WWF, Italia Nostra e i comitati locali in difesa della Riserva del Borsacchio intervengono nuovamente sulla scellerata scelta, da parte di un manipolo di consiglieri regionali, di tagliare una delle poche aree protette costiere, scampate finora alla cementificazione.
Lo scorso 8 maggio un variegato e trasversale terzetto di consiglieri regionali (Rabbuffo, FLI, Ruffini, PD, e Venturoni, PDL) è riuscito a far votare al Consiglio regionale la riperimetrazione della Riserva del Borsacchio. Sotto la guida del Governatore.
Si è così segnato un punto veramente basso per il nostro territorio, un tempo chiamato regione dei parchi; è stata scelta la strada per tagliare le aree protette e cementificare anche uno dei pochi tratti di litorale teramano rimasti liberi.
La Riserva del Borsacchio dovrebbe tutelare, come specificato nella relazione dei Professori Pirone e Pacioni del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università degli Studi dell’Aquila, l’ambiente costiero, uno dei più aggrediti d’Abruzzo ed in particolare del teramano. Tra Martinsicuro e Silvi sono ormai pochissime le aree rimaste prive di costruzioni. Le Istituzioni abruzzesi non sono state finora in grado di tutelare la natura del nostro litorale, ad esclusione di piccolissimi tratti che sono sfuggiti alla cementificazione. Tra questi vi è quello della Riserva Naturale del Borsacchio che i consiglieri regionali hanno voluto tagliare.
Il nuovo perimetro, contrariamente a quanto dichiarato, è di 40 ettari inferiore a quello precedente ed ha tagliato vari chilometri di fascia costiera. In particolare:
ha escluso aree di pregio naturalistico, come la Pineta Mazzarosa che è stata tagliata in due (una dentro e l’altra fuori dalla Riserva);
ha escluso aree già interessate da una sentenza di condanna del Tribunale penale di Teramo con ordine di demolizione delle opere abusive realizzate;
ha buttato via 230.000 euro spesi per il Piano di Assetto Naturalistico della Riserva, in quanto sarà necessario procedere alla predisposizione di un nuovo piano, essendo stato modificato il perimetro della Riserva in maniera sostanziale;
ha escluso l’area di foce del Fiume Tordino, che deve essere invece tutelata e salvaguardata;
ha escluso la foce del torrente Borsacchio, col risultato di creare la prima area protetta al mondo che non contiene al suo interno l’oggetto della sua tutela;
ha aperto la strada ad ulteriori modifiche del perimetro della Riserva, poiché accontentando le pretestuose richieste di qualcuno, si è costituito un grave precedente che aprirà necessariamente la strada ad ulteriori concessioni;
è stata depotenziata la tutela che i comuni di Giulianova e Roseto degli Abruzzi avevano contro la ricerca e l’estrazione di idrocarburi, che, come ben noto, sono vietate all’interno delle aree protette e nei tratti di mare prospicienti fino a 12 miglia marine.
Ci sono voluti tre anni di discussione in consiglio regionale per conseguire tale desolante risultato: i consiglieri regionali abruzzesi hanno discusso del taglio della Riserva del Borsacchio più di quanto abbiano fatto sul terremoto de L’Aquila.
La Riserva del Borsacchio, fin dalla sua nascita, è sempre stata al centro dell’attenzione di alcuni consiglieri regionali: il massimo organo regionale, infatti, dalla legge istitutiva del 2005 fino all’ultima legge dello scorso 8 maggio, ha legiferato su questa area protetta ben 5 volte!
Il tutto con un unico obiettivo: quello di non rendere operativa la Riserva del Borsacchio. Mentre il Consiglio regionale discuteva dove e come tagliare l’area protetta, i Comuni di Giulianova e Roseto degli Abruzzi, nei cui territori è ricompresa la stessa, non hanno fatto nulla di quanto la legge imponeva loro:
non hanno provveduto alla tabellazione dell’area;
non hanno predisposto il piano di sviluppo sociale ed economico dell’area attraverso il progetto pilota di gestione finalizzato all’occupazione di disoccupati ed inoccupati;
non hanno nominato l’organo di gestione;
non hanno fatto approvare il Piano di Assetto Naturalistico della Riserva (PAN).
Su quest’ultimo punto, il Comune di Roseto degli Abruzzi è riuscito solo a far predisporre un Piano di Assetto Naturalistico della Riserva, costato ben 230.000 euro (cifra mai pagata per nessun altro piano delle riserve abruzzesi, quasi cinque volte più delle tariffe ordinarie), contenente la possibilità di realizzare nuovi insediamenti abitativi su una superficie di 50.000 metri quadrati: una previsione assolutamente illegittima ed insensata, tanto che lo stesso Comune non è riuscito a far adottare il PAN in consiglio comunale.
Di fronte all’inerzia delle Amministrazioni dei due Comuni, la Regione Abruzzo, il 27 novembre 2008 ha commissariato le Amministrazioni comunali assegnandone i compiti all’Amministrazione Provinciale di Teramo.
Ma la situazione non è cambiata: dal novembre 2008, la Provincia di Teramo non ha fatto nulla e la Riserva Naturale è rimasta in una situazione di stallo che le ha impedito di diventare, come tante altre aree protette regionali, strumento di sviluppo economico, sociale e turistico oltre che di conservazione ambientale.
Del tutte pretestuose le ragioni che sono state utilizzate per tagliare la Riserva. In maniera strumentale si è anche voluto cavalcare il contratto di quartiere dell’Annunziata nel Comune di Giulianova. Un vero e proprio falso, dato che lo stesso Piano di Assetto Naturalistico, predisposto come detto al costo di 230.00 euro e mai adottato, nelle sue norme tecniche di attuazione ha fatto salvi gli strumenti urbanistici vigenti, citando espressamente il contratto di quartiere dell’Annunziata.
Per realizzare tale contratto di quartiere, invece di riperimetrare la Riserva, sarebbe stato sufficiente approvare il Piano di Assetto Naturalistico, eliminando la parte illegittima che proponeva nuovi insediamenti abitativi su 50.000 metri quadrati di superficie.
In questi giorni, Comitati ed Associazioni stanno valutando tutte le strade per fermare questa legge: sono stati già evidenziati profili di sua incostituzionalità e sarà interessata l’Unione Europea perché il taglio della riserva compromette la tutela del fratino, uccello che nidifica sulla costa e che è protetto come l’aquila reale.
Ma è certo che la riperimetrazione della Riserva non è stata solo una sconfitta degli ambientalisti, ma di tutta la gente abruzzese e dei comuni interessati che vedono il loro territorio sempre più compromesso e che non riescono a salvaguardare neppure le ultime aree non cementificate.
E questa sconfitta è il risultato della miope azione di una classe politica e dirigente vecchia, capace di vedere l’ambiente solo come luogo da sfruttare e non come occasione di reale sviluppo.
Breve storia dell’area protetta del Borsacchio.
Il Decreto del 27 marzo 1963 del Ministro per la Pubblica Istruzione, di concerto con il Ministro della Marina Mercantile, riconosce che il tratto di territorio che va da Cologna Spiaggia al Borsacchio “ha notevole interesse pubblico perché, costituita da lussureggianti boschetti di pioppo, pini ed altre essenze, con alberi che arrivano in alcuni punti a pochi metri dalla linea di battigia, forma numerosi punti di belvedere aperti al pubblico, a chi percorre la strada n. 16 Adriatica o la ferrovia, dai quali possono godersi meravigliosi e talora estesissimi panorami sul mare, sugli arenili e sui frastagliati profili costieri, così da offrire inoltre un susseguirsi di incantevoli quadri naturali”.
Il successivo Decreto 25 ottobre 1969 del Ministro per la Pubblica Istruzione, di concerto con il Ministro per il Turismo, ha esteso alla collina il vincolo già imposto, attestando che le due zone, fascia costiera e parte collinare, “formano un complesso di punti di belvedere pubblici e di quadri naturali di incomparabile bellezza, interdipendenti fra loro per il concorrere degli stessi punti di vista: dal mare e dalle strade in pianura verso i colli e le alture dell’interno, dalla strada statale e dalla ferrovia verso il mare e le alture suddette e infine da queste ultime e dai loro molti versanti verso la pianura, il mare e il vario andamento della costa e della spiaggia. Tutto concorrente a formare un eccezionale insieme di bellezze panoramiche”.
La legge regionale 8 febbraio 2005 n. 6, al termine di un iter lungo e travagliato, istituisce la Riserva regionale del Borsacchio.
Con successiva legge 3 maggio 2006 n. 11, la Regione Abruzzo correggee un refuso presente nella legge istitutiva.
Con legge 9 agosto 2007 n. 27, il Consiglio Regionale approvò un emendamento a firma dei consiglieri regionali Boschetti e Cesaroni, che consentiva, nelle more dell’approvazione del Piano di Assetto Naturalistico, la realizzazione di tutti quegli interventi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e, in particolar modo, di un megavillaggio turistico all’interno della Riserva.
Con la legge 1° ottobre 2007 n. 34, l’emendamento Boschetti-Cesaroni venne giustamente cancellato ed i confini della Riserva ricevettero la quarta conferma legislativa.
L’8 maggio 2012, dopo quasi 3 anni di discussione, la Riserva regionale del Borsacchio viene riperimetrata.
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