PALESTINA Nulla è cambiato nella Striscia dall’attacco al fosforo bianco del 27 dicembre 2008 dell'Istrael Defence Forces chiamato “Piombo fuso” che vide 1450 palestinesi uccisi e oltre cinquemila feriti.
Cos’è cambiato a Gaza dall’attacco al fosforo bianco del 27 dicembre 2008 dell’Israel Defence Forces chiamato “Piombo fuso” (1450 palestinesi uccisi oltre cinquemila feriti) lo mostra proprio il drammatico assassinio del pacifista Vittorio Arrigoni da parte di una banda salafita: non è cambiato nulla e in quella prigione a cielo aperto dove s’ammassano circa un milione e mezzo di palestinesi isolati dal mondo la rabbia e la frustrazione non possono che crescere giorno dopo giorno. Favorendo chi da ogni sponda non cova altro che desiderio di guerra. Anche contro un pacifista incredibilmente accusato d’essere un “corruttore occidentale”. Dopo due anni e due mesi dalle distruzioni dell’aviazione di Tel Aviv (due miliardi di dollari di danni) la riedificazione di palazzi e servizi nei 360 km quadrati è praticamente ferma. I valichi di Rafah, Erez, Karni tutti controllati da Israele, il primo anche dall’esercito egiziano subordinato però alle decisioni di Tsahal, che per “ragioni di sicurezza” non lascia transitare neanche un grammo di cemento e ferro indispensabili per le sistemazione di grandi edifici come l’ospedale di Gaza City. Questo, come tanti che non sono stati rasi al suolo, risultano riparati alla meglio ma avrebbero bisogno di ristrutturazioni che Tel Aviv impedisce, tanto che gli sfollati sono tuttora circa 40.000. Il terreno della Striscia è fortemente contaminato, cosparso di un’infinità di metalli cancerogeni (dal cadmio al nichel, all’uranio, cobalto, vanadio) presenti nelle armi non convenzionali usate dall’Idf, lo confermano gli studi su campioni solidi e liquidi prelevati da ricercatori internazionali durante i sopralluoghi dell’Onu. Inoltre condutture d’acqua e rete fognaria, sistemate precariamente in più punti, sono rimaste nelle medesime condizioni in cui li videro le delegazioni dell’Onu o strutture umanitarie come Human Right Watches nella primavera 2009.
La loro frequente rottura produce inquinamenti più banali, ma non meno letali che, in una zona ad altissima densità di popolazione fanno aumentare le malattie infettive, specie fra i minori. Nella Striscia si muore anche per infezione intestinale o per una semplice appendicite individuata in ritardo. Il personale medico rimasto (durante i 22 giorni Piombo Fuso furono uccisi ventisei fra medici e infermieri) è insufficiente e le strutture umanitarie che organizzano presenze di dottori provenienti dall’estero per offrire assistenza si vedono spesso ostacolate dalle autorità israeliane. La popolazione locale non può muoversi, necessita di una doppia autorizzazione, quella del governo di Hamas e principalmente quella israeliana. Dichiara la presidente della Mezzaluna Rossa in Italia Patrizia Cecconi «Come associazione aspettiamo da mesi il via libera d’Israele che consenta a due bambini di giungere in Italia per operarsi. Uno è davvero grave e rischia la vita». Dai valichi ufficiali transitano verso la Striscia merci israeliane ( fra cui caramelle, ketchup) che Hamas invita a non acquistare, mentre i prodotti agricoli che, come narrava Arrigoni, i locali contadini riescono a coltivare con sempre maggiore difficoltà, non possono venire esportati cosicché la microeconomia palestinese è esclusivamente interna. Prosegue il commercio sotterraneo, tramite i famosi tunnel della frontiera meridionale. Ce ne sono mille in funzione, molti gestiti da mercanti egiziani senza scrupoli che speculano sulla tassa di transito anche da viaggio a viaggio. Contro questi passaggi che, unica fonte, hanno introdotto nella Striscia merce d’ogni genere: intere vacche ma anche un po’ di quantità di ferro e cemento e armi, doveva erigersi il muro di Mubarak. Una barrierra d’acciaio sotterranea, profonda fino a venti metri e intersecata anche da condutture riempite d’acqua marina che avrebbero dissuaso lo scavo di possibili nuovi tunnel che cercassero di bypassare il sistema.
Dalla caduta del raìs l’attenzione è passata ad altre questioni e non si sa se l’esecutività del progetto stia proseguendo. Continuano invece due tendenze. Il programma di Israele, complice la comunità internazionale, di tenere in uno stato di prostrazione la gente di Gaza e i suoi politici, visto che dalle stragi dell’invasione di due anni fa era scaturita un’ampia pretesta civile e la censura delle Nazioni Unite alla linea guerrafondaia di Tel Aviv. Proprio il rapporto Goldstone, che inizialmente aveva inchiodato l’establishment israeliano a gravissime responsabilità accusandolo di crimini contro l’umanità, sta prendendo una nuova strada col giudice che ultimamente valuta criminali anche i razzi Qassam rivolti contro le cittadine del Negev. Mentre, dopo la supremazia stabilita contro le forze di Fatah con lo scontro del maggio-giugno 2007, Hamas ha avuto non pochi problemi con una crescente presenza jihadista dei gruppi salafiti come i Junder Ansar Allah e Jaish al- Islam. Nell’agosto 2009 un duro attacco delle forze di Haniya portò all’uccisione di Abu Moussa, capo della prima organizzazione.
di Enrico Campofreda
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