giovedì 16 dicembre 2010

MINIERA DI MOPANI, UNO DEI (TANTI) PRESTITI SBAGLIATI DELLA BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI

Una miniera che non serve allo sviluppo economico dello Zambia, ma che devasta l’ambiente senza mezzi termini. Nel nuovo rapporto delle rete internazionale di Ong Counterbalance (di cui CRBM è membro) si denunciano gli impatti negativi della miniera di rame di Mopani in Zambia anche in relazione al finanziamento concesso dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) – un totale di 48 milioni di dollari. Una delle condizioni attaccate al prestito della BEI era invece il miglioramento delle condizioni dell’aria della regione.

Una simile evenienza non si è verificata, anzi, si è registrato un peggioramento dovuto ai lavori collegati alla miniera. La compagnia capofila del consorzio che gestisce Mopani, la svizzera Glencore, non è nuova a critiche sulle conseguenze nefaste delle sue attività. Nel 2008, infatti, ha ricevuto il poco ambito “premio” di peggior corporation dell’anno al Public Eye Award che si tiene in contemporanea con il Global Economic Forum di Davos.

La Glencore viene inoltre accusata di adottare la discutibile pratica del transfer pricing per evitare il pagamento delle tasse. Riguardo al transfer pricing, va ricordato che secondo l’OCSE, circa i due terzi del commercio internazionale si svolge all’interno delle imprese e riguarda transazioni tra diverse filiali o sussidiarie di imprese transnazionali, mentre solo un terzo riguarda le vera e propria vendita di prodotti o servizi sul mercato. In altre parole, la maggior parte delle operazioni di import-export si svolgono tra due sussidiarie di una stessa impresa multinazionale: una filiale compra o vende dei prodotti a un’altra filiale in un Paese diverso.

Non trattandosi di operazioni di mercato, è spesso possibile fissarne i prezzi in maniera arbitraria, in modo da fare poi risultare gli utili dell’impresa nelle filiali situate nei Paesi a minore imposizione fiscale, e le perdite nei Paesi in cui la tassazione è maggiore, eludendo in questo modo il fisco. Negli scorsi anni sono state registrate esportazioni di succo di mela a 1.012 dollari al litro, di secchi di plastica a 725 dollari al pezzo, di spazzolini da denti venduti a 5.600 dollari l’uno.

Per scaricare il rapporto:

Fonte:CRBM

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