Una delle proteste più accese durante questi giorni di negoziato sul clima a Cancun, in Messico, è stata quella contro lo sfruttamento del cosiddetto petrolio non convenzionale, in particolare le sabbie bituminose.
Una delle proteste più accese durante questi giorni di negoziato sul clima a Cancun, in Messico, è stata quella contro lo sfruttamento del cosiddetto petrolio non convenzionale, in particolare le sabbie bituminose. Oltre 200 rappresentanti di gruppi di nativi americani hanno chiesto ai governi di Stati Uniti e Canada di invertire il pericoloso trend che vede la regione canadese dell’Alberta devastata a causa delle prospezioni petrolifere e gli Usa maggiori importatori dei prodotti derivanti dalla lavorazione delle sabbie bituminose.
La grande preoccupazione degli attivisti è che l’esecutivo a stelle e strisce possa approvare un oleodotto transfrontaliero di oltre 2mila chilometri, denominato Keystone XL, proprio per favorire il commercio con l’alleato canadese. Si calcola che la portata della pipeline, che dall’Alberta arriverebbe in Illinois, dovrebbe aggirarsi intorno ai 900mila barili di petrolio al giorno. Dopo il disastro della Deep Water Horizon, le preoccupazioni di carattere ambientale sulla Keystone XL sono aumentate anche tra i legislatori americani, anche perché l’oleodotto attraverserebbe alcune zone dove si trova la più grande falda d’acqua degli Usa, di fondamentale importanza per l’agricoltura di quel Paese.
Fonte: CRBM
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