuti, li avrebbero spaventati al punto da indurli a volare più basso, vicino ai tetti degli edifici, portandoli di conseguenza a scontrarsi violentemente con le strutture cittadine e tra di loro. Questa versione è confermata anche dalle testimonianze dei cittadini che sostengono di aver visto uccelli che “volavano impazziti in ogni direzione” man mano che i botti crescevano d’intensità.

Chi si ostina a voler leggere in queste morti di massa il sintomo di un disastro ambientale incombente o di un chissà quale apocalisse soprannaturale, si rassegni. E si rassegnino anche quanti cercano di collegare gli uccelli morti di Beebe con i 100mila pesci morti 200 chilometri più in là, lungo il corso del fiume Arkansas (si pensa a causa di un’epidemia). Eventi di questo tipo, per quanto biblici o catastrofici possano sembrare, non sono infatti così isolati. Fuochi d'artificio a parte” rivela in proposito Bogliani “ le morie più o meno di massa sono la norma, soprattutto per gli uccelli migratori”.  

Il motivo per cui eventi così massicci e frequenti passano in sordina è che probabilmente spesso avvengono in mare, dove non c’è nessuno che li possa testimoniare. “ Nei contingenti di passeriformi europei di piccole dimensioni che ogni anno migrano attraversando il Mediterraneo e il Sahara, solo una frazione di circa la metà farà ritorno alle aree nelle quali si era riprodotta la primavera precedente” spiega l’ornitologo “ la parte restante muore nel corso della migrazione o durante lo svernamento. Per uccelli di pochi grammi, che effettuano l'attraversamento di ampi tratti di mare senza scalo, la capacita' di sostenere il consumo energetico del volo dipende da scorte di grasso accumulate prima della partenza. Se durante l'attraversamento si verificano forti e sostenuti venti contrari, si puo' verificare una mortalità di massa per sfinimento". 

E se ancora non riuscite a smettere di pensare alla pioggia di rane inscenata in Magnolia, sappiate che a volte le rane piovono per davvero. L’ultima volta è successo lo scorso giugno, in Ungheria, e prima ancora in Giappone, nel 2009, quando centinaia di rane morte hanno bersagliato la Prefettura di Ishikawa. Secondo gli esperti, a scaraventarle lì erano stati i forti venti che hanno colpito la regione in quel periodo.

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