Salvatore Borsellino ha accettato con molte remore l'invito dei Giovani dell’ Italia dei Valori di Trezzano sul Naviglio, alle porte di Milano, a partecipare ad un incontro sui temi Mafia, leggi Ad Personam e Referendum. Durante l'incontro, al quale hanno partecipato anche Giulio Cavalli, Consigliere Regionale IDV, Jole Garuti, Direttrice dell’Associazione Omicron, Marilisa D'Amico, professoressa di Diritto Costituzionale, e Walter Mapelli, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Monza, Borsellino ha ricordato la delusione ricevuta da Antonio Di Pietro nel momento in cui ha deciso di accettare la candidatura di De Luca in Campania.
Il referendum, secondo Borsellino è un importante segnale politico perché, “se Pisapia e De Magistris hanno cominciato a cambiare il vento, ora c'è bisogno di un uragano per spazzare via il vecchio modo di fare politica e soprattutto chi, come Berlusconi, attenta alla nostra costituzione e tenta di mettere in pratica il piano di rinascita democratico della loggia P2".
Oltre alle leggi che vorrebbero eliminare l'indipendenza della magistratura e all'omicidio virtuale di alcuni magistrati come De Magistris, Forleo, Nuzzi, la politica, con Berlusconi in testa, vuole bloccare le inchieste sulle stragi del 92-93.
E’ incorso infatti un attacco mediatico, scatenato da Giuliano Ferrara e dai media controllati dal premier, ed uno istituzionale, portato da Gasparri, Cicchitto e soprattutto da Osvaldo Napoli che ha sollecitato un’inchiesta del CSM sui procuratori di Palermo Ingroia e Di Matteo che indagano sulla trattativa tra mafia e stato.
Nel 2009, Berlusconi, quando ancora in pochi parlavano di trattative e delle inchieste sulle stragi, disse: "E' una follia che ci siano frammenti di Procura che da Palermo a Milano guardano ancora a fatti del '92, del '93, del '94. Quello che mi fa male è che gente così, con i soldi di tutti noi, faccia cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene comune del Paese". Questa frase a Borsellino è sembrata una confessione.
"Mi fa male che Berlusconi abbia parlato delle stragi del 92 e del 93 come di vecchie storie. Il sangue di quelle stragi non si è ancora asciugato e non si asciugherà sino a che non avremo verità e giustizia".
Borsellino si è detto anche preoccupato perché respira quel clima di delegittimazione che allora toccò Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quel clima che precedette le stragi. E ricorda, ad esempio, il deferimento al CSM di suo fratello Paolo per un intervista rilasciata al giornale L'Unità. Secondo Borsellino è dai giovani che trae la sua forza gli stessi giovani che hanno dato vita al Movimento delle Agende Rosse. Quel Movimento che insieme a lui ed ai cittadini di Palermo anche quest'anno si ritroverà in via d'Amelio il 19 luglio a "presidiare quel luogo che ogni anno gli sciacalli della politica tentano di profanare portando corone di fiori per accertarsi che Paolo sia veramente morto e –continua- quest' anno staremo lì fino a mezzanotte. Per chi vorrà portare lo stesso corone di fiori sarà allestita una riproduzione della tomba di Vittorio Mangano, l'eroe di Berlusconi e Dell'Utri.” (Evento Facebook dedicato all'evento)
Nel finale c'è ancora il tempo di una domanda: "Cosa pensa Borsellino di Ciancimino?"
"Incontrai Ciancimino perché volevo guardarlo negli occhi, perché volevo capire quali potevano essere le motivazioni che lo avevano spinto a parlare. Mi disse che lo faceva per suo figlio di 5 anni, perché aveva un cognome pesante da portare. In parte gli ho creduto, eventi successivi mi hanno fatto pensare che ci sono altri motivi dietro alle sue dichiarazioni. A me non deve più interessare perché Ciancimino lo faccia, l'importante è che parli, ci dovranno pensare poi i magistrati a trovare i riscontri alle sue dichiarazioni"
Gli stessi magistrati che, dimostrando la loro professionalità, hanno arrestato Ciancimino Jr per calunnia aggravata.
L'importanza del fatto che Ciancimino parli è testimoniata dal fatto, secondo Borsellino, che alcune persone delle istituzioni abbiano, dopo decenni, ritrovato la memoria e il desiderio di parlare, proprio dopo che Spatuzza e Ciancimino hanno cominciato a collaborare.
Per finire spiega: "Ingroia è convinto che siamo arrivati all'anticamera della verità. E dalla porta che vi conduce arriva uno spiraglio di luce. Quella porta non deve essere richiusa e dobbiamo essere noi a metterci di traverso per non permetterlo. Magari ci stritoleranno, ma ditemi voi: preferite vivere da schiavi o morire come uomini liberi?".
Fonte: http://www.19luglio1992.com/
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