lunedì 14 marzo 2011

FINO A IERI ERAVAMO “SCIACALLI”. E ADESSO?

Mentre esplode una centrale in Giappone, Chicco Testa - manager director di Rothschild Italia- definisce sciacalli coloro che sono contrari al ritorno del nucleare.  

A Fukushima è esploso uno dei 4 edifici del complesso della centrale nucleare, in seguito al violento terremoto di ieri. Si parla di non meno di 45 mila persone costrette a lasciare le proprie abitazioni per motivi di sicurezza. La televisione Nhk ha mostrato una nuvola di fumo bianco sopra la centrale. E secondo l'emittente l'esplosione sarebbe stata molto più potente delle iniziali stime, al punto che si sarebbe polverizzata la gabbia desterna di contenimento di uno dei reattori. Il tetto e parte delle mura dell'edificio sono crollate e alcuni operai sarebbero rimasti feriti (http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_12/giappone-esplosione-centrale-nucleare_7d19a966-4c80-11e0-8264-fe1c829faf1a.shtml).

Passiamo rapidamente dal Giappone all'Italia e vediamo che "Ogni otto anni mediamente in Italia si verifica un terremoto con conseguenze da gravi a catastrofiche (da "Pericolosità sismica del territorio nazionale"a cura di Dario Slejko dell ‘ Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste). Nonostante ciò il Governo italiano si è lanciato nella corsa al ritorno del nucleare, sostenuto da una "comoda" opposizione (PD e IDV) che in Europa ha votato a favore, sostenendo la necessità di tale fonte di produzione di energia elettrica.

Ma la cosa più avvilente è sentire Chicco Testa, presidente del Forum nucleare italiano, un tempo alla guida di Legambiente e della mobilitazione ambientalista dopo il disastro di Chernobyl (1986), ed ora Managing Director di Rothshild Italia, affermare che "Chi trae spunto da questa tragedia [Giappone, nda] per fare polemica sul nucleare è uno sciacallo, visto che ci troviamo di fronte a uno dei più grandi terremoti nella storia del mondo. Questo la dice lunga sul livello di certi politici". 

Dato che anche noi, secondo la definizione aristotelica, ci consideriamo politici e vogliamo partecipare alle scelte di governo, in quanto pretendiamo di essere cittadini sovrani, vediamo meglio di capire la posizione e le motivazioni di Chicco Testa, ex presidente di ENEL ed oggi fondatore di un sito «pro nuke» finanziato dalla stessa Enel (da http://blog.panorama.it/italia/2010/11/04/chicco-testa-ha-un%E2%80%99idea-diversa-traditore/), che in quanto protagonista della costruzione di centrali nucleari, ritiene che il nucleare sia buono, faccia bene e sia necessario (da http://www.enel.com/it-IT/group/production/nuclear_power/power/ ). Credo che non ci sarebbe da meravigliarsi se le argomentazioni di Chicco Testa arrivassero dallo stesso gruppo Rothschild, già consulente finanziario di AREVA e EDF, interessato magari a finanziare, grazie alle numerosissime diramazioni e compartecipazioni amministrative e di proprietà con le banche italiane, il business miliardario del nucleare che ha già scatenato gli appetiti dei divoratori di denaro pubblico, fra cui politici, mega imprese e media. A dire il vero ci sono anche fior fiore di scienziati, come l'ex ministro e attuale senatore del PD, che hanno abbracciato il calore del nucleo e il colore dei soldi delle aziende come la stessa ENEL, partner di The Future of Science, presieduta dallo stesso oncologo. 

Ma torniamo per una attimo al nostro "livello" di politici e vediamo perché sosteniamo la contrarietà al ritorno del nucleare in Italia (argomenti più volte ribaditi):  

1.L'energia nucleare è necessaria per poter garantire al nostro paese una maggiore indipendenza energetica.
L'Italia, così come gli atri paesi europei, non possiede riserve significative di uranio. Se anche le avesse, immaginando di poter produrre con il nucleare tutta l'elettricità, potrebbe soddisfare circa un quarto del proprio fabbisogno energetico: i restanti tre quarti degli attuali consumi energetici sono infatti costituiti da combustibili, non generabili con le centrali nucleari.

2.Le impennate del costo del petrolio vengono contrastate dal nucleare.
Il petrolio serve per derivarne prodotti chimici e soprattutto per produrre combustibili liquidi per i trasporti, mentre l'energia nucleare è unicamente elettricità. Ad esempio, la Francia che produce il 78% dell'elettricità che consuma per via nucleare, utilizza più petrolio dell'Italia, che, pur avendo una popolazione simile, non ha centrali nucleari.

3.L'Italia è costretta ad importare energia elettrica dalla Francia con prezzi elevatissimi.
Il problema non è nostro: è un'esigenza dei Francesi. Le centrali nucleari devono funzionare a ciclo continuo e di notte, quando la domanda è minore, il sistema elettrico d'oltralpe ha la necessità tecnica - per garantire la propria stabilità - di smistare elettricità ai Paesi confinanti. Si tratta di una vendita a prezzi molto bassi, estremamente gradita dalle società energetiche italiane.

4.Le centrali a fissione di nuova generazione e la fusione nucleare risolveranno presto e per sempre il problema energetico.
La fattibilità e la convenienza economica delle centrali nucleari di quarta generazione sono ancora da dimostrare: nella migliore delle ipotesi, se ne prevede la commercializzazione fra 30-40 anni.

5.Tutti gli altri Paesi investono nel nucleare; solo l'Italia resta a guardare, lasciandosi sfuggire un approvvigionamento energetico sicuro e conveniente.
Da vent'anni il numero di centrali nel mondo è stabile (circa 440 impianti), e la stragrande maggioranza è costituita da vecchie centrali di seconda generazione (tipo Chernobyl e Three Mile Island). Il tempo di ritorno (ovvero il cosiddetto payback time, il tempo che occorrre all'impianto per restituire l'energia che è stata necessaria per costruirlo) è piuttosto lungo: alcuni ricercatori australiani hanno dimostrato che, con le tecnologie attualmente più avanzate nel loro paese, occorrerebbero ben 7 anni per il pareggio. Nella stessa Australia, dove sono localizzati i maggiori giacimenti di uranio al mondo, non è mai stato costruito alcun impianto nucleare. Per il funzionamento standard annuale di una centrale nucleare servono 160.000 tonnellate di materiale, che andrà riprocessato, in modo da poterne ricavare le 160 tonellate di uranio necessarie. Le 159.840 tonnellate di scarto saranno impregnate di prodotti chimici utilizzati per il riprocessamento e conterranno ovviamente isotopi radioattivi. Il costo dell'uranio e del plutonio, fonti esauribili, ha subito una notevole impennata, rendendo tutt'altro che economico l'approviggionamento. La pericolosità di queste sostanze è molto elevata: ad esempio, basta inalare meno di un milionesimo di grammo di plutonio per sviluppare un cancro al polmone.

6.Le scorie degli impianti non costituiscono un problema: saranno racchiuse in cassoni di cemento armato e seppellite (terra o mare).
Il tempo di dimezzamento della radioattività del Plutonio è 24.000 anni. Per quanto riguarda il materiale primario (il plutonio è prodotto dalle centrali elettronucleari: sino ad oggi ne sono state create circa 1550 tonellate). L'Uranio-235 ha un tempo di dimezzamento di 704 milioni di anni e l'Uranio-238 di 4,5 miliardi di anni. Per contro il cemento armato diventa obsoleto in un centinaio d'anni!

Per non parlare poi di militarizzazione dei territori (anche grazie all'imposizione da parte del morente governo Prodi del segreto di stato sugli impianti civili di produzione di energia) e dell'intimo legame fra nucleare civile e militare.

Con questi argomenti, credo non serva uno scienziato per dimostrare che per sostenere il ritorno del nucleare in Italia si fanno marchette stile "Rubacuori" oppure ci vuole una "bella" testa (...) !!!

di Monia Benini

Nessun commento:

Posta un commento