giovedì 9 dicembre 2010

CORRUZIONE: IN ITALIA COINVOLTE OLTRE UN MILIONE DI PERSONE

In occasione del 9 dicembre, Giornata Mondiale contro la Corruzione, Transparency International presenta i dati del GCB (Global Corruption Barometer) sulla visione dei cittadini comuni rispetto alla diffusione

Transparency International, il network globale leader nella lotta alla corruzione con sede centrale a Berlino, cui aderiscono oltre 80 associazioni su base nazionale, ha rilasciato oggi i dati relativi al GCB (Global Corruption Barometer) 2010. Rispetto al più noto CPI (Corruption Perception Index), basato sulla percezione dei fenomeni corruttivi nelle pubbliche amministrazioni da parte di esperti e operatori privati che interagiscono con gli apparati istituzionali negli Stati censiti (tradizionalmente – benché per taluni versi impropriamente – considerato la “bussola annuale” per valutare lo “stato della corruzione” nel mondo), il GCB “mappa” in modo analitico tramite una rigorosa e qualificata indagine demoscopica - nel quadro della nota rilevazione globale “Voice of the People” dell’autorevole istituto Gallup International - la visione che del fenomeno della corruzione maturano, anno dopo anno, i cittadini comuni.

Per consuetudine i dati del GCB (Global Corruption Barometer) consentono e stimolano un’analisi e una riflessione sulla corruzione meno condizionata dall’enfasi emotiva sugli “avanzamenti” e “arretramenti” di un indice per sua natura dichiaratamente e inevitabilmente in parte semplificatorio come il CPI. Per altri versi, esso rappresenta per l’appunto un importante completamento dello stesso, integrando la misurazione della percezione degli esperti con quella popolare. Si tratta di un fattore di misurazione che non va affatto sottovalutato: non solo perché genericamente, come è noto, vale il detto “vox populi, vox Dei”, ma poiché l’affidabilità della ricerca è molto elevata e il questionario indaga anche le situazioni dove i cittadini stessi entrano in contatto con varie tipologie di organizzazioni, sperimentando per via diretta o indiretta problemi di corruzione. In questo senso il GCB misura non solo la percezione del “fenomeno corruzione”, bensì anche la realtà.

Consente dunque una visione ampia, non circoscritta alle pubbliche amministrazioni, che riguarda a largo raggio tutto il “corpo sociale”, come è indispensabile per misurare un fenomeno complesso quale la corruzione: i partiti politici, il Parlamento, la polizia, le imprese, i media, i funzionari pubblici, il sistema giudiziario, il no profit e le organizzazioni non governative, le istituzioni religiose, i corpi militari e il sistema educativo. Una domanda del questionario si sofferma in dettaglio anche sulle eventuali richieste di tangenti sperimentate, oltre che nei settori citati, anche nei servizi medicali, nei servizi amministrativi pubblici di varia tipologia, nelle utenze pubbliche di prima necessità quali telefono, elettricità e acqua, nel pagamento delle imposte, nelle pratiche doganali e nelle compravendite di terreni e proprietà immobiliari.

Lo studio concerne 86 Paesi, con interviste a più di 91.500 persone.

Un aspetto di metodo da sottolineare è che i dati – e dunque le “pagelle” con i “voti”, secondo il modo di intendere diffuso che poi in genere in tutto il mondo ne viene fatto – non riguardano i Paesi, bensì le singole tipologie di organizzazioni all’interno di ogni Stato, orientando la riflessione, l’analisi e il dibattito in modo consapevole e mirato sulle possibili cause e sui “pesi specifici” che influenzano e determinano la corruzione, e dunque sui possibili rimedi e correlate aree di intervento per eventuali misure di governo.

Fra i dati di interesse che emergono nel GCB 2010, in termini assoluti e comparativamente rispetto al 2009, per quanto concerne l’Italia, va segnalato che la percentuale di coloro che sono stati concussi o che hanno pagato tangenti si attesta su 3,8% si e 96,2% no.

Si tratta di un dato assai serio, poiché comporta che, stando a questa percentuale, oltre un milione di persone sarebbe coinvolto in fatti corruttivi. All'interno di questo dato, la suddivisione per segmento, riscontra le seguenti percentuali: per ottenere permessi il 6,4%, per le utilities il 8,7%, per le imposte il 6,9%; un forte incremento si ha nelle transazioni immobiliari (12.9%) e doganali (13,9%). Di grande impatto sono infine i dati relativi al sistema sanitario (10%) e al sistema giudiziario, per cui le risposte affermative arrivano fino al 28,8%.

In merito al dato più aggregato sulla corruzione (se è aumentata, se è uguale, se è diminuita), le risposte in Italia non differiscono in buona sostanza da quelle in Francia e nel Regno Unito, mentre il sondaggio rileva l'impennata negativa della Germania (di cui si è avuto difatti testimonianza nei recenti episodi concernenti imprese tedesche in Russia e in Cina).

Analoga similarità concerne la domanda relativa al ruolo del governo (ossia se opera con incisività o meno per contrastare la corruzione): la risposta è quasi sempre negativa, comprese la Finlandia e ancora la Germania (77%), oltre all’Italia (64%).

La “società civile” dà segni di presenza e di consapevolezza del proprio ruolo: l’85% degli intervistati sosterrebbero chi denuncia casi di corruzione o di abusi, e l'86% ritiene che i cittadini possono fare la differenza nel migliorare la situazione. Il livello di fiducia premia le organizzazioni non governative (15,3%), curiosamente il governo con 13,4%, dunque percepito probabilmente come “animato da buone intenzioni, ma con le mani legate”. Il dato penalizza i media (9.1%). Un dato assai negativo, “drammatico”, è che il 40% dei cittadini dichiara che non si fida di nessuno degli organismi indagati nel sondaggio.

Le categorie percepite come più corrotte in Italia sono i media (voto 3,3 su 5), le imprese (3,7 su 5), il Parlamento (4 su 5) e il sistema giudiziario (3,4 su 5). Quelle meno corrotte sono le organizzazioni non governative, l’esercito, il sistema educazione e la polizia 31%. Questi dati rispecchiano anche la scheda generale sulla percezione della corruzione per settori. Infine, è utile evidenziare un dato comparativo: mentre per Germania e Francia la corruzione è meno presente nei partiti politici nel 2010 rispetto al 2005, in Italia cresce dal 4,2 al 4,4 su 5.

La Presidente di Transparency International Italia, Maria Teresa Brassiolo, ha dichiarato che “il Global Corruption Barometer è "la voce della gente" e va preso molto sul serio. Il dato sconfortante che emerge è l'aumento della sfiducia in Italia: il 40% non si fida di nessuna delle istituzioni prese in esame. Il costo della sfiducia è un costo altissimo nelle società e nelle economie. Anche a livello globale c’è una crescente generalizzata crisi di sfiducia”. Brassiolo ha aggiunto peraltro che: “ Questo dato è controbilanciato in Italia da due numeri di speranza. L’85% degli intervistati sosterrebbero chi denuncia casi di corruzione o di abusi: ciò conforta se si pensa all’opera di sostegno che stiamo conducendo per l’introduzione legislativa del cosiddetto whistleblowing, la protezione a chi denuncia reati all’interno delle organizzazioni. A noi piace usare l’espressione " vedette civiche" in senso più esteso, poiché si è convinti che solo da una diretta assunzione di responsabilità dei singoli cittadini che il problema della corruzione potrà essere debellato nelle sue forme endemiche e pervasive che purtroppo si stanno diffondendo nel mondo intero. Infine, l'86 % dichiara che i cittadini possono fare la differenza: si tratta di un segnale forte che la società civile non è passiva. Transparency Italia ripone la sua fiducia in loro!".

Nessun commento:

Posta un commento