venerdì 17 febbraio 2012

Hai l’iPhone? Paga il canone Rai!

Molte imprese stanno ricevendo una lettera che richiede il pagamento del canone speciale Rai dovuto da imprese, lavoratori autonomi, enti pubblici, enti pubblici non economici ed enti privati in virtù di un Regio decreto del 1938.

L’articolo 1 del decreto recita così “Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni, è obbligato al pagamento del canone di abbonamento”.

La presenza di un impianto aereo atto alla captazione o trasmissione di onde elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire l’impianto aereo, ovvero di linee interne per il funzionamento di apparecchi radioelettrici, fa presumere la detenzione o l’utenza di un apparecchio radioricevente. La legge 246 del 1938 impone il pagamento a  chiunque possieda apparecchi “atti o adattabili” alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive, al di fuori dell’ambito familiare.

La Rai ha cosi deciso di “interpretare a suo modo” nel senso di obbligare al pagamento del canone tutte le imprese che siano in possesso di dispositivi video destinati agli usi più disparati come monitor per il pc, smartphone (iPhone), videoregistratori, tablet (come l’iPad) e, addirittura, sistemi di videosorveglianza.

L’astuta Rai specifica che l’obbligo sussiste anche se questi apparecchi non sono utilizzati per la ricezione di programmi radiotelevisivi visto che si tratta di un’imposta sul possesso dell’apparecchio. Per questo motivo “l’invito” al pagamento sta arrivando a tutte le aziende che utilizzano il computer anche se nel caso sia usato per la semplice gestione di contabilità. E anche che non sia usato solo per la contabilità, ma per mille altre mansioni, suppongo che un pc in azienda serva per lavorare, e non per guardare la Rai…

Ad oggi, va specificato che non risulta alcuna decisione del Ministero che includa anche i computer e altri dispositivi al pagamento. Questo sembra più un tentativo della Rai di racimolare soldi (in maniera lecita?) nonostante in merito non ci sia nessuna decisione presa dall’organo competente.

L’importo da pagare ammonta a circa 200 euro, ma ad alcuni trasportatori è arrivato da 401euro.

In un momento di grave crisi economica, è veramente paradossale che venga richiesto alle aziende, già in difficoltà, di pagare una tassa su quello che è uno strumento di lavoro e non certo di svago. 

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