La CRBM è presente al summit sull’ambiente di Cancun per chiedere che la questione della finanza per il clima venga affrontata in maniera decisa e con soluzioni alternative rispetto a quelle paventate dai Paesi del Nord del mondo allo scorso vertice di Copenhagen.
Il tema finanziario è uno dei temi centrali sul tavolo dei negoziati. I governi devono trovare un accordo nel più breve tempo possibile sull'architettura finanziaria per la gestione delle centinaia di miliardi di dollari all'anno che dovranno essere messi a disposizione dei Paesi dell'emisfero Sud, ovvero quelli più colpiti dai cambiamenti climatici ( i cosiddetti Non-Annex 1). Controverso il ruolo che Unione Europea e Stati Uniti vorrebbero per la Banca Mondiale, contrapposta alla richiesta degli altri governi di istituire un meccanismo finanziario nuovo e rappresentativo anche dei Paesi poveri sotto l'autorità della Conferenza delle Parti.
Da discutere anche gli strumenti che potrebbero generare le risorse finanziarie necessarie – tra l'1,5% del PIL mondiale richiesto dai G77 e Cina, al 6% richiesto dal governo della Bolivia – che secondo la stessa World Bank dovrebbero essere solamente in parte pubbliche e per lo più raccolte sui mercati finanziari, attraverso la compravendita di crediti di carbonio e certificati di riduzione delle emissioni generati da progetti realizzati al di fuori dall'Unione Europea tramite i meccanismi flessibili del Joint Implementation e del Clean Development Mechanism.
“E' impensabile affrontare la questione dei finanziamenti per il clima ripiegando ancora una volta su soluzioni di mercato già sperimentate nell'ultimo decennio e che si sono dimostrate fallimentari” ha dichiarato da Cancun Elena Gerebizza della CRBM. “Il mercato dei crediti di carbonio non ha funzionato come incentivo a ridurre le emissioni globali; non ha aiutato il finanziamenti di progetti meno inquinanti e il trasferimento di tecnologie verso i Paesi poveri. Al contrario, ha offerto nuove possibilità di speculazione finanziaria a investitori spregiudicati che vedono nelle oscillazioni del prezzo delle emissioni una possibilità di guadagno facile attraverso transizioni che avvengono per lo più “over the counter”, quindi al di fuori del controllo seppur minimo dei mercati” ha aggiunto la Gerebizza.
“I governi e la Banca mondiale dovrebbero prenderne atto e affrontare la questione in maniera più seria e lungimirante, con politiche pubbliche interne di rilancio di un'economia più sostenibile, e utilizzando strumenti finanziari innovativi come la tassa sulle transazioni finanziarie o la riconversione dei sussidi al settore estrattivo per generare le risorse finanziarie necessarie a fare fronte ai cambiamenti climatici. La Banca Mondiale e le sue vecchie ricette non possono svolgere un ruolo positivo in questo contesto. Per una soluzione a lungo termine, serve un nuovo Fondo Globale per il clima e una governance democratica e a favore dei Paesi poveri” ha concluso la Gerebizza.
Fonte: CRBM
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