mercoledì 2 marzo 2011

LIBIA, ACTIONAID: ASSISTENZA UMANITARIA E’ UN DOVERE SEMPRE, NON UN MODO PER CONTENERE L’IMMIGRAZIONE

De Ponte, “I 5 milioni di euro stanziati per la missione risolveranno i problemi della popolazione o sono solo una pezza sulla falla provocata dal fallimento delle politiche di amicizia con Gheddafi?

La missione umanitaria del nostro paese in Tunisia si presenta come un intervento unilaterale dell’Italia volto a fermare l’ondata di profughi che potrebbe arrivare sulle nostre coste più che un’azione di assistenza nei confronti della popolazione libica e tunisina”. Questo il commento di Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, la più grande organizzazione non governativa in Italia nella lotta alla povertà e all'esclusione sociale, il giorno dopo il vertice a Palazzo Chigi sull’emergenza Libia.

In questo momento è essenziale che l’intervento umanitario del nostro paese si inquadri nell’azione complessiva delle Nazioni Unite e si concentri sui doveri di assistenza che l’Italia ha verso i richiedenti asilo sul proprio territorio”, continua De Ponte.

Tra coloro che non stanno ancora tecnicamente richiedendo asilo – ricorda ActionAid – vi sono molte persone che stanno fuggendo anche dalla fame. Ancora una volta è essenziale sottolineare l’importanza delle politiche di lungo periodo di cooperazione allo sviluppo: probabilmente una visione meno miope da parte del nostro paese sulla lotta alla povertà avrebbe contribuito ad evitare oggi la necessità di un intervento frettoloso e improvvisato, che non serve a risolvere i problemi delle popolazioni in difficoltà, se non nella solita ottica emergenziale di breve periodo.

Le risorse stanziate per la missione di certo potrebbero essere utilizzate per gestire l’emergenza degli arrivi in maniera corretta, nel pieno rispetto del diritto internazionale”, afferma ancora De Ponte. “Per evitare che l’esodo dei migranti dall’Africa continui nei prossimi mesi, l’Italia e l’intera comunità internazionale devono impegnarsi seriamente a garantire a queste popolazioni diritti fondamentali come il diritto al cibo, l’accesso ai servizi sanitari e all’educazione, attraverso interventi di cooperazione internazionale che affrontino in maniera sistemati cala questione del diritto al cibo e dell’aumento dei prezzi dei beni agricoli”.

L’amicizia interessata con Gheddafi mostra oggi tutte le debolezze della politica di cooperazione internazionale italiana”, conclude Marco De Ponte. “Fallito il matrimonio di interesse, siamo di nuovo ridotti ad una logica di reazione all’emergenza, rischiando di perdere un'altra opportunità di dialogo partecipato con la popolazione locale”.

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