martedì 14 giugno 2011

MAXI OPERAZIONI A CONTRASTO DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

Quattordici persone arrestate e sequestro di beni per oltre 5 milioni di Euro. Sono questi i risultati della maxi operazione condotta dal GICO della Guardia di Finanza di Catania conclusasi questa mattina, in esecuzione dell'Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Catania, proposta della locale DDA. Le indagini delle Fiamme Gialle e della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania hanno riguardato uno dei gruppi "storici" dell'associazione mafiosa di "Cosa Nostra" etnea (Santapaola-Ercolano), il cosiddetto "Gruppo della Stazione". L'Operazione della Guardia di Finanza, denominata convenzionalmente "LIBERTA'", coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha permesso di acquisire un completo quadro probatorio sulla piena operatività del gruppo anzidetto.

L'attività investigativa, condotta anche grazie all'ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha consentito di individuare tutti i componenti del Gruppo mafioso nonché di accertare e riscontrare le attività criminali in corso, con particolare riferimento alle richieste di carattere estorsivo che venivano avanzate nei confronti di decine di operatori commerciali operanti nella zona d'influenza del clan.

In diverse circostanze, gli operatori stessi, stanchi delle continue richieste di "pizzo" da parte del sodalizio mafioso, confermavano agli investigatori, in sede di sommarie informazioni, di essere vittime del gruppo e che allo stesso periodicamente versavano somme di denaro o beni di altra utilità per timore di possibili ritorsioni. Parallelamente all'attività di P.G venivano altresì condotti mirati accertamenti patrimoniali nei confronti di tutti gli indagati che consentivano l'individuazione di beni mobili ed immobili agli stessi riconducibili.

Tale attività evidenziava una netta sproporzione tra patrimoni posseduti rispetto ai redditi dichiarati ai fini delle imposte sui redditi che non erano sufficienti nemmeno al mero sostentamento del nucleo familiare. E' apparso dunque evidente che i beni posseduti ed i redditi effettivamente disponibili, altro non erano che il provento derivante dalle illecite attività poste in essere dall'associazione mafiosa.

Dalle indagini svolte è emersa chiaramente la consapevolezza in capo alla "dirigenza" del gruppo mafioso della necessità non solo di svolgere attività commerciali per reimpiegare i capitali illeciti, ma anche di intestarle a prestanome al fine di scongiurare il rischio di sequestri finalizzati alla confisca. Fra queste vi è anche una società cooperativa, che gestisce un servizio di ambulanze e che incassa quasi 1 milione di euro all'anno. Emblematica è poi la costituzione di una cassa comune del clan, dove confluivano i proventi delle estorsioni e da cui si prelevavano le retribuzioni degli affiliati.

Da ultimo è bene sottolineare che le vittime di estorsioni questa volta hanno collaborato, confermando gli episodi, a dire il vero ampiamente già provati dalle indagini tecniche svolte.

Nell'operazione di questa mattina sono stati impiegati oltre 60 militari unitamente ad unità cinofile ed un elicottero che ha sorvolato la zona ove si sono svolte le operazioni di Polizia.

Inoltre, nel corso dell'operazione, presso un'abitazione, veniva rinvenuta e sottoposta a sequestro, una pistola calibro 38 special completa di munizionamento e con matricola abrasa.

Nessun commento:

Posta un commento