In un rapporto pubblicato oggi, Amnesty International ha denunciato che i cittadini più poveri e svantaggiati della Romania non possono accedere ad alloggi adeguati a causa del sistema legale vigente nel paese. Il rapporto descrive le storie di singole persone e di comunità rom della Romania e mette in evidenza la necessità di riformare, basandola sui diritti umani, la legislazione relativa all'alloggio.
"L'intolleranza e il pregiudizio nei confronti dei rom, diffusi in modo massiccio in Romania e combinati con l'assenza di leggi sull'alloggio adeguato, hanno dato carta bianca alle autorità per discriminare i rom" - ha dichiarato Barbora Cernusakova, ricercatrice di Amnesty International sulla Romania. "Il diritto umano a un alloggio adeguato non è riconosciuto né tutelato in modo significativo dalle leggi romene, con una ricaduta su tutta la popolazione e specialmente sui gruppi più vulnerabili ed emarginati".
"Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza adeguata consultazione, preavviso o alloggio alternativo, violano i trattati internazionali che il governo di Bucarest ha sottoscritto. Ciò è vero anche per quanto riguarda il reinsediamento delle comunità rom in siti inadeguati e segregati" - ha proseguito Cernusakova.
In Romania vivono due milioni di rom, circa il 10 per cento della popolazione del paese. Secondo le statistiche governative, il 75 per cento dei rom vive in povertà, rispetto al 24 per cento della popolazione generale.
I rom raramente hanno il possesso di terreni e altre proprietà e sono ulteriormente svantaggiati dall'assenza di edilizia sociale, in un paese dove il 97 per cento delle case appartengono ai privati.
Sebbene alcuni rom vivano in strutture permanenti su cui hanno un titolo legale, le autorità considerano molti duraturi insediamenti alla stregua di siti "informali" o illegali, i cui abitanti sono privi di titolo di proprietà e dunque più esposti agli sgomberi. La legislazione vigente non offre protezione dagli sgomberi forzati, anche se si tratta di azioni illegali ai sensi degli standard internazionali che la Romania è tenuta a seguire.
Amnesty International e altre Organizzazioni non governative hanno documentato una serie di casi in cui le comunità rom sono state sgomberate con la forza e reinsediate in modo tale da creare o rendere più acuta la segregazione.
Il 17 dicembre 2010 le autorità locali di Cluj-Napoca, la terza città della Romania, hanno eseguito lo sgombero forzato di 56 famiglie rom dal centro cittadino, dove alcune di esse avevano vissuto per 25 anni. Le famiglie non hanno ricevuto preavviso adeguato, non sono state consultate e non è stata loro proposta alcuna alternativa praticabile allo sgombero. Infine, non hanno potuto presentare ricorso contro lo sgombero.
Quaranta delle 56 famiglie sono state trasferite in nuove unità abitative alla periferia della città, su una collina che si trova sopra a un vecchio insediamento rom i cui abitanti vivono in condizioni disumane.
Le nuove unità abitative si trovano vicino alla discarica della città e a una di sostanze chimiche. Ognuna di esse è composta da quattro piccole stanze, in cui vivono altrettante famiglie, con un solo bagno a disposizione Alle altre 16 famiglie, rimaste senza tetto dopo lo sgombero, è stato consentito di costruire proprie abitazioni nei pressi delle nuove unità abitative ma senza alcun titolo legale.
George, uno dei rom sgomberati, ha dichiarato ad Amnesty International: "La stanza è molto piccola. Ci sono delle infiltrazioni d'acqua dalle pareti. È davvero brutto, un incubo. Ogni volta che la mia figlia sedicenne deve cambiarsi, sono costretto a uscire fuori dalla stanza. Non c'è spazio per stare tutti insieme. Nell'altra stanza c'è una famiglia con 13 persone, due adulti e 11 bambini in una sola stanza...."
La fermata dell'autobus più vicina si trova a tre chilometri di distanza, ciò che rende difficile andare a scuola, a lavoro o dal dottore. Coloro che avevano vissuto nel centro della città insieme al resto della popolazione si sono trovati di fatto segregati.
"I rom non solo sono discriminati per quanto riguarda l'alloggio, ma non riescono neanche ad avere accesso alla giustizia quando subiscono un torto; spesso non hanno le informazioni o le risorse necessarie per poterlo fare" - ha sottolineato Cernusakova. "Il governo romeno, inoltre, non ha ancora posto in essere meccanismi che possano chiamare le autorità locali a rispondere di inadempienze rispetto ai trattati internazionali di cui la Romania è stato parte".
Amnesty International, insieme all'Organizzazione non governativa Criss di Bucarest, è impegnata da anni in una campagna in favore di una comunità rom sgomberata del 2004 dal centro di Miercurea Ciuc e trasferita in un sito inadeguato nei pressi di un impianto per il trattamento dei liquami, alla periferia della città.
"Le autorità locali e il governo centrale hanno ripetutamente ignorato i loro obblighi sui diritti umani nei confronti di queste persone, trattate come rifiuti e che da sette anni vivono in condizioni disumane" - ha accusato Cernusakova.
"Le riforme legislative in vista costituiscono per il governo della Romania un'opportunità per porre il suo sistema legale in materia di alloggio in linea con gli standard internazionali e regionali sui diritti umani e per assicurare che i fondi municipali, nazionali o europei non saranno usati per finanziare progetti edilizi in contrasto con tali standard".
Fonte: http://www.amnesty.it
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