martedì 14 dicembre 2010

RAPPORTO DELLA FONDAZIONE ISMU: NEL 2010 FLUSSI IN CALO. I ROMENI SONO LA NAZIONALITÀ PIÙ PRESENTE. NEL 2030 POSSIBILE BOOM DI IMMIGRATI DALL’AFRICA

Rallenta il flusso migratorio verso l’Italia. Il saldo dei nuovi iscritti in anagrafe nel primo semestre del 2010 è di 100mila unità in meno (-40%) rispetto a quanto osservato nello stresso periodo del 2007, prima dello scoppio della crisi economica.

Nel 2010 Ismu registra un notevole rallentamento dei flussi netti di immigrati in arrivo in Italia: il saldo dei nuovi iscritti in anagrafe nel primo semestre del 2010 è di 100mila unità in meno (-40%) rispetto a quanto osservato nello stresso periodo del 2007 (epoca precrisi). La contrazione di nuovi ingressi, dovuta all'azione frenante innescata dalla difficile congiuntura economica, non toglie comunque vivacità al fenomeno: al 1° gennaio 2010 gli immigrati in Italia sono 5,3 milioni di unità (regolari e non), di cui 5,1 milioni provenienti dai così detti Paesi a forte pressione migratoria, circa 500mila in più rispetto al 2009. La nazionalità più numerosa è quella rumena con un milione e 112mila unità (il 22% del totale), seguita dall'albanese e dalla marocchina (586mila e 575mila). Parallelamente c'è un vero e proprio boom di minori residenti in Italia: in base alla stime Ismu al 31 dicembre 2010 sono quasi 1 milione 24 mila (triplicati da inizio 2003, anno in cui erano “solo” 353mila).

Tra i minori residenti al primo gennaio 2010, più della metà risulta nata in Italia.

Diminuiscono gli irregolari che sono 544mila, 16mila in meno rispetto a quanto stimato da Ismu al primo agosto 2009. Sul lavoro, nonostante la crisi economica, si registra un aumento dell’occupazione immigrata pari a 183mila unità (+10% rispetto al 2009). Ma al contempo cresce il tasso di disoccupazione che è passato dal 10,5% del primo trimestre 2009 al 13% del primo trimestre 2010.

Diminuiscono i tassi di criminalità degli immigrati: elaborazioni Ismu dimostrano che il numero dei denunciati stranieri è diminuito del 13,9% passando dai 302.955 del 2008 ai 260.883 del 2009.     

Sono alcuni dati del XVI Rapporto nazionale sulle migrazioni 2010, elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) presentato oggi a Milano. Diminuiscono gli irregolari che sono 544mila, 16mila in meno rispetto a quanto stimato da Ismu al primo agosto 2009. Calano anche i tassi di criminalità degli immigrati: elaborazioni Ismu dimostrano che il numero dei denunciati stranieri è diminuito del 13,9% passando dai 302.955 del 2008 ai 260.883 del 2009. Sul lavoro, nonostante la crisi economica, si registra un aumento dell’occupazione immigrata pari a 183 mila unità (+10% rispetto al 2009). Ma al contempo cresce il tasso di disoccupazione che è passato dal 10,5% del primo trimestre 2009 al 13% del primo trimestre 2010.     

IMMIGRATI IN ITALIA 

Flussi in diminuzione. Al primo gennaio del 2010 la popolazione straniera presente in Italia è stimata da Ismu in 5,3 milioni di unità (regolari e non), di cui 5,1 milioni provenienti dai così detti Paesi a forte pressione migratoria, circa 500mila in più rispetto al 2009. I regolarmente iscritti in anagrafe sono 4 milioni e 235mila1 (+344mila rispetto al 2009). Nonostante la persistente vivacità del fenomeno, si sono rilevati alcuni segnali di un suo rallentamento, verosimilmente causato dalla difficile congiuntura economica. Nei dati anagrafici si può infatti cogliere una riduzione dei flussi netti proprio a partire dalla primavera del 2008, riduzione che ha riscontro in un saldo migratorio con l’estero per l’anno 2009 che è inferiore del 12% rispetto a quello del 2008 e del 36% rispetto a quello del 2007. Ciò trova ulteriore conferma nel 2010, con un valore del saldo relativo al primo semestre, che è circa il 40% inferiore (oltre 100mila unità in meno) a quanto osservato nello stesso periodo del 2007 in epoca precrisi.

Meno irregolari. Al 1 gennaio 2010 non hanno un valido titolo di soggiorno 544mila stranieri, 16mila in meno rispetto ai 560mila stimati da Ismu al primo agosto 2009. La contrazione può interpretarsi come un primo effetto dell’ultima sanatoria finalizzata all’emersione dell’irregolarità nell’ambito del lavoro domestico. Nel complesso si può comunque ritenere che in termini relativi il fenomeno dell’irregolarità abbia raggiunto in questi ultimi due anni uno dei livelli più bassi nella storia delle migrazioni verso il nostro paese.

Più famiglie. La quota degli immigrati che vivono in famiglia (in coppia e/o con figli) è aumentata nel quadriennio dal 2005 al 2009 di 5 punti percentuali per i casi di presenza del coniuge/convivente (dal 39,1% del 2005 al 44,4% del 2009) e di 2,5 punti (dal 2,1% al 4,6%) per i nuclei monogenitoriali. In aumento anche i soggetti soli, che nello stesso arco di tempo passano dal 13,9% al 19,7%. Si è dimezzata invece la quota di coloro che vivono in coabitazione, con amici e conoscenti (dal 27,5% al 12,6%). I dati mostrano una progressiva trasformazione dell’immigrazione straniera da mera “forza lavoro” a “famiglie di lavoratori”.

Minori triplicati dal 2003. In base alle stime Ismu i minori residenti in Italia al 31 dicembre 2010 saranno quasi 1 milione e 24 mila (quasi triplicati da inizio 2003, anno in cui erano 353mila). Tra i minori residenti al primo gennaio 2010, più della metà risulta nata in Italia (di cui 74mila nati solo nel 2009). Si tratta certamente di un contributo importante per dare vitalità alla demografia del nostro paese, anche se va sottolineato come esso non risolva, anche in prospettiva, il problema del calo della natalità in Italia. Infatti i dati dimostrano che le donne immigrate si adattano abbastanza rapidamente al modello riproduttivo della società ospite: nel 2006 il valore medio della fecondità delle straniere era stimato in 2,50 figli per donna ed è sceso progressivamente sino a 2,05 nel 2009. I valori si abbassano ancor di più nelle grandi città come Milano e Palermo (1,5), Roma (1,3), Napoli (1,2), dove il numero medio di figli per donna non raggiunge neppure tra le straniere il livello di ricambio generazionale.

I rumeni sono più di milione e centomila. Al vertice della graduatoria dei presenti in Italia, provenienti dai Paesi a forte pressione migratoria, si conferma la Romania, con un milione e 112mila unità (il 22% del totale). Seguono l’Albania e il Marocco con, rispettivamente, 586mila e 575mila presenze (pari all’11,5% e al 11,3%).

Nel 2030 possibile boom di immigrati dall’Africa. Guardando al futuro gli scenari possibili, alla luce delle dinamiche in atto, sembrano poter essere due. Il primo prevede un rallentamento dei flussi, se le aree di origine dell’immigrazione verso l’Italia rimarranno quelle di adesso (ovvero se più del 50 per cento degli immigrati stranieri proverrà dall’Est Europa): in tal caso nei prossimi 20 anni i residenti stranieri aumenterebbero a una media di 187mila unità annue (ben diversa delle 431mila mediamente registrate negli ultimi 7 anni). Il secondo scenario introduce l’eventualità che la caduta dei flussi est europei sia interamente compensata dalla componente proveniente dall’Africa Sub-sahariana. D’altra parte le premesse per un boom di immigrati da tale area non mancano, se si considera che gli scenari demografici più accreditati (United Nations, 2008) calcolano che l’Africa Sub-sahariana tra il 2010 e il 2030 avrà un surplus annuo di 15-20 milioni di potenziali lavoratori. Se, come è lecito presumere, essi non verranno pienamente assorbiti dai mercati locali potranno farsi tentare dalla scelta migratoria ed emigrare, almeno in parte, tanto in Italia quanto nel resto d’Europa. Si segnala in particolare il caso della Nigeria: il paese più popoloso dell’Africa, con 150 milioni di abitanti, e anche quello con uno dei tassi di crescita della popolazione più alti al mondo (circa il 4% l’anno). Banca centrale nigeriana, Iom e analisti concordano nel ritenere che nel giro di 25 anni la popolazione nigeriana sia destinata a raddoppiare. Se il mercato del lavoro, attualmente con una disoccupazione del 10%, non dovesse assorbire il surplus di forza lavoro, la disoccupazione aumenterebbe e con questa la spinta a emigrare.

LAVORO

Più occupati nonostante la crisi. Anche nel 2010, come già segnalato nel 2009, l’occupazione degli stranieri ha conosciuto un andamento opposto a quello complessivo del nostro Paese. Mentre l'occupazione degli italiani ha fatto segnare un’ulteriore contrazione rispetto allo stesso periodo del 2009 (passando da 22 milioni e 966mila a 22 milioni e 758mila), gli occupati stranieri sono saliti da 1 milione e 741mila a 1 milione e 924mila, con un aumento di oltre il 10% (e addirittura del 14% per quanto riguarda la componente femminile). L’occupazione maschile infatti è passata da 1 milione e 29mila del I trimestre 2009 a 1 milione e 109mila del I trimestre 2010, quella femminile da 712mila a 815mila. Gli stranieri rappresentano ormai l’8% degli occupati totali, e quasi il 9% delle occupate. Circa il 79% degli occupati (e il 93% degli uomini stranieri) ha un impiego a tempo pieno, ma ben 4 donne immigrate su 10 hanno un impiego part-time. I lavoratori stranieri con uno status da dipendenti sono 1 milione e 662mila.

Disoccupazione in aumento. Contestualmente, a fronte di una crescita dell’offerta, di un afflusso di nuova manodopera dall'estero sovradimensionata rispetto alle opportunità di assorbimento del mercato italiano e di una situazione economica complessivamente deteriorata, nei primi tre mesi del 2010 è cresciuto il tasso di disoccupazione degli stranieri. I disoccupati stranieri hanno raggiunto le 287mila unità, con un aumento addirittura del 40% rispetto a dodici mesi prima e con una leggera prevalenza della componente maschile (52,6% sul totale). Il tasso di disoccupazione è passato dal 10,5% del I trimestre 2009 al 13% del I trimestre 2010. Il peggioramento coinvolge soprattutto gli uomini, per i quali tra il I trimestre 2009 e il I trimestre 2010 l’incidenza della disoccupazione è passata dal 9,1% al 12%, oltre ad essere praticamente raddoppiata rispetto al 2007 quando era a quota 6,2%. Anche le donne, nello stesso arco di tempo, hanno visto salire il tasso di disoccupazione dal 12,4 al 14,3%. Parallelamente, è continuato a crescere il divario tra i tassi riferiti agli immigrati e quelli complessivi, che sfiora i quattro punti percentuali sia per gli uomini sia per le donne.

E’ il Nord a offrire più lavoro. Il Nord assorbe oltre il 60% dei lavoratori stranieri (ma con una flessione negativa di ben tre punti percentuali rispetto al I trimestre 2009), il Centro il 27% e il Mezzogiorno poco più del 12%.

GLI ALUNNI STRANIERI

In crescita i nati in Italia e in diminuzione i neo arrivati. Dagli ultimi relativi all’anno scolastico 2009/10, emerge che sono 673.592 gli allievi stranieri nelle scuole italiane (il 7,5% della popolazione scolastica). Non vi sono novità significative riguardo alle provenienze (tra le prime nazionalità si confermano Romania, Albania, Marocco, Cina, Ecuador), alla distribuzione degli studenti nei diversi ordini di scuola (con una maggiore concentrazione alle primarie) e alle differenze territoriali (si conferma una presenza significativa al nord e al centro). Va però sottolineato che, al trend generale degli ultimi anni, caratterizzato dal rallentamento nell’incremento degli alunni con cittadinanza italiana, corrisponde una progressiva trasformazione nella composizione della popolazione scolastica straniera. Infatti, da un lato, cresce significativamente la presenza dei nati in Italia da genitori stranieri (233.033 unità nel 2008/09: il 5% degli iscritti alle scuole dell’infanzia), dall’altro, si riduce il numero di alunni neo arrivati (41.421), ovvero coloro che hanno iniziato il processo di scolarizzazione nel paese d’origine e che poi hanno dovuto interrompere il loro percorso per ricongiungersi ai genitori già in precedenza emigrati in Italia.

La concentrazione degli allievi stranieri: un fenomeno rilevante in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte. Per ciò che riguarda la concentrazione degli alunni stranieri, si rileva come la percentuale di istituti scolastici non interessata dalla presenza di stranieri sia del 26,1%. Sono, invece, 1.620 le scuole italiane (pari al 2,8% del totale) che hanno una presenza di alunni stranieri superiore al 30%. In un recente documento del Miur (2010), si sottolinea che nell’a.s. 2009/2010, tra le primarie che superano la soglia del 30% di allievi stranieri, un quarto di esse si trova in Lombardia e il 65,5% in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte; rispetto alle secondarie di I grado, ben il 38% si colloca nel contesto lombardo e il 65,5% in sole tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto). Al sud e nelle isole, solo 21 scuole superano la soglia del 30%.

Soglia del 30%: la maggior parte delle scuole si adegua. Gli approfondimenti statistici del Miur (e i dati sull’applicazione della circolare n 2/2010) mettono in luce che molte sono state le scuole che si sono adeguate alla soglia del 30% di presenza nelle singole classi di studenti stranieri con una limitata competenza linguistica in italiano, ma elevata è anche stata la concessione di deroghe. In Lombardia, ad esempio, l’84% delle scuole ha rispettato il provvedimento, alle restanti istituzioni scolastiche sono state concesse deroghe. Va sottolineato, infine, che una ricerca recente svolta da Ismu sugli indici di integrazione nel nostro paese ha verificato empiricamente il legame inverso tra grado di integrazione e densità della presenza immigrata, mostrando come al crescere della densità della popolazione immigrata decresca il livello di integrazione, mentre nei contesti in cui gli immigrati sono meno numerosi la loro integrazione appare facilitata. Tale risultato richiama la necessità di riflettere sulla sostenibilità dei flussi migratori nei contesti territoriali nonché negli ambiti scolastici e formativi.

CRIMINALITÀ E DEVIANZA DEGLI IMMIGRATI

Meno stranieri denunciati. Nel 2009 (ultimi dati disponibili del Ministero degli Interni) il numero dei denunciati stranieri dalle forze di polizia è diminuito del 13,9% rispetto al 2008. Nel 2009 i denunciati stranieri sono 260.883 (su un totale di 823.406) e corrispondono a circa un terzo del totale dei denunciati (31,7%). Per tutti i reati considerati, a eccezione dei furti in esercizi commerciali, dal 2008 al 2009 si nota una diminuzione dei denunciati stranieri in numero assoluto: alta per i furti in abitazione (-31,9%) e le rapine in banca (-24,4%), media per le rapine in abitazione (-18,9%), i delitti contro la persone (-14,5%) e il totale delle rapine (-13,9%), più contenuta, ma sempre rilevante, per le altre categorie.

Più di un terzo dei detenuti è straniero. Al 31 luglio 2010 gli stranieri nei penitenziari italiani sono il 36,2% dei presenti, 24.675 su 68.121. Le nazionalità più numerose sono: la marocchina (21,2% dei detenuti stranieri), la rumena (13,4%), e la tunisina (12,8%). Le categorie di reato più rappresentate in valore assoluto sono: i reati contro il patrimonio (31.893 detenuti stranieri, il 25,5% del totale dei detenuti per questo reato), la violazione della legge sugli stupefacenti (28.154, 45,1%), i reati contro la persona (22.610, 29,9%).Gli irregolari presentano tassi di delittuosità molto superiori a quelli dei regolari e degli italiani.

Gli irregolari presentano tassi di delittuosità molto superiori a quelli dei regolari e degli italiani. 

Nel 2008 e nel 2009 gli stranieri regolari hanno registrato tassi di delittuosità totale superiori, ma prossimi, a quelli degli italiani. Gli irregolari invece hanno avuto tassi di delittuosità decine di volte superiori. Il problema della delinquenza straniera continua a riguardare principalmente l’immigrazione irregolare (nel 2009 il il 25,3% dei denunciati è irregolare, contro il 6,3% che è regolare). Mentre i tassi di delittuosità dei regolari sono superiori, anche se prossimi, a quelli degli italiani (il quoziente di sovraesposizione, cioè il rapporto tra il loro tasso e quello degli italiani, oscilla infatti tra l’1,3 per il totale dei reati nel 2009 e un massimo di 2,7 per i furti), i tassi di delittuosità stimati degli irregolari sono superiori: nel 2008 per il furto per omicidio superano di 11,7 quelli degli italiani e nel 2009 per furto arrivano ad essere di 45,6 volte maggiori.  

L’affermazione che gli irregolari sono criminali è falsa. I dati su esposti non avallano l'affermazione, falsa, che gli irregolari siano criminali. I dati indicano che l'irregolarità in Italia aumenta la probabilità del verificarsi di un evento criminale. Il che non significa che tutti gli irregolari siano delinquenti o che tra essi non ci siano in maggioranza persone oneste e tanti sfruttati nel lavoro nero.    

Più immigrati non vuol dire più delinquenza.  Non è vero che più immigrati vogliono dire tout court più delinquenza. Non c’è una relazione diretta tra aumento dei permessi di soggiorno e delinquenza degli stranieri. Nel 2005 le province italiane con tassi più alti di soggiornanti regolari non sono quelle che hanno tassi di stranieri denunciati più alti. All’aumentare del tasso di permessi, diminuisce quello di stranieri denunciati. 

Perché delinquono. Tra le cause principali di delinquenza totale degli stranieri nelle province italiane troviamo: condizioni economiche di disagio (bassi salari), presenza di criminalità organizzata straniera, e irregolarità lavorativa di basso livello. Non è quindi l'immigrazione di per sé che reca criminalità, ma sono le caratteristiche di certa immigrazione che, in determinati casi, possono farlo con riferimento ad alcune tipologie di criminalità. Rispetto alla criminalità in Italia gli stranieri hanno molti fattori di rischio e pochi di protezione. Sono le condizioni in cui spesso vivono gli stranieri che aumentano la probabilità che alcuni commettano atti criminali o altri diventino vittime di criminalità.      

QUANTO PESA L'IMMIGRAZIONE SUL WELFARE  

Benefici fiscali. Un dato di sintesi si ottiene calcolando il beneficio fiscale netto, cioè la differenza fra i trasferimenti ricevuti dal settore pubblico e quanto pagato al settore pubblico stesso. L’analisi individuale evidenzia un beneficio fiscale netto per gli immigrati extra-EU inferiore di circa 3.000 euro annui a quello degli italiani, per lo più giustificabile per la minore incidenza dei costi sanitari e previdenziali dovuti all’invecchiamento. Il risultato viene confermato dall’analisi a livello familiare, che indica un beneficio fiscale netto superiore per le famiglie italiane rispetto a quelle extra-EU, per oltre 3.800 euro.   

Gli immigrati pagano meno imposte.  Passando al prelievo fiscale, in media le imposte personali, i contributi sociali e Ici ammontano a 6.407 euro per gli italiani, 5.921 euro per gli immigrati Ue e 5.735 euro per gli immigrati extra-Ue. Il maggior importo di imposte personali pagate dagli italiani (più 950 euro rispetto agli immigrati extra-Ue) è spiegato dal reddito medio più elevato. Inoltre se si restringe il campione ai soli attivi, l’importo medio dei contributi sociali versato dagli italiani risulta superiore (di 1.699 euro) a quello degli immigrati extra-Ue.

Fonte: ISMU

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