venerdì 17 febbraio 2012

DOV’È IL TASTO PER RESETTARE LA FINANZA GLOBALE?

euro

di Antonio Tricarico
A chi non è successo di imbestialirsi quando il proprio PC “si impalla” al punto che l’unico modo per riavviarlo è staccare alimentazione e batteria e ricominciare il tutto, perdendo magari gli ultimi lavori in corso? Questo è nulla in confronto a coloro che programmano e gestiscono i computer dell’highly frequency trading sui mercati finanziari.

Oggi, infatti, più della metà delle transazioni finanziarie (quasi tutte telematiche) avvengono in automatico da parte di mega computer programmati in anticipo e che seguono algoritmi capaci di rispondere con adeguate strategie speculative ad ogni variazione infinitesimale dei parametri dei mercati finanziari.

Lo scorso lunedì, si è manifestato un evento quanto mai anomalo. Intorno alle 14 ora di New York, il CME Globex crude market si è dovuto fermare per ben 75 minuti – un’enormità di tempo per gli speculatori finanziari computerizzati. Una richiesta simultanea di quotazioni dei futures sul greggio aveva creato una fila elettronica di richieste su cui i computer che gestiscono l’indice ed il mercato hanno commesso un grave errore. Hanno pensato che la fila di richieste fosse infinita, generando un “loop” di calcolo che in 5 minuti ha portato ad un aumento costante e ingiustificato della quotazione dei futures sul petrolio. In questo caso è servita più di un’ora per riavviare il sistema (complesso), mentre sui mercati del greggio si diffondeva il panico.

Chi lo sa chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso in quel frangente “particolare”. Solo i trader più esperti e scaltri lo sapranno. Questo episodio dimostra che oramai il livello di follia speculativa sui mercati finanziari – da cui dipendono le nostre economie e vite – è fuori controllo. E se andasse in loop la quotazione dei famigerati derivati Credit Default Swap che scommettono sul fallimento dell’Italia? Tanto si parla di regolare i mercati finanziari, ma nessun governo ancora pensa di sequestrare questi computer di speculazione a Londra, New York e sulle altre piazze più importanti del Pianeta.

Beh, come sempre capita quando il nostro PC ci abbandona, ci prendiamo una pausa, e magari un buon caffè ci ridà la carica per recuperare il lavoro perso. A proposito di caffè – e della sua finanziarizzazione – sembra che a Londra cose molto losche stiano accadendo nel mercato del caffè qualità “robusta”. Il Financial Times racconta che un grosso trader abbia fatto incetta di contratti assicurativi futures sul prodotto con scadenza a marzo e aspetti a rivenderli producendo un aumento enorme dei valori dei contratti, anche di ben 182 dollari ciascuno, rispetto ai futures sul caffè in scadenza a maggio. Insomma, ai tempi di guerra si faceva incetta di pasta e carne, e quindi si mettevano in vendita a piccole dosi le provviste per affamare e far alzare i prezzi. Oggi, in epoca di conflitti telematici-finanziari, si fa man bassa di contratti assicurativi derivati e poi si lasciano i mercati “nell’angolo” per un po’, in attesa che il loro prezzo salga.

All'inizio della crisi si diceva che banche e speculatori erano troppo grandi per fallire, poi dopo che il loro salvataggio con soldi pubblici non era bastato ad evitare il riproporsi della crisi in forme ancora più gravi si è affermato che sono troppo grandi per essere salvati, e così si accetta che dettino le politiche economiche e finanziarie dei governi. Ma, vien da chiedersi, sono pure troppo grandi per essere messi in galera (too big to jail)? 

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