
Questa settimana l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha ricevuto un rapporto riguardante un’uccisione e vari annegamenti nel Golfo di Aden, segno che la stagione autunnale degli sbarchi di flussi migratori misti ha avuto inizio.
Secondo le informazioni ricevute mercoledì dai nuovi arrivati in Yemen, un uomo etiope sarebbe stato picchiato a morte e gettato in mare dagli scafisti di un’imbarcazione che trasportava 105 migranti e rifugiati africani, per la maggior parte etiopi. La vittima aveva effettuato la traversata sottocoperta in un ambiente soffocante, poi è stato picchiato e rinchiuso nella sala macchine dopo aver supplicato per avere dell’acqua. L’imbarcazione su cui viaggiava ha impiegato 50 ore per arrivare in Yemen dal villaggio somalo di Shimbrale, a est di Bossaso.
Lunedì due donne somale, una delle quali al quinto mese di gravidanza, sarebbero affogate lungo la costa yemenita nella regione di Shabwa quando gli scafisti hanno fatto sbarcare i passeggeri troppo lontano dalla costa a dispetto delle avverse condizioni del mare. Un’altra persona è dispersa e presumibilmente morta. Secondo i nuovi arrivati, sull’imbarcazione viaggiavano 55 somali, partiti dal villaggio somalo di Suweto, a est di Bossaso, la sera dell’11 settembre. L’imbarcazione ha viaggiato per 41 ore con mare grosso prima di raggiungere Bir Ali, a circa 500 km a est di Aden.
Secondo i sopravvissuti gli scafisti si sarebbero avvicinati alla costa vicino a Bir Ali, ma poi si sarebbero nuovamente allontanati per paura di essere catturati dalle autorità yemenite. I passeggeri sono stati costretti a sbarcare a largo e nella più totale oscurità. In 52 sono riusciti a raggiungere la costa. I corpi delle due donne sono stati ritrovati e seppelliti nei dintorni di Bir Ali.
In entrambi i casi e dopo aver trovato i migranti esausti sulla riva, la Society for Humanitarian Solidarity (SHS), partner locale dell’UNHCR, ha fornito ai nuovi arrivati biscotti altamente energetici e acqua, prima di trasferirli al centro di accoglienza di Mayfaa (MRC) al fine di registrarli, curarli e permettere loro di riposare.
L’UNHCR sta inoltre seguendo un’altra drammatica storia che si sta consumando sulla costa yemenita del Mar Rosso. Negli ultimi tre mesi, l’UNHCR e i suoi partner nel centro di transito di Bab El-Mandab, a circa 190 km a ovest di Aden, hanno notato un incremento della mortalità tra i nuovi arrivati etiopi dal Gibuti. Dal mese di giugno, più di 40 cadaveri sono stati scoperti lungo la costa yemenita del Mar Rosso. Inoltre un numero sempre maggiore di nuovi arrivati etiopi soffre di violenti attacchi all’intestino, nausea e disidratazione. I partner dell’UNHCR, la Mezzaluna Rossa e la SHS, hanno trasferito i malati nelle strutture sanitarie. La clinica nel campo di Kharaz, vicino a Bab El-Mandab, ha curato da sola 47 casi del genere.
I migranti etiopi hanno iniziato il loro viaggio in mare a Obock, nel Gibuti, e hanno riferito allo staff dell’UNHCR che a Obock la gente muore ogni giorno a causa di gravi forme di diarrea. Arrivano a Obock sfiniti dopo due giorni di cammino dal confine, vengono poi tenuti a Obock dagli scafisti somali e del Gibuti e lasciati per giorni o settimane senza avere accesso né cibo né all’acqua potabile. Secondo i nuovi arrivati etiopi, otto pozzi su dieci a Obock sono contaminati e gli altri due contengono acqua salata. Fame, disidratazione, acqua salata e grave diarrea sembrano essere le cause principali dei numerosi decessi.
In Yemen, l’UNHCR ha definito dei meccanismi di deferimento, identificazione e sepoltura dei corpi trovati sulle spiagge. La Mezzaluna Rossa Yemenita, in collaborazione con le autorità locali, identifica i corpi e stila dei referti medici per confermare le cause dei decessi. Per i corpi deferiti alla clinica del campo di Kharaz, un’ONG locale si occupa di compilare i certificati di morte. La maggior parte dei corpi sono stati sepolti nei pressi di Bab El-Mandab, gli altri nel campo di Kharaz.
Finora quest’anno 32.364 migranti e rifugiati africani sono arrivati in Yemen dal Corno d’Africa a bordo di 677 imbarcazioni di scafisti, in fuga da situazioni di conflitto, instabilità, siccità e povertà. Durante questo periodo, circa 50 persone hanno perso la vita in mare nel tentativo di raggiungere lo Yemen – sia per le terribili condizioni sanitarie e igieniche affrontate durante la traversata, sia per i fatali traumi subiti per opera degli scafisti.
Fonte:UNHCR
Secondo le informazioni ricevute mercoledì dai nuovi arrivati in Yemen, un uomo etiope sarebbe stato picchiato a morte e gettato in mare dagli scafisti di un’imbarcazione che trasportava 105 migranti e rifugiati africani, per la maggior parte etiopi. La vittima aveva effettuato la traversata sottocoperta in un ambiente soffocante, poi è stato picchiato e rinchiuso nella sala macchine dopo aver supplicato per avere dell’acqua. L’imbarcazione su cui viaggiava ha impiegato 50 ore per arrivare in Yemen dal villaggio somalo di Shimbrale, a est di Bossaso.
Lunedì due donne somale, una delle quali al quinto mese di gravidanza, sarebbero affogate lungo la costa yemenita nella regione di Shabwa quando gli scafisti hanno fatto sbarcare i passeggeri troppo lontano dalla costa a dispetto delle avverse condizioni del mare. Un’altra persona è dispersa e presumibilmente morta. Secondo i nuovi arrivati, sull’imbarcazione viaggiavano 55 somali, partiti dal villaggio somalo di Suweto, a est di Bossaso, la sera dell’11 settembre. L’imbarcazione ha viaggiato per 41 ore con mare grosso prima di raggiungere Bir Ali, a circa 500 km a est di Aden.
Secondo i sopravvissuti gli scafisti si sarebbero avvicinati alla costa vicino a Bir Ali, ma poi si sarebbero nuovamente allontanati per paura di essere catturati dalle autorità yemenite. I passeggeri sono stati costretti a sbarcare a largo e nella più totale oscurità. In 52 sono riusciti a raggiungere la costa. I corpi delle due donne sono stati ritrovati e seppelliti nei dintorni di Bir Ali.
In entrambi i casi e dopo aver trovato i migranti esausti sulla riva, la Society for Humanitarian Solidarity (SHS), partner locale dell’UNHCR, ha fornito ai nuovi arrivati biscotti altamente energetici e acqua, prima di trasferirli al centro di accoglienza di Mayfaa (MRC) al fine di registrarli, curarli e permettere loro di riposare.
L’UNHCR sta inoltre seguendo un’altra drammatica storia che si sta consumando sulla costa yemenita del Mar Rosso. Negli ultimi tre mesi, l’UNHCR e i suoi partner nel centro di transito di Bab El-Mandab, a circa 190 km a ovest di Aden, hanno notato un incremento della mortalità tra i nuovi arrivati etiopi dal Gibuti. Dal mese di giugno, più di 40 cadaveri sono stati scoperti lungo la costa yemenita del Mar Rosso. Inoltre un numero sempre maggiore di nuovi arrivati etiopi soffre di violenti attacchi all’intestino, nausea e disidratazione. I partner dell’UNHCR, la Mezzaluna Rossa e la SHS, hanno trasferito i malati nelle strutture sanitarie. La clinica nel campo di Kharaz, vicino a Bab El-Mandab, ha curato da sola 47 casi del genere.
I migranti etiopi hanno iniziato il loro viaggio in mare a Obock, nel Gibuti, e hanno riferito allo staff dell’UNHCR che a Obock la gente muore ogni giorno a causa di gravi forme di diarrea. Arrivano a Obock sfiniti dopo due giorni di cammino dal confine, vengono poi tenuti a Obock dagli scafisti somali e del Gibuti e lasciati per giorni o settimane senza avere accesso né cibo né all’acqua potabile. Secondo i nuovi arrivati etiopi, otto pozzi su dieci a Obock sono contaminati e gli altri due contengono acqua salata. Fame, disidratazione, acqua salata e grave diarrea sembrano essere le cause principali dei numerosi decessi.
In Yemen, l’UNHCR ha definito dei meccanismi di deferimento, identificazione e sepoltura dei corpi trovati sulle spiagge. La Mezzaluna Rossa Yemenita, in collaborazione con le autorità locali, identifica i corpi e stila dei referti medici per confermare le cause dei decessi. Per i corpi deferiti alla clinica del campo di Kharaz, un’ONG locale si occupa di compilare i certificati di morte. La maggior parte dei corpi sono stati sepolti nei pressi di Bab El-Mandab, gli altri nel campo di Kharaz.
Finora quest’anno 32.364 migranti e rifugiati africani sono arrivati in Yemen dal Corno d’Africa a bordo di 677 imbarcazioni di scafisti, in fuga da situazioni di conflitto, instabilità, siccità e povertà. Durante questo periodo, circa 50 persone hanno perso la vita in mare nel tentativo di raggiungere lo Yemen – sia per le terribili condizioni sanitarie e igieniche affrontate durante la traversata, sia per i fatali traumi subiti per opera degli scafisti.
Fonte:UNHCR
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