sabato 16 gennaio 2010

Rom. “A Roma sorgono i ghetti”

Il Gruppo EveryOne, organizzazione per i Diritti Umani, denuncia la nascita di nuovi progetti di apartheid e persecuzione, già attuati a Milano e nel Nord Italia - e in corso di attuazione a Roma - attraverso delibere comunali e regionali, o attraverso provvedimenti prefettizi, che contrastano con le direttive Ue e le normative internazionali.

“Nonostante le proteste da parte delle organizzazioni per i Diritti Umani e le raccomandazioni, nonché le forti preoccupazioni, espresse dall'Unione europea e dall'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, a Roma rinascono i ghetti, su modello - non è un'esagerazione - di quelli che i nazisti realizzarono in Polonia alle soglie dell'Olocausto”. Lo affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne.

“Ghetti riservati quasi esclusivamente ai Rom cosiddetti 'storici', rifugiatisi in Italia decenni fa, in seguito alle tragedie umanitarie e alle persecuzioni nei Paesi della ex-Jugoslavia: le famiglie Rom stanziate negli ultimissimi anni in Italia, per la maggior parte romene, sono state infatti sgomberate e allontanate senza alternativa alloggiativa né programmi assistenziali, sia d'estate che d'inverno, con conseguenze umanitarie terribili e in un clima di generale indifferenza. I campi in questione saranno in recintati e presidiati 24 ore su 24 da telecamere, forze dell'ordine e guardie giurate e controllati da comitati di cittadini residenti nei dintorni.

Ogni internato, compresi i bambini,” proseguono gli attivisti, “verrà dotato di tesserino corredato di fotografia e dati anagrafici, che dovrà sempre essere esibito all'ingresso, e avrà l'obbligo di rispettare, oltre alle leggi e disposizioni locali vigenti, una legge speciale - chiamata 'patto di socialità' o 'patto disciplinare interno' - riservata ai Rom. Il diritto a permanere nei campi-ghetto avrà una durata di massimo due anni e sarà subordinato al pagamento regolare delle utenze da parte delle famiglie. Prima di essere internate nei nuovi insediamenti,” spiegano ancora Malini, Pegoraro e Picciau, “le famiglie passeranno in 'campi di transito ' (così definiti dalle stesse autorità)”.

Secondo un'analisi condotta dal Gruppo EveryOne, negli ultimi quattro anni il Comune di Roma ha investito nelle operazioni di pulizia etnica e di messa in sicurezza dei luoghi di rifugio oltre 45 milioni di euro. “Denaro pubblico speso senza criterio, sull'onda dell'odio razziale: con un terzo di quella cifra, il Gruppo EveryOne o un'altra associazione con esperienza avrebbe dato una risposta positiva e definitiva alla necessità di integrazione e oggi avremmo un perfetto inserimento della comunità Rom nella capitale, con un ritorno in termini di civiltà e di immagine internazionale.

Se attuata - e purtroppo il progetto è già in corso - questa 'soluzione finale' costituirà la fine di qualsiasi speranza di integrazione,” concludono i rappresentanti dell'organizzazione umanitaria, “perché la famiglie, compresi i bambini, vivranno perennemente sotto il serrato controllo delle forze dell'ordine, con genitori bollati come 'asociali': le loro possibilità di trovare occupazioni dignitose saranno pari allo zero, mentre la spada di damocle dei pagamenti delle bollette le costringerà a qualsiasi compromesso pur di racimolare il denaro necessario e non trovarsi, con bimbi, donne e malati sulla strada.

I bambini subiranno gravi discriminazioni per la loro condizione di marginalità dai coetanei a scuola, e non avranno possibilità di integrazione alcuna negli ambienti giovanili e post-scolastici. Un totale apartheid, insomma, secondo regole diverse da quelle - democratiche e civili - cui sono soggetti gli altri cittadini, i quali rispondono davanti a una giustizia che non è più 'uguale per tutti'.”
Fonte: Everyone

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