giovedì 30 dicembre 2010

IN UNA REMOTA PROVINCIA DELLA MONGOLIA, MSF AIUTA LA POPOLAZIONE A PREPARARSI PER UN RIGIDO INVERNO

L’anno scorso, la Mongolia è stata colpita da un devastante “Dzud” – un inverno particolarmente rigido che segue a un’estate molto secca. Con nevicate intense e temperature dai -40° ai -50°C, la gran parte della popolazione nelle campagne non ha avuto accesso neanche all’assistenza sanitaria.  

Ospedali e cliniche sono stati danneggiati, la mortalità infantile è aumentata significativamente e il governo ha proclamato lo stato di emergenza nazionale.

Una volta che la neve si è sciolta nella tarda primavera, MSF è intervenuta inviando alcuni operatori e ha recentemente completato un progetto pilota per aiutare la popolazione in una delle province maggiormente colpite a prepararsi per il prossimo inverno. Progetto che ha avuto luogo tra settembre e i primi di novembre a Uvs, nel nord-ovest della Mongolia, dove circa il 70% delle persone, circa 80.000, sono state colpite dallo “Dzud”.

Lo “Dzud” dell’anno scorso ha compromesso la salute materna e neonatale. E inoltre i sistemi di riscaldamento nelle strutture sanitarie si sono rotti a causa dell’uso eccessivo e alcuni ospedali locali sono stati parzialmente chiusi”, ha dichiarato Christian Ferrier, Capo missione di MSF in Mongolia

Durante l’inverno, l’accesso a Uvs è possibile principalmente con l’aereo e durante l’estate la provincia è raggiungibile dalla capitale Ulan Bator con un viaggio di tre giorni attraverso la campagna. La maggior parte delle persone sono pastori nomadi che vivono in piccoli gruppi di isolati “gers”, tende di grosse dimensioni situate nelle vaste praterie, ricoperte di neve tra novembre e aprile. La gran parte di loro vive grazie all’allevamento di capre, pecore, cavalli, cammelli, vacche e yak ma durante lo “Dzud” dello scorso anno, gran parte del loro bestiame è deceduto, riducendo in miseria molti pastori e rendendoli, così, più vulnerabili alle malattie.

Cinque delle diciannove province sono state scelte per il progetto a causa della loro distanza dalla capitale e all’alto livello di mortalità tra i bambini con meno di cinque anni durante lo “zud”. Il progetto pilota prevedeva una serie di attività, tra cui il miglioramento delle infrastrutture in cinque centri sanitari regionali, l’approvvigionamento costante di farmaci essenziali e materiali negli ospedali di provincia e regione, la distribuzione di kit di primo soccorso a 3.000 famiglie di pastori nonché lo svolgimento di corsi di aggiornamento e la fornitura di medicine a 16 medici delle comunità. 

Nei centri sanitari selezionati, la fornitura di energia elettrica e la messa in sicurezza sono stati ripristinati e nei reparti ospedalieri è stato migliorato il livello di isolamento delle finestre.

A livello locale i medici hanno diverse età e diversi livelli di educazione. Alcuni di loro hanno 60 anni, altri 20, ma tutti si sono rivelati entusiasti e desiderosi di imparare“, ha dichiarato il Dott. Mark Stover, Coordinatore medico del progetto.

Durante la formazione, ci siamo concentrati su come aiutare i medici a riconoscere le emergenze sanitarie e abbiamo approfondito lo studio di quelle malattie che ci hanno detto essere le più diffuse durante l’inverno“, ha spiegato Mark.

Fornire i kit di primo soccorso alla popolazione di pastori è stata una sfida logistica, perché molte persone vivono in tende isolate e non hanno accesso a telefoni cellulari o fissi.

Alla fine il passaparola ha funzionato bene perché è stato l’unico modo per far circolare l’informazione sulle nostre distribuzioni”, ha detto Christian Ferrier.

In Mongolia sta iniziando un inverno rigido e in primavera il team di MSF ritornerà per valutare l’esito del progetto. Intanto, MSF sta cercando di avviare delle attività sulla tubercolosi a Ulan Bator, per soddisfare i bisogni sanitari di migliaia di famiglie che vivono in insediamenti “ger” alla periferia della capitale.

Fonte: http://www.medicisenzafrontiere.it/

Nessun commento:

Posta un commento