I costi dei conti correnti bancari tre i più alti del mondo pari a 295,66 euro in Italia,contro una media di 114 euro dell’Europa a 27, producono una stangata a danno di famiglie ed imprese di ben di 4,2 miliardi di euro l’anno ed un vantaggio competitivo che non ha paragoni nell’UE, mentre il gap sui tassi di interesse è pari allo 0,67% sui mutui con un esborso maggiore di 19.800 euro a carico di ogni mutuatario per ammortizzare un mutuo trentennale di 150.000 euro.
Nonostante i banchieri e l’Abi,sono adusi a dettare ai governi di turno norme per tutelare i loro interessi, come la garanzia statale di 7 anni sulle obbligazioni bancarie e l’obbligo di far aprire un conto corrente ai pensionati, l’abrogazione di sentenze di Cassazione sull’anatocismo, sulla cui illegittimità si pronuncerà ad horas la Consulta, riescono anche a far credere – manipolando la verità- che sarebbero le vittime sacrificali del decreto liberalizzazioni, che liberalizza alcuni soprusi bancari, come l’obbligo di stipulare una polizza vita sui mutui, strutturata in modo da garantire l’80% di provvigioni ed il 20% di copertura assicurativa,un vero business di 3 miliardi di euro l’anno.
Gli istituti di credito si sentono infatti colpiti da alcuni obblighi introdotti dal Salva Italia e liberalizzazioni, le cui modifiche ed emendamenti vari, come il conto corrente a zero spese di apertura e gestione per i pensionati con assegni inferiori ai 1.500 euro, o l’abrogazione di commissioni ai distributori di benzina per pagamenti con carta di credito fino a 100 euro, un vero e proprio pizzo presente solo in Italia, avrebbero prodotto costi di 1 miliardo di euro l’anno.
Le banche sono poi preoccupate per i clienti, poiché l’obbligo di collegare una polizza vita ad un mutuo – a patto che tale polizza vita sia offerta con due contratti di compagnie non appartenenti al proprio gruppo, oltre alla propria- con l’obbligo di accettare l'eventuale polizza che il cliente può scegliere sul mercato- renderebbe di difficile praticabilità la stipula ottenendo perfino l'effetto contrario, cioè deprimere l'erogazione dei mutui anche allungandone i tempi.
Adusbef e Federconsumatori, ritenendo indecenti le lamentazioni dei banchieri, che hanno ottenuto vantaggi enormi dal Governo e dalla Bce,come i prestiti triennali al tasso dell’1% che invece di essere utilizzati per far ripartire l’economia, vengono stornati per tappare i propri buchi di bilancio o per rimborsare anticipatamente a prezzi di saldo le proprie obbligazioni, con perdite del 20-30% per i sottoscrittori, diffidano la Bce a finalizzare almeno il 50% delle prossime aste del 29 febbraio agli impieghi produttivi assecondando la richiesta dei prestiti, ad un tasso non eccedente il triplo di quanto fissato dalla stessa Banca Centrale.
Fonte: http://www.adusbef.it
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