Da quando sono partiti i controlli del ministero del Lavoro per verificare lo stato d'attuazione della valutazione del rischio stress, molte aziende stanno correndo ai ripari affidandosi ai corsi online. Che spesso sono inaffidabili.
E’ un business milionario la Formazione a distanza (Fad) nel settore della sicurezza sul lavoro. Il giro di affari in Italia si aggira sui 500 milioni di euro l’anno. Spuntano come funghi società private ed associazioni che vendono gli attestati online. Basta compilare un semplice questionario per ottenere in contrassegno ad esempio un attestato “rischio incendio basso”, spedito anche via mail. I costi? Da 150 euro a 300 euro.
La partita ora si gioca sui documenti di valutazione del rischio stress, (in gergo “Dvr Stress”) quegli attestati che valutano il grado d’esposizione dei dipendenti di un’azienda a quella particolare condizione di affaticamento fisico e mentale. Dopo una lunga serie di rinvii, il ministero del Lavoro ha fatto finalmente sapere che il tempo è scaduto e che ha previsto controlli a tappeto per verificare lo stato d’attuazione del nuovo obbligo da parte delle imprese italiane. E quelle che non hanno predisposto un Dvr Stress andranno incontro a multe salate: dai 5mila ai 15mila euro, mentre nei casi gravi di inottemperanza la norma prevede anche l’arresto dell’imprenditore.
Molte aziende stanno correndo ai ripari affidandosi proprio al corsi su Internet ricevendo direttamente a casa un attestato di avvenuta formazione pagando 150 euro con carta di credito o in contrassegno.
Ma su una materia delicata come questa, quanto sono affidabili i test on line? Si può valutare lo stress usando un computer, che spesso è all’origine del “tecnostress” generato cioè dal sovraccarico informativo? E soprattutto: sono validi gli attestati rilasciati in modalità Fad senza l’intervento di uno psicologo? Ilfattoquotidiano.it ha avuto accesso ad alcune piattaforme on line e ha scoperto che in alcuni casi è possibile rispondere alle domande dei test cercando la risposta su Google. Quindi praticamente chiunque potrebbe compilare con facilità un attestato su Internet per poi sostenere che ha effettuato una formazione adeguata.
Lo conferma Lorenzo Fantini, avvocato, dirigente della Divisione salute e sicurezza del ministero del Lavoro e presidente della commissione consultiva sullo Stress lavoro correlato: “La formazione on line per il primo soccorso è molto discutibile se effettuata in modalità Fad. Come si fa, ad esempio, a insegnare la respirazione bocca a bocca attraverso un manuale? Nel caso di un infortunio sul lavoro, se il primo soccorso risultasse inadeguato, si possono corrono seri rischi in sede processuale, sia per il datore di lavoro che per l’azienda che ha erogato il corso on line".
Rocco Vitale, sociologo del lavoro e presidente di Aifos (Associazione italiana formatori sicurezza), mette in guardia dai corsi on line fatti con superficialità e punta il dito “contro gli imbroglioni”, come sostiene dalla pagine del quotidiano Punto Sicuro. E lancia l’allarme contro gli “attestati facili” che potrebbero inondare la Rete: “A fronte di pochi e seri operatori che hanno contribuito a tenere alto il valore della formazione a distanza si sono scatenati furbi e furbastri, commercianti e imbroglioni, che vendono attestati e spacciano per formazione a distanza le mail o un cd” Il presidente di Aifos lancia un appello al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, per “valorizzare il ruolo degli enti bilaterali” nel settore della formazione (previsti obbligatoriamente dal Testo Unico 81), affrontando il tema della autorizzazioni che devono possedere per validare eventualmente corsi e attestati. Il fattoquotidiano.it è in grado di anticipare che sull’argomento uscirà una circolare del ministero che prevede l’inasprimento delle caratteristiche che deve possedere un ente bilaterale, tra cui i riconoscimenti di livello nazionale. Obiettivo: chiudere la porta ai furbi.
di Enzo di Frenna
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