venerdì 4 maggio 2012

IMPEDIRE IL FURTO DI FUTURO AI DANNI DEI GIOVANI MUSICISTI!

[Pubblichiamo la segnalazione di un lettore pervenuta in Redazione]

di Dario Peluso

Si consuma, nel più assoluto silenzio della stampa nazionale, l’ennesima ingiustizia a discapito dei giovani e del loro accesso nel mondo del lavoro. Questa volta, a farne le spese, sarebbero gli allievi privatisti dei Conservatori Musicali di tutta Italia (e tali Conservatori sono presenti anche a Roma, Frosinone, Rieti).

A partire da questo anno accademico, e  a causa di una errata interpretazione della legge 508/99, i privatisti si trovano immobilizzati e senza alcuna prospettiva.
Se per gli studenti  interni il problema non si pone, gli esterni – che fino allo scorso anno potevano accedere da privatisti agli esami previsti dal corso di studi – ora non possono più diplomarsi! Essi dovrebbero semplicemente ricominciare da capo il loro curriculum di studi, anche quelli che hanno regolarmente conseguito l’ammissione agli ultimi anni.

Un’autentica follia, anzi un’ingiustizia e una vergogna.

L’origine di questa sciagura sta in un’errata interpretazione della legge n. 508 del 1999 e del Dpr n. 212 del 2005, a cui hanno fatto seguito due decreti ministeriali del 2009 che hanno reso effettiva la chiusura «per esaurimento dei corsi» del vecchio ordinamento, sostituito da un «nuovo ordinamento» di stampo universitario, composto da un «corso pre-accademico» e due livelli di laurea, triennale e specialistica.

L’esistenza dei privatisti non era ovviamente compatibile col nuovo regime universitario dei Conservatori, e si pensò di risolvere il problema con l’arbitraria esclusione di tutti coloro i quali nel frattempo non si fossero affrettati a iscriversi nelle rispettive classi (la cui capienza è tra l’altro assai limitata). Per l’anno accademico 2010/2011 il dirigente generale dell’AFAM, Giorgio Bruno Civello, è intervenuto in merito alla questione con una nota ministeriale, in cui raccomandava ai conservatori di ammettere per quell’anno i candidati privatisti agli esami.

Un’altra proroga a febbraio, poi il silenzio, e adesso la mazzata che lascia centinaia di ragazzi sparsi in tutta Italia liberi di scegliere tra riporre i propri sogni nel cassetto o entrare nei trienni di primo livello, con il conseguente allontanamento dell’ingresso nel mondo del lavoro. Chi si vedeva già col diploma fra le mani, si troverà a doversi laureare con quattro o cinque anni di ritardo rispetto ai suoi colleghi «interni» (se aggiungiamo al triennio il biennio specialistico).Questa discriminazione colpisce una categoria di studenti già di per sé penalizzata: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta infatti di studenti lavoratori, o che magari vivono là dove un conservatorio non c’è o è difficilmente raggiungibile (i conservatori in Italia sono circa sessanta).Tutti gli interessati aspettano con ansia l’esito dei lavori del comitato ristretto, presieduto dall’ On. Giuseppe Scalera (PDL), che si sta occupando del disegno di legge C. 4822 sulla «Valorizzazione del sistema dell’alta formazione e specializzazione artistica e musicale».

La speranza è che in tempi compatibili con la scadenza dell’anno accademico l’appello degli studenti arrivi alla Camera dei Deputati, poiché il furto del futuro perpetrato ai danni di questi giovani musicisti somiglia da vicino alla vergognosa vicenda degli “esodati”: entrambi le vicende sono prova di un assoluto disprezzo delle burocrazie ministeriali per le più elementari esigenze di giustizia. 

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