Asma e allergie potrebbero dipendere anche dall’assunzione di paracetamolo nei primi mesi di vita. Lo sostiene una ricerca neozelandese pubblicata su Clinical and Experimental Allergy 1, condotta su 1.500 bambini.
Secondo gli studiosi dell’Otago University di Wellington (Nz), l’utilizzo precoce di farmaci a base di paracetamolo triplica le probabilità di diventare sensibili agli allergeni e raddoppia le possibilità di sviluppare sintomi dell’asma intorno ai sei anni.
Eppure il paracetamolo si usa tantissimo, non solo come antipiretico per la febbre sopra i 38 gradi, ma anche, e soprattutto, come antidolorifico. Il principio attivo è infatti alla base di moltissimi farmaci (circa 120), generici o ben noti come marchi commerciali.
Lo contengono ad esempio prodotti come Tachipirina, Efferalgan, Zerinol, Tachifudec, Vicks medinait sciroppo, Neocibalgina, Buscopan e Actigrip, solo per citare i più conosciuti.
Per verificare gli effetti del farmaco sulla salute dei più piccoli, l’equipe coordinata da Julian Crane ha preso in esame quasi 1.500 bambini. Il campione è stato seguito per anni con uno studio prospettico; in questo modo i ricercatori hanno potuto indagare l’associazione tra consumo di paracetamolo nei primi mesi di vita e il rischio di sviluppare l’asma in età scolare. Per farlo hanno reclutato, tra il 1997 e il 2001, 1.105 donne in gravidanza in due centri della Nuova Zelanda, Christchurch e Wellington.
Una volta nati, i loro figli sono stati controllati a tre mesi, a 15 mesi ed a sei anni di età. Le mamme, di volta in volta, compilavano questionari (sia nei centri di ricerca sia seguiti da personale medico) in cui rispondevano a domande sul consumo di paracetamolo e sulla prevalenza dei sintomi dell’allergia quali respiro sibilante, febbre da fieno, rinite ed eczemi, asma ed eruzioni cutanee. Quando i bambini hanno compiuto sei anni, i ricercatori li hanno sottoposti a test cutaneo per valutare la loro sensibilità ad alcuni dei principali allergeni locali: erba di segale, latte di vacca, peli di gatto e cane e crine di cavallo. Hanno raccolto dei campioni di sangue e hanno analizzato la presenza degli anticorpi IgE, quelli che aumentano in presenza di allergia.
“La scoperta principale - dice Julian Crane, autore dello studio – è che i bambini che a cui è stato somministrato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi hanno il triplo di probabilità in più di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare a sei anni sintomi come asma e respiro sibilante”.
Le cause di questo collegamento non sono chiare e, secondo Crane, serviranno altre ricerche per fare luce su questo aspetto. Il dato certo, però, sono le evidenze che mostrano la correlazione tra infezioni polmonari e consumo di paracetamolo. “Il problema – dice il ricercatore – è che questo principio attivo è presente in molti farmaci per la cura del raffreddore e della tosse, e viene somministrato molto liberamente ai bambini piccoli”.
Non è la prima volta che studi clinici puntano il dito contro la somministrazione del paracetamolo nei bambini piccoli. Già nel 2008, su Lancet si consigliava 2 di moderarne l’uso durante i primi anni di vita, proprio perché aumentava il rischio di asma (rischio relativo 1,76), ma anche di rinocongiuntiviti (rischio relativo 1,78) e, in misura minore, di eczema (rischio relativo 1,54).
I ricercatori in quello studio retrospettivo avevano valutato 200mila bambini di 31 Paesi tra i sei e i sette anni. L’effetto era dose-dipendente. Un uso moderato, cioè una volta o più all’anno, comportava un rischio tutto sommato contenuto: 1,55 per l’asma, 1,37 per le rinocongiuntiviti e 1,26 per l’eczema. L’uso più frequente, invece, cioè una volta o più al mese, determinava un rischio molto più alto: triplicava nei primi due disturbi e raddoppiava per l’eczema.
di Di Adele Sarno
Tratto da: ADICO
Nessun commento:
Posta un commento