lunedì 27 giugno 2011

FAMIGLIE: CGIA, PER AVERE LE STESSE AGEVOLAZIONI DI QUELLE FRANCESI, NECESSARI ALMENO ALTRI 20 MLD DI EURO DI DETRAZIONI

In Italia le detrazioni di imposta per i famigliari a carico ammontano a 11,3 mld di euro circa. Se si considera che quasi un miliardo di € viene impiegato per i contribuenti con redditi al di sotto degli 8.000 € (persone ricomprese nella “no tax area”), la CGIA di Mestre ipotizza che per assicurare alle famiglie italiane la stessa tassazione di quelle francesi, il Governo italiano dovrebbe mettere in campo altri 20 miliardi di € di detrazioni.

La CGIA è arrivata a questo risultato, partendo da un dato oggettivo: il peso delle tasse sulle famiglie italiane è tra i più alti d’Europa: se, poi, il confronto lo facciamo con la Francia, la situazione è a dir poco sconsolante. Per i redditi medio bassi (30.000 € annui) una famiglia italiana composta da una coppia con 2 figli paga dalle 2.530 alle 4.700 € circa di tasse in più all’anno delle famiglie francesi. Queste ultime, come tutti ben sanno, “godono” del cosiddetto “quoziente familiare”, uno sgravio fiscale che prevede l’applicazione di una imposta sulle persone fisiche che decresce all’aumentare del numero dei componenti.

Per rendere omogeneo il confronto, la CGIA di Mestre, che ha curato l’elaborazione, ha preso come riferimento una famiglia italiana e una francese, composte entrambe da marito e moglie e 2 figli a carico, con redditi da lavoro dipendente. Dalla CGIA ricordano che la comparazione riguarda solo la tassazione derivante dall’imposta personale, senza tener conto delle addizionali IRPEF.

I livelli di reddito presi in esame sono tre:

1) 30.000 euro di imponibile IRPEF;

2) 40.000 euro di imponibile IRPEF;

3) 50.000 euro di imponibile IRPEF.

Solo per la famiglia italiana, visto che ai fini fiscali in Francia non cambia nulla, si sono fatte due ipotesi:

a) reddito percepito solo dal capo famiglia;

b) reddito percepito da entrambi i coniugi.

Vediamo i risultati riferiti al primo caso.

Con un reddito (imponibile Irpef) di 30.000 €, in Francia il carico fiscale annuo (indipendentemente se la famiglia è mono o bireddito) è di 313 €. In Italia, invece, se il nucleo è mono reddito il peso fiscale raggiunge i 5.010 € (+ 4.698 € rispetto alla francese). Se bireddito, il peso delle tasse raggiunge i 2.842 € (differenza pari a + 2.530 € ). In questo caso, per pareggiare i vantaggi fiscali, sarebbe necessario aumentare le detrazioni di 2,5 volte per le famiglie monoreddito e di 1,8 volte per quelle bireddito.

Con un reddito di 40.000 €, invece, la nostra famiglia francese è sottoposta ad una tassazione di 1.023 €. In Italia il nucleo mono reddito paga 9.310 € (+ 8.288 € dei quella francese), quello bireddito versa all’Erario 5.950 (+ 4.927 € della francese). Per pareggiare le detrazioni, sarebbe necessario aumentare quelle italiane di 4,9 volte per la monoreddito e di 3,8 volte per quella bireddito.

Infine, con un reddito di 50.000 € i cugini transalpini pagano un’imposta di 2.283 €: sulla famiglia italiana mono reddito grava, invece, un peso di 13.763 € (differenza pari a + 11.480 €) e su quella bireddito 9.017 € (differenza pari a + 6.734 €). In questo caso, l’allineamento si otterrebbe alzando di 8,3 volte le detrazioni per la monoreddito e di 5,4 volte per la bireddito.

Nonostante gli sgravi fiscali dati in questi ultimi decenni dai vari Governi che si sono succeduti commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestreil peso delle imposte sulle famiglie italiane è ancora troppo elevato. Soprattutto per quelle mono reddito, che costituiscono quasi la metà dei nuclei familiari italiani. Una tipologia, quest’ultima, concentrata prevalentemente al Sud e tra le più colpite dalla crisi economica di questi ultimi anni."

Ma secondo gli artigiani mestrini c’è un ulteriore aspetto da mettere in evidenza.

In questa analisiconclude Bortolussinoi calcoliamo il peso fiscale. Ma rispetto ai principali paesi europei, le famiglie italiane sono oggetto di ulteriori costi, dovuti all’inefficienza del nostro sistema pubblico, che gli altri non subiscono. Mi riferisco ai lunghissimi tempi di attesa per effettuare le visite specialistiche presso i nostri ospedali che costringono molte persone a rivolgersi alle strutture private. Oppure, all’inadeguatezza del nostro sistema di trasporto pubblico che spesso obbliga molti italiani, ad esempio per recarsi al lavoro, ad usare l’automobile privata”.

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