venerdì 10 settembre 2010

Barricate dei Penan contro la deforestazione


Giovedì scorso, oltre 150 Penan hanno eretto dei blocchi stradali nel Borneo in segno di protesta contro la distruzione della foresta pluviale da parte delle compagnie del legname e per la mancata protezione della loro terra da parte del governo malese.

Esattamente un anno fa, i Penan avevano eretto un’altra serie di barricate che costrinsero l’industria del taglio del legname a fermarsi. I blocchi furono poi smantellati dalla polizia e dai funzionari governativi.

Una delle compagnie che operano nell’area è il contestato gigante malese Samling che il mese scorso il governo norvegese ha annunciato di aver escluso dai suoi fondi pensione sulla base di valutazioni di tipo etico.

Dopo lo smantellamento dei blocchi del 2009, il deputato dello stato del Sarawak Lihan Jok promise di aiutare i Penan a incontrare le autorità per discutere dei loro diritti territoriali e fornire loro fondi per lo sviluppo delle comunità. Tuttavia, le promesse non sono state mantenute e nel dicembre dello scorso anno Lihan Jok ha addirittura dichiarato al quotidiano malese Star che i Penan devono “smettere di vivere nella giungla”.

“Non volevamo sciogliere i blocchi” ha dichiarato a Survival una donna Penan di Long Nen, “ma mentre andavamo ad incontrare Lihan Jok è arrivata la polizia in elicottero e ha smantellato il blocco. Sono arrivati più di dodici veicoli a quattro ruote motrici con polizia e guardie forestali, e lo hanno forzato”.

“I blocchi dell’anno scorso li avevamo eretti innanzitutto per chiedere al Governo dello Stato del Sarawak di riconoscerci il diritto di prendere le nostre decisioni sui nostri NCR [diritti nativi consuetudinari]” ha dichiarato la scorsa settimana Panai Ayat, dell’Associazione Penan del Sarawak, “e in secondo luogo per chiedere l’immediata sospensione del taglio del legname e delle invasioni nella nostra terra soggetta ai NCR, per prevenire la fame.”

“Molti di noi sono finiti in prigione per aver difeso i nostri diritti su questa terra. E continueremo a difenderli per il resto delle nostra vita”.


Fonte:Survival

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