giovedì 9 dicembre 2010

CANCUN, FUORI LA BANCA MONDIALE DALLA FINANZA PER IL CLIMA

Una marcia che dal municipio di Cancun è giunta fino al cosiddetto “chilometro zero”, azioni in numerose città del mondo, una conferenza stampa, il lancio del sito web.  

Una marcia che dal municipio di Cancun è giunta fino al cosiddetto “chilometro zero”, azioni in numerose città del mondo, una conferenza stampa, il lancio del sito web www.worldbankoutofclimate.org  e una lettera aperta ai governi presenti al vertice messicano sottoscritta da oltre 200 Ong internazionali.

Queste le molteplici attività con cui la CRBM e altre realtà della società civile globale hanno lanciato la campagna internazionale che chiede che la Banca mondiale non ricopra nessun ruolo nella gestione dei fondi per il clima.

Le Ong ritengono che i Paesi del Nord del mondo debbano tener fede ai loro impegni per creare un fondo climatico all’interno della cornice delle Nazioni Unite destinato soprattutto agli Stati del Sud del mondo, i più colpiti – senza avere particolari responsabilità – dai cambiamenti climatici. Un fondo per coprire i costi delle azioni necessarie a fare fronte ai cambiamenti climatici e a trasferire le compensazioni necessarie ai paesi poveri per l'adattamento, che operi in totale trasparenza, partecipazione e garantisca un accesso diretto alle risorse economiche da parte delle realtà coinvolte. La World Bank e altre banche multilaterali di sviluppo, con l’appoggio di buona parte dei Paesi del Nord del mondo, vorrebbero entrare massicciamente nel processo, nonostante le loro politiche, attività e strutture siano in aperta contraddizione con i principi di un’equa ed efficace finanza per lo sviluppo.

In particolare la Banca mondiale da decenni impone pesanti condizionalità ai prestiti concessi ai Paesi del Sud del mondo, è dominata dagli interessi delle nazioni più ricche e delle loro multinazionali e continua a finanziare in maniera spropositata lo sfruttamento dei combustibili fossili. Solo nel 2010, a progetti per l’estrazione di gas e petrolio sono stati destinati 6,3 miliardi di dollari, un incremento di ben il 138 per cento rispetto allo scorso anno.

Chiediamo ai governi del mondo e a quello italiano in particolare, di impegnarsi per istituire un fondo globale per il clima sotto l'autorità della Conferenza delle Parti dell'UNFCCC. La Banca Mondiale e i suoi strumenti di mercato non possono risolvere la questione climatica. Servono soluzioni innovative che rimettano le politiche pubbliche e forme democratiche di gestione al centro della discussione. Strumenti come una tassa sulle transazioni finanziarie, una tassa sulle emissioni di carbonio o una conversione dei sussidi all'industria estrattiva potrebbero già oggi fare la differenza” ha dichiarato da Cancun Elena Gerebizza della CRBM.

Fonte: CRBM

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