giovedì 28 aprile 2011

BERLUSCONI SI INCHINA AI FRANCESI?

Berlusconi ha cercato di giocare a modo suo la carta della visibilità internazionale soprattutto ad uso interno, per sollevare la sua immagine offuscata dalla sua vita privata sregolata e dal tentativo costante di sterilizzare i processi a suo carico, anche in vista dei nuovi appuntamenti elettorali a carattere locale, che stanno assumento anche il valore di un conferma o una disconferma della sua leadership. 

«Berlusconi si inchina ai francesi», ha intolato oggi il giornale di partito della Lega Nord, La Padania, dopo la conferenza congiunta di ieri del Presidente del Consiglio con il suo omologo francese Nicolas Sarkozy, nella quale Berlusconi ha buttato a mare due dei cavalli di battaglia del Carroccio di questo ultimo periodo: la difesa delle aziende italiane e la questione immigrati.  

Sia sul primo punto, sia sul secondo punto Berlusconi non ha potuto che prendere atto di quella che è la realtà. Ovvero che non è possibile difendere con meccanismi protezionistici un azienda quotata in borsa come nel caso di Parmalat, inserita nel libero mercato, e che ancora meno lo si può fare attraverso il cambiamento delle regole a partita in corso.

Se questo a Berlusconi gli riesce nella politica nazionale (con gli innumerevoli provvedimenti ‘ad personam’), a livello internazionale ciò non solo non è accettatabile, ma non è neanche accettato. Invece, per quanto riguarda la questione immigrazione, al di là della propaganda anti-immigrazione a testa bassa della Lega è un dato, un calcolo matematico, il fatto che la Francia ogni hanno accoglie in media 50.000 profughi e rifugiati contro la media di 10.000 dell’Italia, ovvero cinque volte in più. E il discorso con Sarkozy si chiude praticamente qui. 

Berlusconi si è inchinato ai francesi? 

No. Berlusconi si inchina con tutti. Si è inchinato prima a Gheddafi, poi si è inchinato a Sarkozy, ed il giorno prima si è inchinato a Obama, rispondendo ‘SI’ alla richiesta del Presidente americano di assumere un ruolo più diretto  in Libia contro colui quello che Borghezio ha definito ‘il nostro figlio di puttana’ (parafrasando una frase di Franklin D. Roosevelt) perchè garantiva petrolio  e immigrati  ‘forà dai ball’. 

Questa è la vera ragione che ha creato tutti questi attriti in questi giorni tra le due principali forze politiche di governo. La Lega imputa a Berlusconi una scarsa capacità di imporsi sul piano internazionale. Sembra che i leghisti caschino dalle nuvole. 

L’aveva detto chiaro è tondo nel febbraio 2009 l’Ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli in un cablogramma filtrato da Wikileaks del febbraio 2009: «Un paese in declino e senza strategia, ma noi americani ne abbiamo bisogno». Un Paese che diventa maggiormente adattivo e assertivo nella misura in cui la debolezza dei propri leader può essere usata come arma di pressione e di ricatto.

L’ ha spiegato altrettanto bene martedì 26 aprile 2011 a Ballarò il politologo americano e consulente del Pentagono, Edward Luttwak, ( dal minuto 00.41 al minuto 00.45):

« A livello governativo, c’è un problema politico. Cioè, i Capi di governo si incontrano quando c’è bisogno, e si incontrano spesso e volentieri per il fatto che guadagnano politicamente. E’ palese, evidente, ovvio che qualsiasi leader di un paese democratico non ci guadagna politicamente ad incontrare Berlusconi perchè è diventato recentemente una figura molto controversa. [...]» 

«Il problema è che oggi siamo in un mondo nel quale ci sono molte decisioni non di routine, non di ordinaria amministrazione, che richiedono contatti frequenti, non formali, tra i vari capi di governo. Questi contatti tra i capi di governo nel caso di Berlusconi non ci sono. Si sento con difficoltà con Berlusconi perchè il normale incentivo politico per un capo di governo non c’è, dato che in questo momento, per motivi puramente personali, Berlusconi non ha credibilità politica, non da nessun un valore aggiunto …» 

Non si fa bella figura ad aver parlato con Berlusconi?», gli chiede Giovanni Floris. 

Gli risponde Luttwak: «E’ una verità politica molto importante perchè, per i paesi democratici, mettersi in contatto con un altro capo di governo significa prendersi delle responsabilità, dover allineare le proprie posizioni di politica interna con la propria coalizione, e questo richiede uno sforzo. Quindi l’incentivo per mettersi in contatto con un altro capo di governo è rappresentato dal guadagnare dei punti importanti. Al posto di mischiarti nelle questioni politiche interne, sei elevato ad un livello superiore …».

Tra Capi di governo che si relazionano a Berlusconi è quindi chiaro che l’unico modo che giustifica la loro azione di contatto è quella di ottenere qualcosa in cambio di nulla.

E la Lega tutte queste cose le sà, ma fa finta di nulla. Come sa benissimo che l’immagine di Berlusconi può cambiare look in Italia attraverso i maquillage legislativi per evitare i processi, ma non certo sulla scena internazionale dove queste acrobazie hanno poca importanza.


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