Ieri Greenpeace ha reso noti i risultati del sondaggio "Tonno in trappola: Dì la tua" con un'infografica (http://www.greenpeace.it/tonnointrappola/infografica.html)
che spiega cosa pensano i consumatori della sostenibilità delle scatolette di tonno vendute in Italia.
Delle oltre 25 mila risposte date, nel 99 per cento dei casi si chiede alle aziende di migliorare. Non si vuole tonno pescato con metodi che distruggono l'ecosistema marino e si pretende maggiore trasparenza.
Il sondaggio è stato lanciato lo scorso 17 novembre insieme al rapporto "Isegreti del tonno. Cosa si nasconde in una scatoletta?", dove si denunciava come la maggior parte dei marchi presenti sul mercato italiano non offrisse alcuna garanzia né sul tipo di tonno portato in tavola, né sulla sostenibilità dei metodi di pesca utilizzati. Ecco perché l'associazione ha chiesto direttamente alle persone di dire la loro.
E i risultati parlano chiaro: oltre il 97 per cento di chi ha risposto non comprerebbe del tonno in scatola se sapesse che per pescarlo si usano metodi che minacciano specie in pericolo come squali o tartarughe. Sempre il 97 per cento ritiene che la generica informazione "Ingredienti tonno", riportata in etichetta, non sia sufficiente a far sapere cosa si mangia e non permetta di fare un acquisto consapevole. Solo l'1 per cento ha risposto che le aziende non hanno nulla da nascondere. Mentre la maggioranza dei partecipanti pensa che abbiano troppi segreti: per il 46 per cento dei consumatori le aziende non vogliono far sapere che utilizzano tonno pescato con metodi poco sostenibili, per il 27 per cento il problema è che nelle scatolette possono finire anche specie di tonno a rischio e per il 25 per cento nelle scatolette si cela la pesca illegale.
Ecco perché il 99 per cento dei consumatori chiede alle aziende di migliorare su diversi fronti: il 50 per cento le invita a usare solo metodi di pesca sostenibili, il 34 per cento chiede di mettere maggiori informazioni in etichetta e il 13 per cento di promuovere la creazione di una rete di riserve marine.
"Il messaggio lanciato dai consumatori alle aziende è chiaro, non vogliono più essere complici ignari della distruzione del mare. - afferma Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia - È ora che il settore del tonno in scatola, a cominciare dai più grandi come RioMare, Nostromo e Mareblu, garantisca piena trasparenza, non utilizzi specie a rischio e si impegni a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con canna o senza FAD. Se sono davvero intenzionati a farlo non avranno più nulla da nascondere".
Eccessiva, indiscriminata e spesso illegale, la pesca del tonno minaccia l'intero ecosistema marino. Cinque delle otto specie di tonno di interesse commerciale sono a rischio, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia. Spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti a circuizione con "sistemi di aggregazione per pesci" (FAD), che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine.
A breve Greenpeace pubblicherà la terza edizione della classifica "Rompiscatole" sulla sostenibilità delle scatolette di tonno vendute in Italia per far sapere ai consumatori se, in questi due anni, le aziende hanno fatto passi avanti in difesa del mare.
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