A bocce ferme possiamo ora parlare del risultato di questo referendum. Permettetemi innanzitutto un’annotazione di particolare emozione. Personalmente, con tutti i miei limiti, con tutti i miei errori, sono orgoglioso, dopo aver fatto qualcosa per il mio Paese da magistrato con l’inchiesta Mani pulite, di aver ora contribuito con l’Italia dei valori a fare qualche altra cosa di importante per il mio Paese: stabilire che nel Piano di sviluppo energetico non si tenga conto dell’energia nucleare e stabilire che la legge deve essere uguale per tutti. E’ scritto nell’art. 3 della Costituzione, ma oggi era necessario che gli italiani lo ribadissero, perché da un po’ di tempo, da troppo tempo, ci si era dimenticati che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge.
Permettetemi di ringraziare anche tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questa esperienza referendaria: tutta l’organizzazione dell’Italia dei valori e tutti quei circa due milioni di cittadini che abbiamo incontrato e che hanno condiviso con noi la raccolta delle firme, a volte anche subendo sberleffi e derisioni. “Tanto il quorum non si raggiungerà mai”, dicevano, come se il nostro paese fosse ormai assuefatto alla rinuncia a far sentire la propria voce.
Invece questo risultato referendario è straordinario perché vuol dire che c’è un Paese ancora vivo, che crede nella Costituzione e che nei momenti davvero importanti sa far sentire la propria voce al di fuori e al di sopra dei partiti. Ed io, che rappresento un partito, sono particolarmente orgoglioso di aver messo a disposizione del mio Paese lo strumento per far sentire questa voce.
Ma veniamo al significato politico di questa esperienza. L’istituto referendario è un istituto di democrazia diretta che va rivalutato. Quando i temi sono sentiti, quando l’arroganza nel tentare di fermarli fa sentire i cittadini meno cittadini e più sudditi c’è una reazione. E’ successo tanti anni fa e ancora c’è stata una reazione democratica.
Permettetemi di ringraziare più di tutti gli elettori che sono andati a votare. Gli abbiamo chiesto di andare a votare su tre temi fondamentali: legalità, acqua e aria. Tre temi che non avevano e che non hanno colore politico e che i cittadini hanno ben valutato per il merito dei temi che avevamo posto. Tanto è vero che una massa enorme di cittadini è andata alle urne, sia che a suo tempo avessero votato centrodestra o centrosinistra.
Per rispetto a quei cittadini, io ribadisco quanto detto prima del voto. Avevo detto: “Andate a votare perché non è una battaglia contro il governo o a favore dell’opposizione: è una battaglia per il futuro del Paese e soltanto se vanno a votare tutti i cittadini senza condizionamenti di partito si può essere tranquilli sul fatto che questi temi vengano affrontati nel merito. Per rispetto di tutti quei cittadini che sono andati a votare pur provenendo da un’area diversa dal centrosinistra, voglio mantenere la promessa. Noi continueremo a fare la nostra opposizione ferma, dura, determinata nei confronti del governo Berlusconi. Ma non sui temi referendari, perché quelli sono temi che prescindono dall’azione del governo.
E’ tanto vero che questi temi sono al fuori e al di sopra della lotta partitica che dei due quesiti sull’acqua uno riguardava una legge del centrodestra e l’altro una legge del centrosinistra. Quindi qui cappelli in testa, sul piano partitico, non ce li deve mettere nessuno, come non ce lo mettiamo noi dell’Idv che pure siamo stati i promotori dei referendum.
Cosa succede ora? Succede che l’Italia può guardare a un futuro migliore per quanto riguarda lo sviluppo del proprio Piano energetico. Succede che torna un principio essenziale per chi si vuole presentare alle elezioni: deve sapere che anche se va al governo o in Parlamento la legge è uguale per tutti. La prossima battaglia dell’Italia dei valori sarà quindi fermare ogni tentativo di reintrodurre l’art. 68 della Costituzione, nella parte in cui prevedeva che per indagare o per processare i parlamentari ci volesse l’autorizzazione a procedere, anche quando commettevano reati comuni e non d’opinione.
Ci batteremo per non permettere che in Parlamento e nelle istituzioni possano entrare persone condannate e non permettere che persone rinviate a giudizio possano assumere incarichi di governo locale o centrale. Riteniamo che nelle istituzioni ci debba stare la migliore società e non, come spesso avviene, la peggiore.
E’ con questo spirito che noi dell’Idv affronteremo la battaglia politica prossima futura, che è quella per la costruzione di un’alternativa da proporre agli elettori sulla base di un programma che tenga conto della loro volontà rispetto a questi tre temi e non ne faccia una battaglia puramente propagandistica contro il governo o conto questo o quel partito politico. Noi che le firme le abbiamo raccolte, ricordiamo quando ci dicevano che questo referendum avrebbe aiutato il governo Berlusconi. Oggi le stesse persone dicono che il governo deve andare a casa grazie al referendum.
Credo che si debba essere corretti e coerenti. Questo referendum serviva e serve solo ai cittadini pe riappropriarsi del proprio diritto costituzionale a far sentire la loro voce su temi che vanno oltre la battaglia politica. Noi dobbiamo dimostrare di poter vincere le elezioni per quello che siamo capaci di fare, non per quello che non è stato capace di fare il governo. Cosa il governo non è capace di fare è sotto gli occhi di tutti, ma il referendum non c’entra niente.
Con le amministrative, non col referendum, è stato dimostrato che questo governo no ha più la fiducia degli elettori ma non mi pare che il centrosinistra abbia ancora dimostrato di meritare la loro fiducia. Per questa ragione l’Idv rilancia il centrosinistra, si propone come motore dell’alternativa e ritiene che l’unità si debba raggiungere non per sommatoria di sigle ma per condivisione di programmi. Con i leader del centrosinistra, ci siamo quindi già sentiti e stiamo mettendo in piedi un cantiere programmatico che deve costituire l’ossatura del progetto politico e di governo alternativo al governo delle destre.
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