Secondo la quinta edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” sono oltre 4 milioni i connazionali all'estero, in particolare giovani con un elevato grado d'istruzione.
Sono oltre 4 milioni gli italiani all'estero, 50 mila partenze all'anno. A rivelarlo è il quinto “Rapporto Italiani nel Mondo” realizzato dalla Fondazione Migrantes, nel quale vengono analizzate le diverse dimensioni del fenomeno migratorio italiano. Il Rapporto delinea alcune caratteristiche comuni a coloro che dall'Italia emigrano all'estero in cerca di 'fortuna': più della metà non è sposato, quasi la metà è costituita da donne, più di un terzo è nato all'estero, mentre 121mila si sono iscritti all'AIRE (Anagrafe Italiani all'Estero) dopo aver acquisito la cittadinanza. I minorenni sono invece, un sesto del totale, superati dagli ultrasessantacinquenni (18,2%) di quasi tre punti.
Secondo il Rapporto i flussi con l'estero, seppure ridotti, conservano un saldo negativo, considerando che le partenze, specialmente quelle dei giovani, inizialmente hanno un carattere di sperimentazione, per cui i protagonisti non provvedono alla cancellazione anagrafica presso il proprio comune, che avverrà solo quando la permanenza all'estero diventerà stabile.
Le partenze in Italia, sottolinea il Rapporto, non sono solo verso l'estero, ma anche interne, soprattutto dal sud al nord del paese. Attualmente 120mila meridionali, ogni anno, si spostano nelle regioni settentrionali e centrali, mentre circa 50mila persone si stabiliscono nelle regioni del sud provenendo dalle altri parti d'Italia (in prevalenza, si tratta di meridionali che rientrano dopo un'esperienza lavorativa). Inoltre, sono 136 mila i pendolari meridionali di lungo raggio, interessati alle maggiori opportunità lavorative del centro-nord, per lo più giovani, maschi e single, costretti a una scissione tra luogo del lavoro (per lo più a termine) e luogo di residenza (stabile). Nel conto vanno messi anche i pendolari (11.700) che si recano all'estero e i 45mila frontalieri che giornalmente si recano in Svizzera. In totale, si arriva a quasi 400mila spostamenti in uscita, 1 ogni 150 residenti.
Un ulteriore dato che emerge dal 'Rappoto Italiani nel mondo' riguarda il grado di istruzione, che nella maggior parte dei casi è elevato. Ecco dunque che cresce l'incidenza dei cosiddetti “cervelli” in fuga. Non c'è un censimento completo dei ricercatori all'estero, ma di essi 2mila risultano iscritti alla banca dati “Davinci”, pressochè da tutte le più importanti università del mondo, oltre che da alcune imprese. Di questi solo 1 su 4 intenderebbe ritornare in Italia, mentre gli altri si dicono soddisfatti della vita condotta lontano dall'Italia, sia dal punto di vista sociale che lavorativo. Infatti, dalla graduatoria Top Italian Scientists risulta che l'Italia ha i suoi più bravi scienziati all'estero, dove hanno realizzato il loro percorso professionale.
Il Rapporto della Fondazione Migrantes riporta anche la classifica degli scienziati italiani attraverso l'indice di Hirsch (h-index), che misura il grado di performance della produttività degli scienziati, e sottolinea come da questa risulta che: solo 7 scienziati su 10 lavorano ancora in Italia, mentre tra quelli registrati nella parte alta della graduatoria ben i due terzi si trovano all'estero. Infine, l'ultima indagine sui ricercatori italiani all'estero, svolta dal CNR conferma che in prevalenza si tratta di giovani (anche se non più giovanissimi), all'estero da più di dieci anni (ma nei due terzi dei casi ancora con la cittadinanza italiana), in prevalenza impegnati nelle materie scientifiche e riconoscenti per avere trovato lontano da casa una maggiore gratificazione professionale, le attrezzature necessarie e i fondi indispensabili.
Per la Fondazione Migrantes, l'emorragia dei cervelli è destinata a continuare, specialmente dal Sud, ma rivela ancora il Rapporto, da “popolare e sofferta” che è stata storicamente è diventata sempre più “matura e consapevole”.
Fonte:CGIL
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